Marco, Ale e Simone, variamente bistrattati in amore, difficoltà sociali e di vita, s’illudono momentaneamente di “svoltare”, introducendosi per un week end nella villa di un ricco e singolare marchese .
Fin dal titolo esplicita immediatamente, anzi, con orgoglioso puntiglio neo-intellettuale, la sua appartenenza di genere.
Gli autori “totali” del film (ITA, ’12), perché ne hanno curato anche la sceneggiatura e la produzione, sono i Manetti Bros, ovvero il “marchio” dei fratelli Marco e Antonio M., che hanno costruito una specie di factory all’amatriciana, specializzandosi in film del terrore: però hanno fatto anche dell’ottima televisione ( la serie di “L’Ispettore Coliandro”).
Lavorano con dei collaboratori più o meno fissi, molto dotati, come la scenografa Noemi Marchica , o gli altri due cosceneggiatori, o il direttore della foto Gian Filippo Corticelli.
Con quest’ultimo, hanno messo in piedi una dimensione visuale in 3d, che funziona, perché non è fine a se stessa, ma funzionale ad aggiungere all’impianto narrativo, tutto sommato tradizionale, uno sguardo che concrea le atmosfere che catturano lo spettatore; ciò grazie anche all’uso del montaggio, curato da Federico Maria Maneschi, che è asciutto, diretto, asfissiante quando serve.
E’ questo il merito non piccolo del film: riuscire a traghettare lo spettatore dall’inizio alla fine con sicurezza, sapendo perfettamente dove variare, rallentare, o dare più velocità.
Non rifugge dagli effetti splatter (teste che rotolano, ecc): anche in questo i due autori non ne sono “autorialmente” compiaciuti, ma pongono attenzione all’insieme dinamico; e pur avvalendosi del Maestro Sergio Stivaletti, non se ne fanno irretire.
Tra gli attori, è da citare la “vittima” Francesca Cuttica.
Francesco “Ciccio” Capozzi