Uno studio condotto dai ricercatori della Società italiana di diabetologia (SId) dell’università Federico II di Napoli e presentata durante il congresso dell’European Association For The Study Of Diabetes (Easd), in corso a Berlino, dimostra come l’olio d’oliva sia il protagonista principale della lotta all’accumulo di grassi nel fegato che portano all’insorgere del diabete di tipo 2. Una Patologia che emerge con l’avanzare dell’età per motivi legati sopratutto ad un alimentazione inadeguata e allo scorso impegno fisico. L’utilità dell’olio d’oliva deriva dalla forte presenza di acidi grassi monoinsaturi che, da soli o in associazione con l’esercizio fisico, riducono l’accumulo di grassi del 24-30%, mentre i regimi alimentari con molte fibre diminuiscono il grasso del fegato dal 4 al 6%, da soli o associando il movimento fisico. Tipi di acidi presenti anche nelle in mandorle, pistacchi e nocciole: “Ricordiamoci infatti che non eccedere e mantenere un giusto peso rimane l’obiettivo principale per una sana alimentazione e per la prevenzione di malattie proprio come il diabete”, spiega Angela Rivellese responsabile dello studio (il Mattino)