La camorra, la notizia che vende

È facile vendere una notizia su Napoli, basta parlare di camorra, di morti ammazzati, di delinquenza.
Ma cos’è la camorra? Su quale terreno culturale cresce questa pianta malata della società?
La camorra, prima ancora di essere impero economico-criminale, è una mentalità comune.
È il modo di porsi dei napoletani rispetto al mondo e agli altri.
È un atteggiamento che ha la sua radice nei vecchi valori borghesi e prima ancora aristocratici. Nasce dal culto della furbizia, si esprime con la prepotenza e l’arroganza del più forte.
Napoli, realtà dove si vive allo stesso tempo la volontà  di cambiare e una sorta di rassegnazione, un’assuefazione al degrado.
Nessun napoletano si può chiamare fuori da questo vortice nero di malcostume, tutti dobbiamo essere chiamati a riflettere sul camorrista che c’era in ognuno.
Presente anche in me, e in chi come me,  ogni giorno si sforza di esorcizzare questo male atavico che, mio malgrado,  sento appartenermi, sento far parte del mio bagaglio genetico.
È  dentro di me, come dentro ogni napoletano, per il fatto stesso di appartenere radicalmente ad una determinata cultura.
Le radici culturali di ogni napoletano sono piantate nello stesso terreno in cui crescono le radici della cultura camorristica.
Questa comune appartenenza si manifesta ancora oggi, ogni giorno in ogni parte della città, negli atteggiamenti più comuni e quotidiani di tutti. Di tutti i napoletani.
Nelle piccole e, apparentemente innocue, prevaricazioni quotidiane si manifesta un modo di rappresentarsi alla collettività di ognuno, che ha una base culturale comune alla mala-cultura e che si esprime spesso con un linguaggio malato.
Napoli, città bianca e città nera.
Realtà corrotta e deviata nel suo Dna, è una città fondata su un terreno fertile alla crescita della devianza, sul quale cresce la radice della camorra.
Il terreno culturale della moralità e del perbenismo napoletano è solo apparentemente un terreno sano, non fa morti ammazzati, non commercia in droghe, ma fa crescere, sviluppare e irrobustire la radice del sistema del male, alimentandola con la sua velenosa linfa ricca di furbizia, arroganza, omertà, piccole prevaricazioni quotidiane.
È una linfa primordiale prodotta nei secoli da una sorta di adattamento ad un’ancestrale esigenza di sopravvivenza. Un modo di vivere comune a tutti, che genera e legittima forme deviate di potere affaristico e criminale.
Niente cambia perché nessun napoletano, fermandosi per un momento, riflette e cambia radicalmente il proprio modo di vivere, di relazionarsi agli altri, innescando così la vera rivoluzione culturale, un primo significativo passo per eliminare definitivamente il sistema camorra.
La camorra è un cancro. Come tutte le malattie vere sembra proprio incurabile. Una metastasi, quando viene recisa in un punto dell’organismo, subito nasce, cresce, si sviluppa drammaticamente ancora più forte e potente di prima, in un altro punto dello stesso organismo, perché l’organismo è tutto malato e avrebbe bisogno di una cura globale, omeopatica, e non solo chirurgica e circostanziata al male peggiore.
Napoli è stata sempre così.
Ne ha fatto un suo cliché: il napoletano si è sempre vantato della sua arte di arrangiarsi in ogni circostanza, con la convinzione di essere più furbo degli altri.
(Fonte foto: web)

Mario Scippa