Vincenzo Belfiore, nato a Portici il 20 giugno 1924 e scomparso a Napoli l’1 aprile 2004, fu un ultras, come si definirebbe oggi, della classica canzone partenopea.
Belfiore fu l’ultimo ad aver lavorato con i grandi nomi che avevano reso immortale la musica napoletana; la laurea gliela diede E.A.Mario, poeta, musicista, editore e conferenziere, che riconobbe il talento del suo giovine collega e l’estrema fedeltà di questi verso il filone classico canzonettistico.
Autore di numerose opere, di E.A.Mario si ricordano Santa Lucia Luntana, Presentimento, Le rose rosse, Vipera, Tammurriata nera (musica, su versi di Eduardo Nicolardi) e l’immortale La canzone del Piave.
All’epoca Belfiore era gestore di un negozio al quartiere Mercato a Napoli, dove trascorse quasi tutta la sua esistenza.
Altri noti compositori che nei primi anni ‘50 prestarono la loro opera agli spigliati e arguti versi del poeta: Vincenzo D’Annibale jr., Mario Festa, Mario Marchese, Alfredo Giannini, Alfredo Saitto e Mino Campanino.
Rivestì egli stesso di note qualche altra sua composizione poetica; si dilettava a comporre musica utilizzando un pianoforte appartenuto al celeberrimo maestro Gaetano Lama vendutogli dal sindaco dell’epoca della sua città natale, De Simone.
Belfiore, giovane poeta dagli “occhiali a cerchio”, era abituale frequentatore di casa Mario di viale Regina Elena, oggi viale Antonio Gramsci; era benvoluto dalla consorte del poeta signora Adele , e amorevolmente “protetto” dalla suocera di E.A.Mario, Leonilde Gaglianone.
L’anziana signora gli raccontava quasi quotidianamente, lasciandolo affascinato, della sua giovinezza, quando calcava i palcoscenici dei maggiori teatri napoletani, attrice della compagnia di Eduardo Scarpetta.
Belfiore, in un suo scritto di presentazione al volume Asprino e malvasia, pubblicato dagli editori F.lli Conte nel 1983, dove raccolse poesie, novelle e canzoni, descrisse il primo incontro che ebbe col grande E.A.Mario, definito, a suo tempo dallo scrittore Aniello Costagliola : «Il signor tutto della canzone napoletana».
Vincenzo Belfiore così descrisse alcuni frammenti di vita vissuti vis a vis col grande poeta : « … mi diceva,guardandomi con occhi che amava spalancare affinchè l’interlocutore potesse leggere fino in fondo la sincerità e la bontà del suo pensiero: “Perseverate…e farete tanto di più!”, ed aggiungeva : “Siete imperdonabile…voi venite dalla scuola!”. Poi mi teneva a pranzo o a cena e mi faceva sedere al suo fianco e, di quante cose mi parlava fino a tardi, ma l’argomento principe era sempre Napoli e la sua canzone. Quante malinconie, quanti ricordi Egli versava dal suo cuore al mio!
Ma quando era pago e soddisfatto di un lavoro presentatogli allora la sua sincerità veniva fuori di botto, esplodeva come un fuoco artificiale! Una sera d’agosto, durante una passeggiata, gli recitai i versi di una canzone che avevo scritto di fresco, Core bersagliere.
Quando ebbi finito, s’arrestò di colpo inchiodandomi al suolo, poi girando il capo verso di me mi disse: “Vuje site muorto primma ancora ‘e nascere!”.
Mi sentii gelare a dispetto di tutto il caldo che faceva, ma il suo braccio mi sollecitava a riprendere il cammino. Mi chiusi in un silenzio assoluto, mentre il pensiero cercava di capire il senso delle parole dettemi che, così di primo acchito mi facevano l’effetto di una sentenza di condanna alla pena capitale per le mie aspirazioni poetiche. Dunque ancora una volta ero in errore, ancora una volta avevo tutto sbagliato.
Capì subito il mare di rabbia e di risentimento che si agitavano dentro di me e, costringendomi a fermarmi di nuovo, mi disse: “ Sareste stato tanto bene assieme a noi…tanti anni fa…purtroppo i tempi non sono più favorevoli alle cose belle, pulite…ma non importa…la pubblico ugualmente”.
Gli stampai due baci sulle gote e lo abbracciai così forte da mettere in pericolo l’equilibrio della sua pur discreta corpulenza».
E.A.Mario aveva completamente ragione, i versi crepuscolari del Belfiore sono ancorati alla tradizione popolare che ebbe fra i suoi massimi esponenti Ferdinando e Vincenzo Russo, Eduardo Nicolardi , Pasquale Cinquegrana, Giovanni Capurro e molti altri aedi del popolo.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che la città natìa del Belfiore era Portici, allora il luogo ideale di villeggiatura dei napoletani, per il bel mare, il verde che la circondava e la vicinanza al capoluogo campano: ne dista infatti appena pochi chilometri. Oggi è praticamente accorpata alla grande metropoli ed è addirittura la città più intasata d’Italia con i suoi 53.000 residenti, praticamente raddoppiati in confronto ai 21.000 censiti nel 1922, all’epoca della nascita del poeta.
Belfiore visse la sua esistenza artistica a Napoli è ciò lo condizionò nello stile poetico, nella grande espressività e fantasia letteraria.
Ecco una disanima critica della produzione canzonettistica del poeta in ordine cronologico:
1953, sua opera prima: ‘O Rrè d’’o ffuoco, un quadretto caratteristico di venditore di meloni napoletano, pubblicata nella Piedigrotta di E.A.Mario e musicata da Francesco Carotenuto:
Quanno se ne scenne ‘a sera,/Geretiello ‘o mellunaro,/mette mano, e allero allero/ spacca, fella e chiamma; – Oheee…
Nel 1954, E.A.Mario gli pubblica ’O studente cusetore, musicata da Alfredo Saitto, idillio amoroso tra uno studente e una sartina:
Sarturia ‘ncopp’’e Quartiere, /addò vanno a faticà/ lavurante fresche e allere/ tutte quante ‘e poch’età.
Mmiezo all’ate, Rusinella/ – Rrobba ‘e prima qualità! -/ Còse e canta…E che vucella!/ Tutt’’o vico fa ‘ncantà!
anno 1955, il maestro Mino Campanino gli musica Ricorde ‘e giuventù, pubblicata sempre da E.A.Mario; lo stesso benevolo editore, gli firma la musica di Ammore a scuntà, e in quel fecondo anno, Mario Marchese gli adornò di note Core bersagliere. La canzone vinse il concorso E.N.A.L.,attraverso la vellutata voce di Mario Abbate e, successivamente, incisa anche dalla celebre cantante Maria Paris.
Il 1956 fu l’anno nel quale il Belfiore partecipò alla famosa parata di canzoni nell’occasione della mitica Festa di Piedigrotta; il nostro poeta ebbe un notevole successo con due diversi brani, entrambi musicati da E.A.Mario: ‘A voce d’’e Ssirene cantata da Nino Nipote sul carro allegorico organizzato dal Comune di Napoli e ‘Nnammurato ‘e ‘na Sirena, eseguita da Giacomo Rondinella sul carro piedigrottesco “Ulisse incantato dalle sirene”, realizzato dal più noto costruttore di quei celebri manufatti, Gaetano Tudisco.
Nel 1957, il poeta produsse una sola ma bella canzone, “Serenata segreta, che fu musicata dal figlio del celebre musicista, scomparso nel 1950, Vincenzo D’Annibale, questi aveva lo stesso nome del papà e si firmava Vincenzo D’Annibale junior.
Nun me ne ‘mporta ca nun esce ‘a luna,/NPe’ mme nun c’è fenesta né balcone;/ pe’ chesto nun annòmmeno a nisciuna,/ e canto sulamente pe’ cantà…/ Ma chi m’haddà sentì/ ‘sta voce ‘a sape già/ e ‘a sentarrà saglì,/ dint’’all’oscurità!
Siamo arrivati al 1958: una sola canzone rimasta inedita Serenata a tiempo perzo, in collaborazione dell’inseparabile E.A.Mario; verrà presentata ben 14 anni dopo (1972) alla Piedigrotta Belfiore.
Nel 1960 ebbe il suo più grande momento di notorietà, partecipando al Festival della Canzone Napoletana.
Era l’ottavo della serie: la canzone si intitolava Pe’ nu raggio ‘e luna, musicata da Mario Festa, uno dei più affermati maestri-concertatori dell’epoca.
Il suo successo fu tale che la incisero ben quattro interpreti: Mario Trevi, Gloria Christian, Dino Giacca e Grazia Gresi.
Il 1961 segna un lutto incolmabile per il mondo della canzone napoletana e non solo: il 24 giugno lascia questa terra il grande E.A.Mario.
Una delle sue ultime canzoni che musicò fu Serenata a meza voce, versi di Vincenzo Belfiore.
Versi malinconici del giovane amico che suonarono a mo’ di presagio di ciò che sarebbe accaduto:
Mezanotte…meza luna… /B meza voce pe’ cantà…/ E cantanno se fa’ ll’una,/ doppo ‘e ddoje e po’ chi sa/ Forse l’alba addà spuntà…
Fu l’ultima opera di Belfiore pubblicata per una Piedigrotta o per un concorso canoro; verranno successivamente incise da Antonella De Santis negli anni ’70 quattro sue canzoni con musica dello stesso poeta.
Poi … silenzio assoluto.
Il poeta partecipò, durante la sua carriera artistica,oltre che alla Piedigrotta E.A.Mario, anche a quelle delle case editrici musicali Curci e Conte; scrisse anche poesie in lingua e novelle.
Nel 1972 venne nominato Cavaliere della Repubblica.
Sempre rivolto alle nuove generazioni riunì intorno a se parecchi giovani in un gruppo che egli denominò Evergreen.
Tre anni prima della sua scomparsa organizzò, la Piedigrotta Belfiore, lo spettacolo canoro si svolse nella tendo-struttura di San Sebastiano al Vesuvio.
In quella occasione presentò oltre a tre sue vecchie composizioni : Serenata a tiempo perzo, musicata qualche anno prima da E.A.Mario, Tarantella universale, con musica del maestro Alfredo Giannini e Bene perduto, musicata da Vincenzo D’Annibale junior.
Nel 1994 conobbe personalmente Papa Wojtyla al quale consegnò una sua poesia, ‘O bbene d’’a famiglia.
La scomparsa del suo amico e tutore E.A.Mario aveva però come inaridito la vena poetica del Belfiore.
Lascerà anch’egli questo mondo il 1° aprile del 2004.
Alcuni anni dopo la scomparsa del buon Vincenzo, un musicista, suo amico e conterraneo,riconosciuto padre di uno stilema musicale denominato Social-Jazz gli volle tributare un omaggio musicando due belle poesie dello scomparso; inserite nel CD “Narrazione musicante” del 2006.
Luigi Snichelotto con la sua Musica Ensamble recuperò e ripropose Ballata napoletana e A chi me parla ‘e Napule , due atti d’amore di Vincenzo Belfiore verso la città che lo aveva visto crescere e formarsi.
Le due composizioni si possono considerare in definitiva opere di opposta fattura ma mai in contraddizione fra loro.
Ballata napoletana, musicata amorevolmente e con passione dal maestro Snichelotto, è un vero documento di denuncia sociale sulle innumerevoli problematiche della grande metropoli meridionale; l’altra: A chi me parla ‘e Napule , un brano quasi confidenziale ma permeato di un’ironia tutta partenopea che però, dopo averlo ascoltato, ci lascia un leggero senso d’amarezza.
(Le foto sono state gentilmente concesse dall’autore)
Ciro Daniele