ROMA – In aumento le persone in condizione di stato vegetativo. Manca, però, un quadro esaustivo del fenomeno e i livelli di assistenza non sono omogenei sul territorio. È quanto emerso durante un convegno organizzato al Ministero della Salute in occasione della terza Giornata nazionale degli stati vegetativi. Ad aprire i lavori, il ministro Renato Balduzzi: «Quelli degli stati vegetativi sono fenomeni purtroppo in crescita che richiedono un’attenzione maggiore, anche sotto il profilo delle risorse. Quest’anno, 20 milioni di euro sono stati stanziati e “vincolati alla presa in carico dei pazienti in stato vegetativo».
Ministro e associazioni presenti hanno sottolineato l’importanza dell’accordo Stato-Regioni del 2011, che ha consentito di «promuovere l’utilizzo di percorsi assistenziali omogenei sul territorio», e del tavolo di lavoro costituito a fine novembre scorso.
«I suoi obiettivi principali – ha spiegato Paolo Maria Rossini, direttore dell’Istituto di clinica neurologica dell’Università Cattolica di Roma – includono il monitoraggio dell’applicazione dell’accordo del 2011 con cui le Regioni italiane recepivano le linee guida del Ministero sul percorso degli stati vegetativi».
A tal fine è stato già messo a punto e diffuso un questionario che permetterà di scattare una fotografia attuale dei livelli di applicazione. Da parte delle Regioni, tuttavia, l’adeguamento alle linee di indirizzo procede a macchia di leopardo, spiega Salvatore Ferro, dell’Assessorato Politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna. Alcune regioni, in particolare del Centro-Nord, come Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lombardia hanno non solo recepito ma addirittura anticipato le linee guida.
Non accade lo stesso al Sud, dove però pur ci sono casi di eccellenza come in Calabria e Sicilia.
Altro nodo è quello di un aggiornamento dell’epidemiologia del fenomeno, di cui per ora ci sono solo delle stime. Secondo quelle citate dalla Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico in Italia ci sono 500 nuovi casi l’anno di gravi cerebrolesioni e circa 3mila casi di stato vegetativo. C’è, però, anche chi dal tavolo di lavoro si “dissocia”, come l’associazione Luca Coscioni. La deputata Radicale Maria Antonietta Coscioni ha criticato l’impostazione della giornata: «I familiari di pazienti in stato vegetativo sono, oggi come ieri, abbandonati a loro stessi».