Papa Benedetto sul far dell’alba …

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Si avvicinava l’alba.
Si avvicinava il giorno, il momento della verità…
Ancora nelle pieghe del sonno avvertiva il peso e l’amaro della scelta…Anche nel sonno, in queste luci pallide dell’inverno, all’interno del suo Appartamento, nel cuore pulsante e nella mente decisionale dell’intera Cristianità, sentiva che il suo spirito pregava: pregava che il Signore Gesù gli desse la forza di fare ciò che aveva in animo…
Sentiva il peso della decisione storica, quella delle dimissioni del Papa ancora in vita e, per lo meno apparentemente, in salute, che avrebbe sconvolto ogni futura scelta: ma non ne aveva paura.
Anzi di questa cristallina chiarezza e perfetta lucidità di pensiero, continuava a ringraziare il Signore, che gliel’aveva fatta raggiungere: «Certezza. Certezza. Sentimento, gioia, pace», recitava in cuor suo con le parole del divino Blaise Pascal.
L’assoluta particolarità ed eccezionale unicità della scelta derivava dall’analisi di una situazione non più gestibile. Di questo era profondamente, radicalmente convinto: non aveva più dubbi, dopo averla analizzata in più modi e sotto tutti i punti di vista.
La Chiesa del Signore Gesù aveva bisogno di altro Pastore, che la guidasse e le facesse uscire dalle secche di una palude in cui tutto sembrava indecifrabile e ovattato, visto dall’interno della Curia di Roma.  Mentre il Mondo urgeva, gridava col suo infinito carico di sofferenze e di contrasti fin alle porte degli stessi  Palazzi Apostolici, era come se di questo sentire, arrivasse all’interno dei centri decisionali della Chiesa, solo un lontano e indistinto vocìo, un fastidioso spiffero  di venti che  “là fuori” lui sapeva essere terribili e scuotenti, perché li aveva visti nei suoi viaggi intorno al mondo, insieme agli entusiasmi e le energie, che la Chiesa ancora fa sollevare nei miliardi di anime semplici.
Ma le Porte del potere erano chiuse: i Portoni dei Palazzi erano sbarrati: ciò dava quella assurda sicurezza ai Signori Cardinali che tutto si poteva “gestire”: ma era la paura che niente si potesse gestire ad affrontare in modi così troppo spesso diplomatici, incerti, le contraddizioni che venivano espresse, cui la Chiesa di Dio, doveva dare risposte chiare e univoche, soprattutto dove allignava il Male e la cattiveria: “Siate sì, sì, no, no”, così diceva il Vangelo.
E tutto, una volta entrato nelle stanze delle decisioni, veniva come sterilizzato, sminuzzato;  perdeva ogni urgenza, ogni evidenza di sofferenza e di gravità, e doveva servire solo a mantenere l’equilibrio dei vari poteri che si erano formati all’ombra dell’Autorità Pietrina, cui tutti facevano “divotissima e pia” annuenza: ma la svuotavano, la indebolivano; e permettevano che germinasse, ai piedi della Croce un verminaio di mezze verità, che “fuoriuscivano”, clandestinamente  e scandalosamente, dette alcune in buona fede, altre con pessima fede:  ma tutte indebolivano l’autorità morale della Chiesa, senza spostare di un sol millimetro la presa della verità.
Lui se ne rendeva ben conto: perciò aveva perdonato di cuore il suo Maggiordomo, quasi scusandolo. Era stato uno strumento usato con totale cinismo e disprezzo della persona: questo pensava.
E questo non era “il cedimento all’eccesso di bontà, tipico degli anziani”, come veniva definito il suo comportamento: un segno del suo  rimbecillimento, e lo si diceva a mezza bocca, con quella saputa superiorità curialesca-pretuale, che veniva diffusa attorno a lui con lo scopo di sminuire, “dolcemente”, ma irreparabilmente, la sua autorità reale, quella che partiva dalla sua persona, agli immediati esecutori delle sue volontà, quali sarebbero dovuta essere i membri della Curia.
E il fatto che ancora avessero tenuto in prigione quell’uomo  con degli stupidi pretesti, peraltro tutti formalmente ossequiosissimi delle sue volontà, nonostante la sua ferma decisione contraria, gli faceva comprendere inconfutabilmente che la questione della gestione dello stesso potere reale, di potere o meno disporne concretamente, in quelle condizioni,  era arrivata ad un punto di non ritorno.
Perciò si sentiva solo, e sostanzialmente impotente, di fronte a tutta questa ipocrisia, questo essere attorniato da gruppi che, pur se tra loro contrapposti, avevano il carattere di una resistenza complessiva al suo operare. Ai quali chiedere lumi o consigli era pressocchè  inutile, perché portavano tutti ricette già sentite: ma soprattutto non volevano riconoscere l’entità dei problemi; che ridevano della sue gaffes sui musulmani: ma non capivano che i rapporti con l’Islam dovevano avere un corso molto più chiaro e definito, a partire dai rapporti coi palestinesi.
E così con gli Ebrei: non bastava approfondire le ragioni del diritto all’esistenza di Israele, bisognava mettere in campo anche il diritto dei Palestinesi all’esistenza.
E avere un atteggiamento più definito e meno accogliente sullo scisma dei lefebvriani , o contro la corruzione e le Mafie in Italia, dando più peso alle comunità di base, e non solo a quelle molto fin troppo ben rappresentate tra i Cardinali in Curia come Comunione e Liberazione, l’Opus Dei, la Comunità di Sant’Egidio.
E soprattutto ascoltare le Chiese asiatiche e africane, dove si giocava il futuro della Chiesa di Roma stessa e dell’intera umanità.
Perché tanta insensibilità? Perché non si riusciva a permettere alle divine forze della santità, proprie dell’uomo, a manifestarsi pienamente? Perché le si lasciava oscurare e rinsecchire, come foglie lontane dal sole, tra le ragioni dell’ambizione e del potere mondano?
Anche qui gli sovveniva uno dei Pensieri di Pascal: «Com’è vuoto il cuore umano e pieno di lordure!»
Egli aveva trovato pace e serenità solo nello scrivere la Vita di Gesù, nella sua infanzia: il dialogare con Lui , interrogarlo sul modo in cui  la perfetta santità della sua natura divina accompagnasse il crescere e il manifestarsi della sua natura umana, gli faceva comprendere come il miracolo della santità era parte integrante del vivere retto, perché Gesù così faceva in piena semplicità.
E questo miracolo che aveva osservato da studioso col cuore limpido del Servo dei Servi del Signore gli aveva dato la forza …
Ecco, ora era pronto ad affrontare il Concistoro: la giornata dell’11 febbraio 2013 inizia …
(Foto: web)

Francesco “Ciccio” Capozzi