Altrimenti … addio

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Il denaro fa girare il mondo, senza denaro si ritorna allo scambio delle cose, si ritorna alla solida, sicura transazione: cose reali per cose reali.
Impensabile  con le attuali tecnologie ritornare allo scambio, non sarebbe possibile.
Cosa fare? Da quando ho partecipato per la prima volta ad un’assemblea annuale di banca, forse 35/ 40 anni or sono, l’allora direttore della piccola banca, su sollecitazione della Banca d’Italia, disse al consesso intervenuto di cittadini, casalinghe, piccoli commercianti, artigiani, oltre ai maggiorenti dei paesi limitrofi:  «La banca deve accumulare capitale di rischio per fa fronte alle richieste di prestito dei soci della banca e di altri clienti, quindi non si può deviare nessuna quota di utile per alleggerire gli interessi passivi dei soci».
Praticamente gli stessi dovevano tirare cinghia e pagare l’interesse richiesto interamente come tutti i correntisti, di contro dovevano garantire la banca con la loro partecipazione societaria in caso di default.
A quei tempi un default della banca era semplicemente impensabile, ma sempre impegnava personalmente tutti i soci indistintamente; l’unico beneficio che si ricavava era la cena sociale una volta l’anno dopo la riunione e un cesto omaggio con prodotti del luogo.
Anno dopo anno, sempre nella stessa riunione, chiedevo al direttivo che fosse concesso ai soci un piccolo margine sui tassi di interesse 1%: ogni anno la risposta, sempre sollecitata dalla Banca d’Italia, era che la banca doveva accumulare fondi di rischio per garantire i prestiti.
Questo è durato per anni e a quanto mi risulta, dura ancora.
All’ultima riunione di tutte le banche presenti sul suolo italiano, tenutasi pochi giorni or sono, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha incalzato ancora le banche ad aumentare il fondo rischi, perché la situazione non è chiara, e ben si sa.
Di contro il fondo rischi della Banca d’Italia ammonta oggi a € 160.000,00 contro un valore iniziale alla fondazione di 300 milioni di lire, questo fondo non è mai stato rivalutato e oggi è semplicemente ridicolo.
Cosa vuol dire tutto questo?
Vuol dire che l’inflazione, e quindi la perdita di valore della nostra moneta, si è mangiata tutto il valore della somma allora depositata dalle varie banche che hanno fondato la Banca d’Italia.
Vuole anche dire che il capofila chiacchiera bene ma razzola male.
In ogni caso il tempo ha dimostrato che ammassare denaro senza tener conto che lo Stato Centrale, a causa dei debiti instaurati dai vari governi negli ultimi quarant’anni, ha sperperato interamente e abbondantemente anche tutto l’utile prodotto dall’intero Paese, soprattutto per pagare gli interessi sul debito pubblico.
Oggi l’intero Paese è in stato di crisi profondissima, un tunnel nel quale non si vedono luci né speranze, dove solo due bancari di nome e di governo hanno visto un lumicino spento brillare in fondo al tunnel: probabilmente sono molto miopi, questo è molto deludente.
E vado avanti  col ragionamento, anche se tedioso.
Se invece di ricapitalizzare le banche cominciassero a pensare che sarebbe miglior cosa agevolare i loro clienti a non dover dichiarare fallimento, aiutando almeno le ditte più capaci a risollevarsi, invece di distruggere il tessuto sociale.
È vero, devono salvaguardare il danaro versato dai clienti, ma è vero anche che senza chi utilizza quel danaro non vi è utile, né per la banca, né per il cliente.
Soprattutto, se si continua con questo sistema autodistruttivo, come è  dimostrato  dai  fatti, non si può fare altro che portare la Nazione tutta al disastro.
Anno dopo anno, il bisogno finanziario delle ditte aumenta di circa il 12%,  questo non per fabbisogno diretto di aumento di giro ma a causa della diminuzione di potere d’acquisto della moneta nazionale, pertanto quanto si va ad accumulare nel fondo rischi, viene dissolto nella perdita di valore della moneta, rendendo inutile ogni sforzo ogni accumulo.
Il debito pubblico si mangia annualmente il 6% del prodotto interno lordo, che in soldi vogliono dire circa 100 miliardi.
Tutto ciò fa arretrare l’economia nazionale, annullando ogni qualunque sforzo di crescita, anzi aumentando le cifre faraoniche di cui ha bisogno lo Stato per sopperire ai propri bisogni.
Cosa bisognerebbe fare, anzi cosa si deve fare?
In primis lo Stato deve limitare il proprio fabbisogno ad un massimo di 600 miliardi l’anno, eliminando molti privilegi, diminuendo stipendi di managers, di dirigenti di politici, di impiegati, pensioni d’oro e d’argento, spese di regioni e province comprese, ecc.
Si  debbono assolutamente diminuire il numero dei deputati, dei consiglieri di province e regioni, anzi le province si dovrebbero assolutamente chiudere e le regioni accorparsi in tre macro regioni, nord, centro e sud, il tutto per diminuire le spese e anche i vari poteri politici instaurati da partiti e da personaggi pubblici.
La sanità va controllata e gestita onestamente, nell’interesse dei cittadini, eliminando spese superflue e garantendo nello stesso modo prestazioni migliori; la giustizia assolutamente va riformata, non è possibile che un processo duri da tre a 30 anni; si devono eliminare centri di potere che nel tempo si sono formati e che condizionano la vita politica e sociale del paese, credo non vi sia più nessun cittadino che crede nella giustizia così come attualmente amministrata.
Auto blu ne devono rimanere al massimo 1.000 per tutta l’amministrazione statale e regionale; vari aiuti a enti inutili e obsoleti, a testate di giornale che sopravvivono solo con l’aiuto pubblico vanno eliminati.
È un momento gravissimo di crisi nazionale, si rischia di finire in un buco nero che distruggerà la nazione e anche la democrazia, pertanto un sacrificio farà solo che bene.
Inoltre il prelievo fiscale globale sul lavoro, industria, artigianato e commercio va ridotto in modo molto significativo, così pure vanno ribassate o eliminate a seconda del caso, le accise su carburanti, energia elettrica e sulla spesa alimentare, costringendo sistematicamente tutti i ceti sociali  al pagamento di tasse eque, sostenibili.
Le banche devono fare la loro parte, inutile nascondersi dietro un dito.
Oggi i rappresentanti delle banche nazionali dicono che stanno aiutando l’economia.
Tutta l’Italia, tutti gli imprenditori, i commercianti,gli  industriali affermano il contrario: le banche non ci aiutano, le banche ci soffocano, a parte il sistema di attribuire un rating ad ognuno, senza considerare più la persona o la storia della ditta, finanziano solamente chi ha soldi propri da investire, facendo finta così di avere dei costi, quindi non pagare tasse.
Il giovane imprenditore che vuole partire per un’avventura di lavoro, che ha tante idee e tanta buona volontà ma non ha soldi di capitale proprio, è condannato all’oblio oppure a prendere la valigia e seguire le orme dei padri al di fuori dei confini nazionali.
Così come sono costretti centinaia di migliaia di giovani che non trovano né impiego, nel lavoro, né solidarietà nel mondo bancario, ma solo mere promesse di un governo debole, senza spina dorsale, che demanda agli aiuti statali,(tra l’altro infimi) all’organizzazione delle banche, che erogherebbero i finanziamenti solo ed esclusivamente a chi ha soldi da investire con il proprio portafoglio, anche se garantite per l’80% dallo Stato.
La banca oggi non fa più banca ma solo usura legalizzata, non rischia un centesimo di proprio sul futuro di un giovane.
È una vergogna nazionale un tale comportamento.
Cosa devono fare le banche?
Devono investire almeno il 50% dell’utile, per ridurre il tasso di interesse ad imprese che eroicamente continuano l’attività; il rimanente 50% di utile dovrà essere devoluto ad un fondo nazionale istituito dalla Banca d’Italia loro capofila, al fine di creare un capitale sociale nazionale, dedicato al pagamento del debito pubblico, quindi ad ogni scadenza  di trance di titoli statali, questo fondo in base alla raccolta, dovrà saldare il creditore ed eliminare una quota di debito.
Su questo conto dovranno pervenire, oltre che risparmi effettuati dallo Stato, i contributi di tutti i cittadini di buon senso che credono ancora che l’Italia possa salvarsi.
Tutti assieme ce la dobbiamo fare.
Una volta ridotto il debito pubblico i soldi, che avremo investito per pagarlo, ci ritorneranno in tasca, con il solo aumento del potere di acquisto della moneta.
Certamente, la politica dovrà fare abbondantemente la sua parte.
Un’altra cosa molto importante dovrà fare la Banca d’Italia: dovrà essere lo sponsor attivo per l’istituzione di un ulteriore fondo sociale solidale, che comprenderà tutte le attività economiche, sociali ed industriali esercitate in Italia; vi potranno aderire, tutte  le categorie lavoratrici, economicamente impegnate nel mondo del lavoro, del commercio, dell’industria, dell’artigianato e dell’agricoltura.
Il fine di questa associazione sarà di aiutare economicamente e con un supporto logistico tutti gli  iscritti, promuovere la ricerca e lo sviluppo in ogni campo ed evitare che le ditte sane e con una storia alle spalle falliscano, causando drammi e disoccupazione.
Un ulteriore categoria di cittadini, di Istituzioni, chiunque sia proprietario di un immobile e voglia garantirsi contro eventi sismici, eventi naturali straordinari, uragani,  inondazioni, contro il fabbisogno sanitario eccezionale, non coperto dagli Enti statali preposti, per sé e per la propria famiglia, potrà iscriversi per essere garantito contro ogni evenienza sopra descritta.
Questo fondo di garanzia sociale, solidale, amministrato e garantito dalla Banca d’Italia, capofila di tutte le banche italiane, raccoglierà le adesioni sotto forma di versamento volontario no profit, che sarà versato con le modalità studiate per il caso, con i costi accessibili per tutte le categorie sociali, garantendo l’emissione di risarcimenti, ogni qualvolta vi sia un evento di quelli elencati che colpirà la popolazione iscritta.
Una quota di questo fondo da definirsi andrà a sopportare quelle categorie sociali meno abbienti, che fossero interessate da eventi straordinari o anche da eventi sanitari personali, o da indigenza, anche allo scopo di dare un tetto a tutte quelle persone che vivono per strada ai margini della società.
Spero di essere stato esaustivo o perlomeno di aver gettato le basi di qualcosa di utile per risollevare le sorti della nostra oramai povera Italia.
Alrimenti addio!
Così la penso io.
(Foto: web)
Gilberto Frigo, l’uomo del nord