Intorno al personaggio del Conte di Cagliostro vi è un’aura sinistra. Considerato in maniera controversa sin dalla sua epoca e ancora oggi, c’è chi lo esalta come guaritore, taumaturgo, terapeuta, idromante, erborista, maestro nel curare con pietre naturali e preghiere cabalistiche e chi invece lo vede impostore e truffatore.
Vorremmo dunque fare luce sulla vita e sulle vicende storiche che riguardano Giuseppe Balsamo, raccontare con fatti documentati quello che avvenne, perché la sua figura appaia finalmente per quello che realmente fu.
Tra i tantissimi libri scritti sulla Cagliostro, ve ne sono alcuni che fanno parte di un nucleo centrale più arcano, ad opera di Altotas, il suo Maestro iniziatico, noto agli studiosi napoletani.
Cagliostro, nome criptico massone, era il palermitano don Giuseppe Giovan Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo, nato il 2 giugno 1748 dal mercante di bigiotteria Pietro e da Felicita Bracconieri, battezzato in religione cattolica a Palermo l’8 giugno di quello stesso anno, discendente cadetto del ramo minore palermitano dell’illustrissima famiglia dei Balsamo di Messina.
Di questa nobile stirpe si sa che Giacomo Balsamo nel 1517 sotto re Ferdinando il Cattolico era Capitano di Città di Milazzo e Patti, Signore di Mirto e di Taormina.
Pietro Balsamo invece, Stratiota di Messina e Marchese della Limina, venne insignito dell’Ordine Cavalleresco di San Giacomo di Compostela; nel 1613 ricevette in eredità il Principato di Roccafiorita.
Il figlio di Giacomo Giovanni Salvo, nel 1618 fu nominato Gran Priore dell’Ordine Equestre di Malta nel Priorato maltese di Messina.
il principe Francesco Balsamo fu senatore e sindaco della Città di Messina e nel 1759 acquistò il principato di Castellaci.
Il cugino in quarto grado Pietro Balsamo da Palermo, padre del nostro Giuseppe, era commerciante di bigiotteria e morì in Palermo nel 1756.
Il piccolo Giuseppe con sua sorella rimase in casa di zii materni in Messina; fu avviato agli studi religiosi nel collegio di San Rocco e due anni dopo nel convento Fatebenefratelli di Caltagirone, con ulteriori studi di speziale e farmacista, su richiesta del nonno materno don Giuseppe Bracconieri, borghese benestante di Messina.
Nel 1763, non avendo la vocazione, lasciò gli studi religiosi e si trasferì a Palermo.
Nel 1766, a 18 anni, conobbe Altotas, il suo futuro maestro iniziatico.
Altotas altri non era che il Cavalier d’Aquino, cadetto secondogenito dei principi di Caramanico, duchi di Casoli, conti d’Aquino, di Palena, di Acerra, di Loreto e Patrizi di Napoli, Benevento e Taranto.
Si trattava dunque di un’illustre casato la cui nobiltà risaliva aI X secolo d.C.: i Caramanico erano tra le sette famiglie più importanti del Regno di Napoli e di Sicilia.
Francesco d’Aquino era nato a Napoli il 22 giugno 1739 dall’ottavo principe di Caramanico, don Antonio d’Acquino, Gran Ciambellano dell’Impero austriaco e poi gentiluomo del re di Napoli, e da donna Ippolita dei principi di Pignatelli di Monteroduni.
Francesco studiò per 12 anni nel Seminario dei nobili sito lungo via Tribunali; poi il 30 marzo 1765 entrò nell’Ordine Equestre dei Cavalieri di Malta; venne consacrato nella chiesa di San Giovanni a mare di Napoli, luogo di culto dei Maltesi.
Nel 1766, il Cavalier Luigi d’Aquino conte di Palena s’imbarcò per Malta per avere ufficialmente l’investitura del cavalierato; la sua nave sostò per rifornimenti in Palermo, ove lui si presentò a don Gioacchino dei principi Requesens e signore dell’isola di Pantelleria, patrizio palermitano nonché Bali e Ricevitore dei Cavalieri di Malta, oratore, secondo Sorvegliante ed eletto dei Nove sin dal 1764 della Loggia palermitana San Giovanni di Scozia fondata nel 1743 in obbedienza della gran Loggia di Napoli, diretta dal 1750 al 1751 da suo cugino Raimondo de Sangro.
Loggia che poi venne poi risvegliata nel 1763.
Proprio nel capoluogo siciliano il 17 gennaio 1766 il contino di Palena prese a suo servizio il giovane palermitano Giuseppe Balsamo, valente pittore e buon speziale appassionato di alchimia.
Quando partì alla volta di La Valletta, capitale e porto di Malta, si recò dal portoghese Manuel Pinto de Fonseca, Gran Maestro dei Cavalieri dal 1741; gli fece dunque conoscere il suo domestico alchimista Giuseppe Balsamo e discussero insieme di Templari, di Maltesi, dei leggendari Rosacroce, di massoneria, di kabbala, di alchimia e insieme fecero esperienze alchemiche.
Al momento della partenza per Napoli al d’Acquino, Altotas nel nome iniziatico, vennero affidate lettere di presentazione per i principi di Sansevero padre e figlio, per il barone di Bretteville, ambasciatore presso la Santa Sede di Roma, e per il cardinale Orsini; era sempre accompagnato dal giovane domestico e aiutante Giuseppe Balsamo, detto Cagliostro.
Questo particolare storico sfata perciò definitivamente la diceria che Cagliostro s’impadronisse fraudolentemente delle missive, perché si evince dai documenti ufficiali che vennero consegnate personalmente da Luigi d’Aquino.
Per inciso, il nome iniziatico del d’Aquino, Altotas, era formato dalle sillabe al – tot – as: tot sta per Thot, il divino messaggero egizio dio della saggezza dei costruttori, e al e as per inviato o messaggero; era quindi un appellativo che stava a significare messaggero di Thot presso gli umani confratelli.
Una volta a Napoli, Cagliostro venne presentato a Palazzo Sansevero nel febbraio 1767; prese subito parte ad alcuni esperimenti insieme al principe Raimondo nel laboratorio alchemico.
Il laboratorio si trovava nei sotterranei del Palazzo; utilizzava i vari cunicoli difesi da robuste cancellate e da muri che le celavano.
Il giovane Cagliostro, Luigi d’Aquino, Raimondo de Sangro e suo figlio Vincenzo elaborarono sistemi di rituali evocatori magici e alchemici trasmutativi in tre gradi egizi, tramutando il vecchio sistema Adonhiramita o Scozzese, quello cui aderiva la Loggia napoletana.
Andarono poi insieme a Roma, dove Cagliostro conobbe Lorenza Feliciani che divenne sua sposa nel 1768.
Dopo il racconto della prima parte della vita di Giuseppe Balsamo, suffragato da documenti ufficiali, ricordiamo che la Massoneria era presente a Napoli dal 1741…
Una grande storia da far conoscere a tutti, ma lo faremo alla prossima occasione, quando continueremo a narrare della vera vita vissuta da Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo.
(Foto: web)
Michele Di Iorio