RAVELLO – Bob Dylan, Leonard Cohen, Lou Reed, Janis Joplin, Jon Bon Jovi, Arthur Clark, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Sid Vicious, Dylan Thomas, tanti altri sono passati per il Chelsea Hotel, magico albergo della 23esima strada di Manhattan.
Non un albergo qualunque, il Chelsea Hotel, era piuttosto il luogo degli artisti, dove si respirava un’aria particolare che affinava l’estro.
Sabato 19 ottobre alle 20 sarà sul palco dell’Auditorium Oscar Niemeyer con l’omonimo spettacolo di Massimo Cotto, un reading poetico e musicale per raccontare le tante storie legate all’edificio, in origine era un condominio che poi diventò albergo.
Uno spettacolo che lascia l’animo gonfio di canzoni e rimpianto dove la musica è protagonista quanto il racconto.
Tanti sono passati di lì: artisti squattrinati, ma anche personaggi come Arthur Miller, che vi soggiornò per esorcizzare i suoi fantasmi, e come Edith Piaf, il passerotto di Avignone, o Bob Dylan, che vi visse un amore; … but we have the music: è un verso di Chelsea Hotel n.2 che Leonard Cohen scrisse per Janis Joplin, un amore consumato tra le mura del magico albergo della 23esima strada di Manhattan, canzone cara a Bill e Hillary Clinton che perciò chiamarono Chelsea la loro figlia.
Al Chelsea Hotel, sono state concepite grandi cose, musiche, parole che sono diventate immagini scolpite nella mente: Arthur Clarke fu lì che buttò giù il soggetto di 2001 Odissea nelle spazio.
Il Chelsea Hotel era il posto dove la vita quotidiana si confondeva con la leggenda, l’amore col sesso, la creatività con le droghe, la morte con la vita, ma anche il luogo dove viveva un uomo che poi è morto a 107 anni e passa.
Perché fosse tanto magico non si sa, ma Massimo Cotto, Mauro Ermanno Giovanardi e Matteo Curallo quella magia la fanno respirare.
Cotto, autore del testo, è la voce narrante e sognante che ha racconta i miti del Chelsea Hotel; Mauro Ermanno Giovanardi, invece, le narra cantando i pezzi di quegli anni favolosi; Matteo Curallo, un fantastico polistrumentista, le suggella, le raccoglie in un unicum magico.
«Il Chelsea Hotel – dice Cotto – ha chiuso le sue porte da poco, ma non smetterà mai di essere un mito per tutti quelli che sono passati di lì».
In questo rifugio ideale del genio artistico si compie un viaggio, «… un viaggio bellissimo per il quale mi capita, dopo ogni spettacolo, di ringraziare e fare i complimenti a Massimo – dice Giovanardi – Lo spettacolo è un pretesto per parlare di musica, di rock con un approccio assolutamente semplice e naturale, in alcuni passaggi addirittura divertente, nonostante la crudezza di alcune storie che vengono raccontate».
Giovanardi a Ravello presenterà inoltre il suo prossimo lavoro discografico, progetto che gli è valso il premio Tenco che gli sarà consegnato il 3 dicembre a Bari.
«In questi giorni – continua – stiamo organizzando il calendario per cominciare le registrazioni. Sarà un disco che proseguirà il lavoro di Ho sognato troppo l’altra notte ma con un’identità e un concept proprio. Sarà un upgrade del suono dei La Crus meno beat e sicuramente più autorale. Se nel mio ultimo disco c’erano Bang Bang e Se perdo anche te in questo, finalmente, riuscirò ad interpretare un pezzo di Leo Ferrè». E rivela: «Quasi sicuramente il disco si chiamerà Il mio Stile».
Oggi a New York il ‘Chelsea Hotel’ non c’è più, è rimasta solo la storia: al suo posto c’è l’Hotel Chelsea, ma non è la stessa cosa.
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