L’ordine dei Cavalieri Templari fu fondato dall’italiano Ugo dei Pagani dei marchesi di Bracigliano nel 1118 e ordinato nel 1128 per volontà del frate circestense San Bernardo di Chiaravalle in Francia.
Uno studioso riesce a ricostruire un’intera vicenda storica mettendo insieme piccole notizie, come tessere di un immenso mosaico; nella mia ricerca ho proceduto dunque in questo modo, consultando i Registri Svevi, le Regesta Angioine, gli Archivi storici massonici di Roma e il Fondo Fusco conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, integrando poi le informazioni con altre già in mio possesso.
Sin dal 1127 i Templari ebbero le prime commende a Roma e cosi a Milano dal 1135 e a Lucca dal 1138 e dal luglio del 1139 in Puglia a Trani e dal 1140 in Sicilia.
Si ha notizia che nel 1148 di una donazione templare all’abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni; nel 1204 i Templari avevano anche commende e castelli in Abruzzo e Molise, Puglia, Sicilia, Calabria e Basilicata.
La commenda templare di Benevento, sotto giurisdizione pontificia, risale al 1216, mentre quella storica di Capua, in Terra di Lavoro, diretta dal templare fra Giovanni, fu fondata al 7 giugno 1231; nel 1255 la domus templare capuana dirigeva le commende minori di Maddaloni, Teano, Gaeta, Venafro. Oltre la domus, con chiesa, castello e ospedale, ricordiamo che aveva anche la dipendenza di un fattoria templare a Piedimonte Matese.
La commenda templare di Napoli detta di San Giovanni a mare, fondata nel 1261 e diretta da Pietro Manso d’Amalfi nel 1268 e poi da Adriano Ungaro da Nocera e Pagani nel 1271, era chiamata di Sant’Eligio al mercato dal 1279 in poi, per distinguerla da quella omonimadei Cavalieri di Malta, non lontana dall’istituzione templare costiera; dal 1281 fu annesso l’ospedale crociato templare, con sezione e commenda di veterinaria sul posto.
Si sa che nel 1282 fu costruita una fattoria templare a Cuma o Bacoli e la chiesa circestense di Santa Maria di Real Valle a Scafati, sotto la protezione dei templari di Puglia e di Terra di Lavoro.
Nel 1283 fu precettore della grande commenda di Capua fra Matteo d’Isernia, che annoverò beni in terre e fattorie a Casalnuovo; un’altra commenda più piccola sorgeva fuori le mura della città, con piccolo ospizio annesso alla chiesa di San Terenziano.
Da documenti si apprende che nel 1295 nella nuova domus templare di Napoli, un edificio ampliato tra 1304 e 1305, situato sulla salita che va dall’attuale piazza Carlo III fino a Secondigliano, in quella che oggi è chiesa di San Giovanni Bosco all’Arenaccia, fu ospitato il Gran Maestro mondiale Jacques de Molay nel periodo in cui prese parte al Conclave di Napoli per la nomina di papa Bonifacio VIII.
Gli architetti francesi portati dai cavalieri templari a Napoli avevano poi edificato per conto dei sovrani angioini molte chiese gotiche, tra cui Santa Chiara, e il Maschio angioino o Castelnuovo, che riportava le famose croci rossocrociate simili a quelle di Francia, ancor oggi visibili.
Dai documenti angioini risulta che poco dopo i Templari tra i loro possedimenti avevano anche la proprietà del castello di Cicciano di Nola.
A seguito degli arresti dei templari in Francia del 13 ottobre 1307, i cavalieri italiani, entro marzo 1308 furono costretti a fuggire per non essere catturati; i 48 templari di Cicciano e di Casalnuovo si rifugiarono al castello Caracciolo di Volla con armi e bagagli, abbandonando parte delle armi nelle campagne di San Vitaliano, presso Marigliano e nelle terre di Ponticelli, che all’epoca erano campi paludosi.
I 50 templari di Capua fuggirono nottetempo con i loro serventi con armi e bestiame il 13 ottobre 1307, convergendo su Teano per riunirsi con quelli di Gaeta, abbandonando un’armatura da cavaliere a Piedimonte; per strada si unirono ai fuggitivi provenienti da Maddaloni e si rifugiarono in una località segreta di Terra di Lavoro, dopo Teano, nei pressi di Roccamonfina, nel vallone creato da un vulcano spentosi nel 3000 a.C., in una una masseria, nascondendosi in attesa di eventi più favorevoli.
Nell’aprile del 1308, su ordine del re angioino, l’arcivescovo di Neopatrasso, Regio Inquisitore dei beni templari di Sicilia, diede incarico a fra Rostano per conto del giudice regio di Aversa di fare l’inventario dei beni della domus templare di Capua e delle due diverse dipendenze: non fu trovato nulla, né cavalli né bestiame, e neanche armigeri, scudieri e contadini, e così non ci fu nessuno da arrestare.
Nel 1310 quaranta ex templari campani entrarono a far parte del nuovo ordine monastico di Sant’Antonio abate; altri otto cavalieri fuggirono da Napoli per Marsiglia su un mercantile francese. Rimasero alla macchia solo quelli nascosti a Roccamonfina;nel 1312 furono in gran parte assorbiti dai Cavalieri di Malta e dai cavalieri di San Lazzaro, cui venne concessa la proprietà ex templare di Capua, mentre i beni terrieri di Roccamonfina vennero acquisiti da diverse famiglie nobili come i D’Amore e i Colletta.
Il grosso dei documenti segreti di Capua rimase però nascosto nelle campagne di Roccamonfina.
Per quanto riguarda le croci templari del Maschio angioino di Napoli, vi è invece un mistero moderno: seppur visibili, vengono quasi nascoste, ma si sa che nel 1776 quaranta cavalieri templari di stretta osservanza della neocommenda Aquila di Napoli, al comando del Gran Maestro principe Diego Aragona Naselli, scortarono casse con gli antichi documenti templari capuani, custoditi a Roccamonfina , nell’alto casertano, a Volla, nel castello Caracciolo. Vennero nascosti in una stanza sotterranea dei 4 passaggi segreti di Castelnuovo, dove rimasero anche dopo la chiusura della stretta osservanza templare di Napoli del 23 novembre 1789, ordinata dal principe Naselli per prudenza nel periodo rivoluzionario francese.
Sembra che quei preziosi documenti, scritti in latino su pergamene miniate, siano rimasti – sono notizie in mio possesso – in quella stanza segreta detta di Santa Caterina, insieme ad armi, vesti e bandiere templari in bauli di ferro almeno fino al 1918; nel 1925 vennero trasferiti – secondo una certa tradizione – in Villa Lebano di Trecase, vicino Torre Annunziata fino al 1978, a quanto pare…
Il lavoro certosino di rimettere le tessere al posto giusto nel grande mosaico per illustrare la vicenda dei Cavalieri del Tempio finisce qui … ma non la tradizione dell’Ordine Templare, arrivata praticamente intatta fino a noi.
Michele Di Iorio