SORRENTO – Con la raccolta poetica La ruggine degli aghi di Raffaele Ragone venerdì 3 gennaio sono proseguiti gli incontri culturali alla Chiesa di Santa Maria della Pietà nell’ambito del progetto di riqualificazione del sito storico, promosso dall’artista Marcello Aversa, che vi espone dal 9 dicembre al 19 gennaio la sua spettacolare mostra di sculture in creta Un lungo viaggio – Dalla creazione della Terra all’uomo che crea con la terra.
Il dottor Carlo Alfaro, coadiuvato dalla professoressa Carmen Matarazzo in veste di relatrice, ha sottolineato i contrasti che rendono particolarmente interessante questo autore: rigoroso scienziato – è chimico specializzato in strutturistica molecolare, docente presso la prestigiosa Università di Berkeley, Usa – ma sensibile poeta; l’età matura – il libro d’esordio dopo i 60 anni- ma l’animo straordinariamente giovane e vitale; i contenuti delle sue poesie genuini e concreti, ma la forma ricca e complessa.
Raffaele Ragone, stabiese, classe 1950, è convinto che la poesia sia « … necessaria solo a quelli che hanno anima e serva solo a quelli che sanno adoperarla».
Diplomato al Liceo Classico, si laurea in Chimica, specializzandosi poi in Strutturistica molecolare; conduce quindi ricerche a Napoli e a Berkeley, pubblicando numerosi saggi scientifici su riviste di credito internazionale.
Sposa Anna Maria, il suo unico grande amore, prematuramente scomparsa nel 2009, da cui ha due figli, e alla quale ha dedicato il libro.
Coltiva la scrittura sin da ragazzo e si diletta di fotografia. Dal 2007 cura il blog RaffRag’s Una Tantum, in cui propone saggi di divulgazione scientifica, episodi di cronaca e spunti autobiografici, contaminandoli con le sue poesie.
Le poesie del libro La ruggine degli aghi sono state composte in un arco temporale che va dal ‘90 ai giorni nostri, ma si riferiscono a ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, toccando i temi più vari, fino al dolore della perdita dell’amata moglie.
Scrive della sua opera il critico letterario Vincenzo Aiello: «Poesia narrativa che unisce immagini di gite, vite quotidiane e strade che ricordano luoghi stabiesi. La vera cifra dell’esordio di Ragone è rappresentata, invero, da una ricerca verbale ascosa ma saporita che ci riporta ad una poesia che unisce la genuinità di espressioni con la ricerca di una lingua solida che sappia supportarle».