Capitan Harlock 3D è la prima grande opera di trasposizione cinematografica di un celebre anime giapponese fatta sin ora – se si esclude “Kyashan-La rinascita” (2006) passato totalmente inosservato – un titanico sforzo di regia e computer grafica per l’industria cinematografica nipponica; si tratta infatti un film di animazione digitale prodotto dalla Toei Animation che utilizza la tecnica del facial capture, un complesso programma informatico in grado di simulare le espressioni facciali tramite appositi sensori applicati su attori in carne e ossa, tecnica già usata precedentemente da produzioni americane in film come Avatar, Lo Hobbit e La leggenda di Beowulf.
La versione del regista Shinji Aramaki narra le vicende del cupo e tenebroso pirata spaziale tratto dal celebre cartone animato giapponese degli anni ‘80, creato dalla fantasia di Leiji Matsumoto nel 1976, che a bordo della sua nera e suggestiva nave Arcadia è l’unico a contrapporsi al regime corrotto della coalizione interstellare di Gaia, che ha costretto il genere umano ad un esilio forzato lontano dal pianeta Terra che ora è luogo accessibile solo ad una ristrettissima elite di privilegiati.
L’equipaggio dell’Arcadia è composto da una eterogenea ciurma in cui figurano il fidato e corpulento Yattaran, la giovane e affascinante piratessa Key e l’enigmatica ninfa Mime, misteriosa donna aliena dalle eteree fattezze.
Nime, ultima discendente d’una particolare razza umanoide ormai estinta, è originaria di un remoto pianeta, il cui arcano legame con la nave ne determina il funzionamento con la “materia oscura”, un misterioso elemento galattico che fornisce energia illimitata ad Arcadia, permettendole di compiere lunghi viaggi nell’iperspazio con una modalità che ricorda un po’ l’iperpropulsione vista in alcuni film dello stesso genere come Star Trek e Guerre Stellari.
All’equipaggio si è aggiunto un nuovo giovane membro, Yama – che in quasi tutte le recensioni ufficiali viene ostinatamente chiamato col nome errato di Logan – un ex soldato che decide di salire a bordo di Arcadia per abbracciare la causa del Capitan Harlock: libertà e anarchica ribellione verso il regime di Gaia.
Ma l’equipaggio della nave ignora la vera natura del giovane Yama, che in realtà è una spia agli ordini di suo fratello maggiore Ezra, comandante supremo dell’armata della coalizione di Gaia, che vede in lui l’unica soluzione per eliminare dall’interno Harlock che oramai da più di cento anni tiene sotto scacco la flotta del regime, grazie al suo misterioso “effetto fantagenetico” che lo rende praticamente immortale.
Il giovane Yama, che riesce ben presto ad impressionare con le sue prodezze militari l’equipaggio, è affascinato dalla figura di Capitan Harlock; col tempo riconsidera la sua missione originaria, comprendendo le ragioni dei ribelli e la loro causa di riscatto e libertà dall’opprimente regime. Decide così di disobbedire agli ordini e di aderire alla missione di Harlock, schierandosi contro la coalizione di Gaia e, di conseguenza, contro suo fratello.
Una prima cosa da premettere: in questo film non bisogna affatto aspettarsi lo stesso Capitan Harlock della serie degli anni ‘80, perché si avrebbe una delusione. Infatti, come spesso accade in quasi tutte le trasposizioni cinematografiche, è una totale rivisitazione dell’originale; ne conserva alcune delle principali caratteristiche come la cupa personalità del taciturno protagonista abbigliato come si conviene ad un pirata dello spazio, la suggestiva e implacabile Arcadia, nave nera dalle gotiche forme sulla cui sagoma spicca l’enorme teschio metallico a prua. Propone poi una trama inedita che si discosta decisamente molto dalla storia originale.
Non si vedrà infatti il fiero Capitan Harlock combattere contro l’invasione dell’impero delle mazzoniane, un esercito di donne aliene intenzionate a conquistare e colonizzare il pianeta Terra, ma piuttosto lo si vedrà impegnato in una strenua lotta “interna” tra fazioni contrapposte dello stesso genere umano, il cui complicato intreccio assume più i connotati da guerra civile che di nobile causa di difesa del mondo da una minaccia aliena.
Lo stesso Capitan Harlock, eccessivamente cupo e taciturno, è spogliato di quei pochi e rari tratti di generosità e tenerezza e perde quasi completamente il fascino romantico che lo caratterizzava nell’anime, apparendo come il fantasma di se stesso, molto suggestivo ma alquanto vuoto nella sua caratterizzazione, forse proprio a causa della sua centenaria longevità vissuta tra mille battaglie che lo hanno reso emotivamente stanco e privo di qualunque emozione.
Inoltre, nella sua incrollabile determinatezza nel perseguire la sua missione, sembra mosso più da una ossessione che da reali valori ideologici, come agisse soprattutto per liberarsi dell’enorme peso che ha sulla coscienza, nato da gravi errori commessi in un remoto passato, quando era ancora un ufficiale della flotta spaziale della coalizione di Gaia.
A contrapporsi ad Harlock è Ezra, comandante in capo dell’armata di Gaia – reso semiparalitico da un grave incidente causato involontariamente dal fratello – che mostra la medesima ossessiva determinazione nel voler abbattere i pirati spaziali, al punto di non farsi nessuno scrupolo nell’incaricare il fratello Yama di una pericolosissima missione di sabotaggio a bordo dell’Arcadia.
In questo contesto sembra sia proprio il giovane Yama il vero protagonista in positivo della storia, in quanto è proprio attraverso i suoi occhi che assistiamo allo svolgersi degli eventi in entrambe le opposte fazioni: a causa della sua complessa missione entra in contatto con due diversi mondi con inevitabili conseguenze contrastanti sul piano psicologico.
Yama è l’unico dei protagonisti a cambiare continuamente opinione sulla natura della missione, non avendo remore, schierandosi di volta in volta da una parte all’altra a seconda degli eventi. Alla fine sarà proprio la sua elasticità mentale a fungere da punto d’incontro tra i due antagonisti, a rappresentare la comune nemesi che metterà entrambi di fronte ai rispettivi pregi e difetti.
Harlock, incorruttibile nella sua rivoluzionaria lotta al regime, è sfiduciato verso il genere umano, e la sua ossessiva fede lo porta a trascurare le pericolose e irreversibili conseguenze del suo “piano finale”; nella sua incrollabile determinazione non differisce molto dallo stesso Ezra: lottano solo in due opposte fazioni.
D’altra parte lo stesso Ezra, pur servendo fedelmente il suo regime, non mancherà di mostrare il suo dissenso verso l’impopolare decisione dei massimi gerarchi di Gaia, sabotando le direttive finali che prevedono il sacrificio di quanto hanno di più prezioso pur di eliminare per sempre Harlock e l’Arcadia, conquistandosi così anche l’ammirazione dell’avversario.
Un intrigante triangolo, dove grazie al giovane Yama comprenderanno che in fondo lottano tutti per il medesimo obiettivo: difendere la Terra dalla mano distruttrice degli uomini.
E proprio giunti all’epilogo, che vedrà uno degli antagonisti finire inesorabilmente incontro al suo destino, riprenderanno la lotta per la difesa della Terra in nome di una ritrovata speranza che lo stesso Yama riuscirà a donare ai pirati, speranza che si materializza nell’immagine di un fiore che rinasce sulla superficie deturpata del pianeta malato. Unico “raggio di sole” nel cupo contesto dominante nella storia.
Capitan Harlock 3D rivisitato a tal punto è più che una semplice trasposizione cinematografica di un classico anime; è una storia completamente nuova che riprende solo in parte alcuni tratti dei personaggi principali. Probabilmente perché il reale intento di Aramaki è quello di proporre un film universalmente dedicato a tutti i cultori del genere fantascientifico, non un semplice omaggio ai fan dell’anime originale. Allargandone ulteriormente gli orizzonti oltre i confini nazionali, strizzando l’occhio alle grandi opere hollywoodiane dello stesso genere.
Infatti Capitan Harlock 3D è alquanto eterogeneo nei suoi contenuti che miscela diversi elementi ispirati ad altri celebri film, primo tra tutti Guerre Stellari di Lucas, con le sue epiche battaglie nello spazio, o con il tema della mistica e interminabile odissea nello spazio di Battlestar Galactica o le complesse teorie fanta-metafisiche come la materia oscura – ipotetica causa dei buchi neri dello spazio – e nodi spaziotemporali capaci di modificare il tempo tipici della saga di Star Trek.
Il risultato è una trama decisamente ambiziosa ma al tempo stesso alquanto confusa per l’eccessiva enfasi posta nella complessità della sceneggiatura, cosa che rischia di spiazzare troppo lo spettatore.
Francesco Bartiromo