Ogni mattina, da anni, prendo il treno per Napoli dalla stazione della circumvesuviana.
Ogni mattina, da anni, in attesa del treno per intraprendere il mio breve viaggio per il centro, il mio sguardo si perde in quei segni. Segni urlati silenziosamente con i colori sui muri.
Segni sui muri, pilastri, manifesti, lungo anonime e abbandonate pareti della ferrovia. Segni, scritte, richiami d’amore, di sesso, di malessere, di sfogo.
Segni chiari, scritte, messaggi lasciati così come si potrebbero lasciare in una bottiglia alle onde di un oceano, nella speranza che qualcuno li trovasse e li leggesse.
Stratificazioni di intonaci scrostati che nascondono e s-velano stratificazioni di colori, di segni. Un universo comunicativo, espressivo, destinato a perdersi.
A San Giorgio a Cremano, come in ogni altra parte del mondo ci sono giovani che usano il writing, il graffitismo per esprimersi. Graffitismo è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa, ormai da decenni, in tutto il pianeta, basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi pittorici sul tessuto urbano.
Il writing è un fenomeno difficilmente classificabile seguendo schemi tradizionali, essendo intrinsecamente presenti in questo una componente legata a un’espressività artistica, e una forte componente di autoaffermazione che passa dalla rottura delle regole e dalla noncuranza delle leggi.
Nasce come parte della sottocultura dei ghetti newyorkesi – conosciuta come hip-hop – negli anni ’70 (è questo il periodo in cui acquisisce un carattere ben definito rispetto alle prime manifestazioni assimilabili al writing), ma ne supera in breve tempo i confini geografici e culturali.
La differenza tra atti di vandalismo e writing è evidente in quanto nessun tipo di atto meramente vandalico presenta uno sforzo artistico o una componente estetica. Ciò non toglie che il singolo writer possa utilizzare i propri stilemi o il tag o il throw-up, ecc. in senso vandalico, anche consapevolmente. Per questo è impossibile affermare che la vera essenza del writing sia figlia della componente artistica piuttosto che di quella vandalica o politica o altro.
In ogni caso, dietro alle forme ed all’evoluzione delle lettere, c’è spesso un lungo studio, fatto di bozze preparatorie ed ispirazioni provenienti dall’ambiente che circonda il writer stesso, di conseguenza ogni nazione e ogni città ha scuole di stili diversi: lo stile tedesco – tendente per lo più al Wild Style newyorkese con lettere sottili e intrecciate o fortemente accostate, lo stile brasiliano, lo stile romano -lettere tondeggianti, tendenti al bomb-style e al Throw up ma più studiato, e via dicendo.
Credo che sarebbe cosa buona e giusta prestare attenzione a queste forme di comunicazione, e non sottovalutarle, criminalizzandole o banalizzandole. Se letti attentamente, in questi segni potrebbero svelarsi domande espresse o latenti di una parte importante di una generazione.
Se da parte della pubblica amministrazione ci fosse un po’ di sensibilità vera all’espressione e alla cultura giovanile che si esprime nella nostra città anche attraverso questa universale forma di comunicazione, forse si potrebbero anche studiare forme di offerte e occasioni culturali per i giovani, tali da arginare fenomeni di emarginazione e che spesso sfociano in violenze, droga e quant’altro.
Ma per come è interpretata la cultura in Italia, forse questi Segni non sono Sogni urlati con i colori da preservare e valorizzare in tutte le valenze espressive, individuando le domande espresse e anche quelli latenti, ma sono solo muri imbrattati, espressioni negative da reprimere e da combattere.
(Foto by Mario Scippa)
Mario Scippa