NAPOLI – ‘E strade che portano a mare conducono lontano … È quello che è successo a Mario Romano e ai suoi musicisti compagni di viaggio: giunti sull’Atlantico, hanno risalito il Tamigi e sono sbarcati al Babylon Roof Garden di Londra, l’esclusivo club di Craig Nightingale, numero uno della sede inglese dell’etichetta svedese Virgin, dove debutteranno il prossimo 15 febbraio.
Il progetto di Mario Romano è una fusione di jazz manouche con la tradizione musicale napoletana; sulla base di strumenti a corda, questo originale stile jazzistico ha preso il nome dai musicisti delle tribù gitane Manouche.
Regina delle perfomance di Mario Romano è naturalmente la chitarra manouche; con lui nella trasferta londinese al Babylon Roof Garden suoneranno Emiliano Barella alle percussioni, Ciro imperato al basso, Gianluca Capurro alla chitarra classica e Luigi Esposito alla melodica.
Una versione più allargata dell’ensemble di Mario Romano è la “Quartieri Jazz Orkestrine” che comprende anche Cathèrine Blanche al violino e Martina Mollò alla fisarmonica.
La chitarra manouche fu realizzata in origine dalla liuteria Selmer di Parigi e perfezionata dall’italiano Maccaferri, che in seguito ne modificò la forma particolare: corpo più largo e meno spesso di quello della chitarra classica, corde più tese – chiamate argentine – che si colpiscono come un tamburo, tastiera composta da 24 tasti; si suona con il plettro come il banjo, di cui ricorda vagamente il tipo di suono.
La manouche è dunque una chitarra unica nel suo genere, a metà tra una classica e una acustica.
Mario Romano ha partecipato a importanti festival jazz internazionali come il Bagnoli, il Teano, il Pozzuoli, il Teggiano, il Prata e il ” Vittoria in Jazz”, tanto per citarne alcuni.
Lo Speaker ha incontrato Mario per fare una simpatica chiacchierata con lui.
Com’è nata la tua musica?
Ho praticamente “inventato” un genere che si chiama neapolitan gipsy jazz. Chiaramente in parte il nome viene dal neapolitan power degli anni’70 -’80, il movimento che vide artisti come Pino Daniele e Enzo Gragnaniello portare la massima espressione della musica napoletana in Italia. Io sono cresciuto con quella musica, e perciò ho mischiato due generi: il gipsy o manouche jazz, diverso da quello americano, con la tradizione musicale napoletana.
Non conoscevo il manouche, ma in realtà già suonavo di mio in questo stile senza sapere che esisteva già.
L’ho scoperto acquistando su una bancarella un cd di un chitarrista francese, quasi un mio omonimo, Romane … Intrigato dall’omonimia, l’ho ascoltato e ho trovato quello che stavo cercando di definire con la mia musica. Da quel momento in poi mi ci sono fiondato e ho cominciato a scrivere in questa chiave, pur mantenendo le mie radici napoletane.
Com’è composta la tua band?
Di volta in volta mi esibisco con formazioni diverse; in tutto siamo una decina di musicisti, che variano secondo le situazioni. La formazione dell’Orkestrine ha esordito a teatro lo scorso novembre è composta da sette elementi con un tocco di rosa dato da due musiciste bravissime, Martina Mollò alla fisarmonica e Cathèrine Blanche al violino. In alcuni concerti suono la chitarra manouche, in altri quella classica. Fondamentalmente sono un chitarrista acustico; il mio background musicale è essenzialmente di tipo jazzistico, anche se ho suonato un po’ di tutto. I miei studi li ho fatti al conservatorio, laureandomi alla Classe Jazz.
Qual è la particolarità della chitarra manouche?
Innanzitutto è fatta con legni diversi; diverse sono anche le corde, realizzate con materiali differenti. Produce perciò un suono particolare, adatto ad un tecnica esecutiva che si chiama pompe: praticamente consiste nel picchiare la chitarra con un accento molto forte.
Com’è accolto il tuo progetto musicale a Napoli?
Viene assimilato bene: è un progetto che gira ormai da 6-7 anni, tanto che abbiamo deciso di portarlo oltre confine con la trasferta londinese del prossimo 15 febbraio. Ho mandato una semplice mail su Londra: mi hanno risposto i responsabili di diversi locali, tra cui Craig Nightingale della Virgin che ci ha invitati a suonare nel suo club ristorante. Andrò con una formazione più ristretta: non ci saranno la violinista e la fisarmonicista. Ho preferito così per motivi logistici.
Parlaci del cd uscito l’anno scorso.
E strade che portano a mare è uscito a gennaio2013; è stata una cosa importante perché ha chiuso il cerchio di tanti anni di lavoro dando nuova linfa al mio progetto. Alla sua realizzazione hanno partecipato i miei maestri, quelli che mi hanno cresciuto artisticamente e umanamente: Marco Zurzolo, Daniele Sepe, Giò Amoruso, lo storico pianista di Daniele, Antonio Onorato. Scuola di vita e di arte con i più grandi esponenti del jazz napoletano: dalla loro musica ho tratto l’ispirazione per la mia.
Quartieri Jazz E strade che portano a mare fu simpaticamente presentato al Tunnel Borbonico, la via di fuga verso il mare fatta realizzare dai sovrani. Da quel momento abbiamo deciso di continuare a suonare solo in luoghi d’arte per valorizzare anche le location storiche oltre che la musica napoletana, creando un circuito artistico-musicale che ha visto esibirci al Museo del Sottosuolo, Palazzo Venezia, Villa Pignatelli, abbiamo partecipato al “Maggio dei Monumenti”… Devo dire che questa formula è molto apprezzata dal numeroso pubblico che ci segue; quindi proseguiremo con questo connubio felice.
Devo dire che il cd sta andando molto bene; con l’Orkestrine stiamo già preparando il secondo.
Dopo Londra, quali saranno i prossimi appuntamenti?
Abbiamo già programmato Concertino rionale, spettacolo su Viviani con Antonella Monetti, attrice-regista teatrale in arte Dolores Melodia. In passato abbiamo affiancato Ettore Massa del trio Ardone-Peluso- Massa nello spettacolo Storie qualsiasi di uomini qualunque: quindi il mio progetto jazzistico si presta anche a fare da colonna sonora a spettacoli, non solo teatrali, ma anche cinematografici: abbiamo al nostro attivo musiche scritte per cortometraggi, e stiamo vagliando una proposta per la colonna sono di un film di prossima realizzazione.
Qual è il brano che ti è più caro?
Cammen, dedicato a Carmen, la mia compagna. Un brano dolcissimo.
Per visionare la clip di Cammen e ascoltare la grande musica di Mario Romano e della sua Quartieri Jazz Orkestrine si può andare sul canale Youtube e cliccare sul link http://www.youtube.com/watch?v=rgLZqan66ek