SAVIANO – Nella tenuta La Marca di via San Francesco giovedì 6 marzo si è tenuta la presentazione storica del Carnevale cittadino, nonché premiazione di tutti gli artisti e delle 13 contrade savianesi che hanno preso parte attiva alla celebrazione.
La giornata di festa è culminata alle 20 del 6 marzo on il gran ballo in costumi del ‘700 di dame e cavalieri; alle ore 21 la premiazione delle Contrade e degli artisti, cui è seguito un sontuoso pranzo offerto dalla Tenuta La Marca a cura dello Chef coadiuvato dall’eccellente personale di servizio della Scuola alberghiera di Nola.
Grande successo di pubblico per una bella manifestazione che dal 1979 fa rivivere ogni anno gli antichi fasti del Carnevale di Saviano.
Organizzata dal Comitato Carnevale di Saviano del presidente Pasquale Napolitano, dalla Proloco del presidente Costanza Schettino, dall’Amministrazione comunale di Saviano l’assessorato al Carnevale, alla cerimonia del 6 marzo oltre al sindaco dottor Carmine Sommese sono intervenute numerose autorità, tra cui il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, l’assessore al Turismo e Beni Culturali della giunta regionale dottor Pasquale Sommese, la Tenenza di Saviano per l’Arma dei Carabinieri, il comandante della locale guardia municipale, le delegazioni comunali di Nola, Piazzolla di Nola, Somma Vesuviana, Palma Campania, Terzigno, Liveri di Nola, San Paolo Belsito, Quindici, Ottaviano, Cicciano, Roccarainola.
Erano inoltre presenti i dirigenti delle scuole pubbliche di Saviano, il presidente della famosa Cantina del Carnevale Francesco Manzo, le radio Arci, Arci Masaniello e Radio Saviano.
Si vuole oggi raccontare la storia dell’antico e celebre Carnevale della bellissima città di Saviano della Campania felice, splendido e antico comune italiano della sacra terra dell’agro nolano, in cui si trasfondono i significati più genuini e popolari dei tempi remoti.
E se oggi Carnevale vuol dire far follie, in tempi arcaici simboleggiava la rinascita del mondo e la vittoria sul male; si riaffermavano gli istinti, si abolivano le regole per ricreare l’uomo e la società e renderli migliori.
Sono da sempre questi gli stimoli profondi alla base degli antichi rituali carnevaleschi; questa complessa pienezza oggi è ben presente nel Carnevale e nel popolo di Saviano, simile ma forse più profondo dei carnevali di Venezia e di Viareggio.
I Saturnali, i Lupercali e i Baccanali erano feste agresti che in allegria capovolgevano – addirittura sconvolgevano – i ruoli sociali, dove si scialava a mangiava abbondantemente carne e dolci.
Secondo gli Accademici della Crusca, le festività romane di gennaio in onore del dio Giano si fusero quelle dei Baccanali, dei Saturnali, che cadevano tra gennaio a febbraio, e di Lupercali; diventarono dunque feste popolari dove si usava dipingersi maschere sul volto.
Sotto l’imperatore romano Teodosio il Cristianesimo proibì tali festività furono proibite fin dall’anno 385 d.C.; tutte queste celebrazioni liberatorie, antenate del moderno carnevale, furono abolite definitivamente nel 467 d.C.; venne dunque introdotta la festa della Candelora.
In tempi successivi, già cominciava a delinearsi la festa carnevalesca com’è oggi: a Venezia nel 1081 si ha notizia della maschera più antica, Arlecchino. il Carnevale veneziano organizzato dai dogi locali tra il 1261 e il 1400, divenne celebre in tutta Italia ed Europa; man mano diventò festa di massa, non solo a Venezia: si diffuse anche a Milano, Genova, Bologna, Roma.
Intanto fecero la loro comparsa le maschere tradizionali regionali: Pantalone, sempre a Venezia, Pulcinella a Napoli, il dottor Balanzone a Bologna.
In tutta la Toscana il Carnevale prese vita dal 1188 tra Pisa, Firenze, e infine Viareggio, che assunse la sua importanza tra 1500 e 1700.
Nel sud il Carnevale fu festeggiato a Palermo sin dal 1231.
Fu celebre e quello di Napoli Aragonese del 1460; secondo le cronache dello storico marchese Giovan Battista del Tufo il divertimento dapprima era riservato esclusivamente ai nobili e ai vicerè: bisogna attendere il 1600 passi anche a tutto il popolo.
Il Carnevale meridionale si diffuse tramite le corporazioni di Arti e Mestieri che nel 1662 organizzarono a Napoli la prima sfilata di giganteschi carri, cui seguirono altre a Striano e Capua.
In particolare il Carnevale di Saviano ha radici che si perdono nei tempi remoti della sua mitica origine.
Secondo alcuni storici, la città di Saviano nacque dalla fusione dei tre nuclei o villaggi di Sirico, Santo Erasmo e Saviano alll’epoca dei primi coloni Italici, Osci, Celti, Ausoni, Sanniti ed Etruschi; quest’ultimi provenivano da Capua, Acerra e Nola, dal possedimento di Praedium Sabianum della gens o famiglia patrizia Sabia, nel I secolo d.C.
Altri storici fanno derivare il toponimo di Saviano da Savino, antico nome del monte Somma, come si evince da atti notarili di compravendita di terreni e da documenti ecclessiastici e comunali.
Nel 1008 già veniva citato il borgo di Saviano; nel 1109 la denominazione del suo territorio era locus qui nominatur sabiana; nel 1171 era riportato come Saviane, esistendo già dall’858 l’antica chiesa di Sant’Angelo di Saviano, poi crollata nel 1785.
Saviano, 27 km da napoli a 35 msul livello del mare, con territorio pianeggiante di 13 km² , ha sempre avuto una grande storia legata alla tradizione del Carnevale: libero dal 1500 in poi a retaggio dei nobili napoletani residenti tra Nola e le loro ville di Saviano e zone limitrofe, come il casino di caccia del principe Mastrilli di Marigliano a Cicciano, passò al popolo savianese nel 1600.
Bisogna attendere il 1734 perché prendesse vita una vera è propria manifestazione organizzata, con Albero della Cuccagna; splendidi furono i carnevali di Saviano nel 1738 in onore della regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III.
La prima sfilata di alcuni carri allegorici sul tema di Nettuno tra i tritoni venne nel 1746; detto localmente Carnavale, la popolazione si mischiava a nobili e ai borghesi.
Il Carnavale diventò una vera e propria arte; coinvolgeva artigiani e imprenditori per la costruzione dei carri; tra i colli e campielli di Saviano tutti indossavano maschere divertenti, tra lazzi e giochi forse non molto riverenti ma fatti bonariamente.
Al Carnevale di Saviano del 1760 fu presente l’ambasciatore inglese a Napoli lord William Hamilton, in compagnia del principe Luigi Medici di Ottaiano e di Palma Campania, del principe di Cimitile, del duca Mastrilli, annotando nelle sue memorie di un carro savianese con un gigantesco e provocatorio fallo della fertilità del dio Priapo.
Nel 1774 fu visitato dalla nobiltà nolana e napoletana, tra cui erano presenti Sara Goudar, da Archenholz, e, in compagnia del principe Vincenzo de Sangro, persino madame de Staël. Nelle sue memorie la bellissima Sara Goudar racconta che il Carnavale veniva annunciato da trombe dette tofe; si facevano banchetti pantagruelici, chiasso per i vicoli, lancio di palline di gesso e di zucchero da finestre e balconi, grandi balli nelle ville, nei casini di caccia e nei pochi palazzi borghesi di Saviano.
Il Carnevale venne sospeso per gli avvenimenti politici del 1793 con l’editto reale del reggente di Vicaria don Luigi de’ Medici; lo stesso accadde durante la Repubblica Napoletana del 1799, quando il popolo savianese insieme quello nolano il 30 maggio 1799 si ribellò in massa al regime locale filogiacobino e filofrancese.
Per ritornare ai festeggiamenti carnevaleschi bisognerà aspettare il 1808, quando Gioacchino Murat diede ordine di ripristinare la festa in tutto il territorio.
Ripresero dunque i giochi nei caffè e ridotti pubblici di Nola e di Saviano, in case private, la sfilata di carri per le strade. Il Carnavale diventava sempre più rinomato e nel 1833 vi partecipò anche il conte di Siracusa Leopoldo di Borbone con i suoi gentiluomini di scorta diretto a Palermo, con l’incarico di Luogotenente generale di Sicilia. Leopoldo visitò la chiesa e il comune, fermandosi poi al Santuario di Montevergine.
Nel febbraio 1861, vi assistette anche Vittorio Emanuele II di Savoia su consiglio di don Antonio Ciccone da Saviano, filogaribaldino, scienziato e statista del regno.
Il Carnevale savianese perse colpi nel 1877 fino a scomparire gradatamente per la crisi economica causata dagli scandali della Banca Romana e dal dissesti del Banco di Napoli, ma anche per la gravissima epidemia di colera e di pellagra che infuriò nelle campagne campane fino al 1874; inoltre la popolazione diminuiva costantemente per il forte flusso emigratorio
L’antico Carnavale riprese nel 1904 con feste , balli privati e sfilate di carri, rivaleggiando con i carnevali di Striano, Nocera, quello famoso di Capua e quello morente di Napoli, ma col tempo non venne più celebrato.
Il carnevale di Saviano moderna risale invece al 1979, ripreso su iniziativa di Nicola Strocchia con la sfilata di un unico carro detto di Masaniello: tre settimane di festa carnevalesca che rinsaldarono le tradizioni contadine locali e il recupero delle radici popolari.
Negli ultimi anni il Carnavale ha raggiunto grande notorietà, diventando man mano una festa identitaria per il territorio: i savianesi emigrati tornano temporaneamente a casa, portando con sé tanti visitatori stranieri, uomini e donne dello spettacolo internazionale e della cultura mondiale.
Michele Di Iorio