Cucinelli, new entry del made in Italy

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Cucinelli, new entry del made in ItalyNonostante  le difficoltà a livello macroeconomico il più autentico made in Italy  mostra fiera i  suoi  bilanci 2013.
Piazza Affari premia Ferragamo che, vantando una capitalizzazione di 3,8 miliardi, non cede davanti alle lusinghe francesi.
Lo segue Tod’s che con 3 milioni afferma la sua migliore gestione dell’indotto; ma è Cucinelli  a registrare  il  livello di crescita superiore rispetto ai colleghi italiani. Approdata in Borsa appena a maggio  2012, l’azienda diretta dal re del cachemire a colori vale già 1,3 miliardi. Ma qual è il segreto della volata  Cucinelli?
Nato nel 1953 a Castel Rigone, frazione del comune di Passignano sul Trasimeno (PG), da genitori contadini, Brunello Cucinelli si diploma in un Istituto per geometri; s’iscrive svogliatamente a Ingegneria, ma all’Università preferisce la scuola di vita dei bar.
Fatto tesoro delle teorie Levittiane sul marketing, a 25 anni compra 5 telai e comincia a produrre pullover in un decadente borgo medievale di Solomeo (PG) capi  che fondono lusso e sartorialità. Costosi ma non cari, come ha sempre specificato Cucinelli perché  dietro c’è un lavoro di altissima qualità.
Dopo aver trascorso le notti a imbustarli e i giorni a fungere da segretario al telefono, riesce con orgoglio ad acquistare il borgo curando personalmente l’avvio di una vasta opera di riqualificazione.
La sua passione  per l’arte lo spinge a far nascere anche  il Teatro Cucinelli, fucina di creatività e cultura destinato  ad essere lasciato come patrimonio alle generazioni future.
Oggi l’ex borgo ospita i laboratori di Cucinelli, dove lavorano al massimo 15 persone, gli uffici, il punto vendita e una mensa aziendale, più che altro un ristorante, dove solitamente l’imprenditore pranza con i suoi dipendenti. Tutti ambienti curatissimi. Una sorta di luogo incantato, ben lontano da qualsiasi criterio commerciale nonostante le dimensioni economiche dell’impresa. Niente cartellini da timbrare, nessun contrasto sindacale nérigide gerarchie.
Tanto quanto basta a conferire a Cucinelli  la laurea honoris causa in filosofia e etica nei rapporti umani, dall’Università degli studi di Perugia nonché il titolo di Cavaliere del Lavoro conferitogli dal Presidente Napolitano e altri importanti riconoscimenti.
Cucinelli esporta i suoi prodotti in 59 paesi del mondo, procurandosi le lane più fini dal collo delle capre che vivono sopra i 4000 metri in Cina e in Mongolia. La lavorazione avviene però solo in Italia in condizioni certamente opposte a quelle del Rana Plaza in Bangladesh, in cui un anno fa persero la vita più di 1200 lavoratori tra cui molti minorenni.
Dunque Cucinelli è un protagonista indiscusso della creatività italiana. Merito della sua filosofia che pone l’uomo al centro del processo produttivo e rimane attento alla salvaguardia dell’Ambiente.
Un’impresa “umanistica”, quella di Cucinelli. Utopia che diventa realtà.

Nina Panariello