Un saggio breve, un pamphlet, per dire una grande verità: la grande dieta mediterranea, ricca di frutta e verdura, non si pratica più.
Parola di un nutrizionista, il dottor Antonio Vacca, che sotto una simpatica forma letteraria nel libello Mediterraneo sarà lei!, ed. Il Saggio, evidenzia che se «… c’era una volta la cucina, ora c’è l’angolo cottura … », vale a dire che, malgrado tutte le sagre, slow food e percorsi enogastronomici di cui si parla tanto, le contaminazioni e la perdita delle radici culinarie della Campania hanno portato ad una drammatica situazione sanitaria, che vede nella nostra regione un forte incremento dell’obesità infantile che, peggiorata dalla mancanza di esercizio fisico, predispone i soggetti al diabete, che in età adulta potrebbero essere colpiti da patologie soprattutto cardiovascolari.
Una situazione che oltre che preoccupante è notevolmente incongrua, vista la ricchezza agroalimentare campana, un tesoro che è alla base dei principi della dieta mediterranea.
Il dottor Vacca, medico nutrizionista, 56 anni, vive a Battipaglia. Parla di sé stesso come «Figura paradigmatica del III Millennio, non possiedo il computer, non parlo inglese, preferisco non prendere l’aereo». Aggiunge poi un po’ polemicamente che più che mediterraneo preferisce essere chiamato tirreno.
Lo Speaker l’ha incontrato per sapere di più sulla dicotomia che contrappone dieta mediterranea a McDonald’s.
«Un forte dualismo da sempre. Si è percepito da anni che la dieta mediterranea è quella giusta e McDonald’s viene considerato come il presunto male nutrizionale.
Le cose stanno un po’ diversamente, nel senso che il mangiare nostrano faceva benissimo ed andava palesemente bene, ma, ahinoi, non c’è più, non si pratica. Lo dimostra il fatto che la regione che prima la conteneva, la Campania, oggi è il fanalino di coda per quanto riguarda le disfunzioni metaboliche sul territorio nazionale e anche oltre. Questo è quanto riconoscono un po’ tutti».
Ha poi concluso Vacca: «Noi ci pregiamo ancora della dieta mediterranea, addirittura ce la facciamo tutelare, ma assolutamente non è quella praticata dai nostri nonni. Di contro, il suo presunto nemico McDonald’s ha trasmesso negli anni una comunicazione ottimistica e positiva, valorizzando prodotti nazionali e tutelati e la filiera agroalimentare con attenzione a certe cotture, a certe procedure, a certe carni e a certi fornitori, che mi sembra che smentisca un po’ questo dualismo».
Certamente su questo discorso andrebbe fatta un’analisi più approfondita, magari con un dibattito, ma appare chiaro che per parlare di dieta mediterranea bisogna ritornare al sano mangiare colorato di una volta. Ma anche sfatare alcuni miti, come quello che demonizza i fast food che, a differenza della cucina che si pratica oggi, seguono alcune regole d’oro che la dieta nostrana ormai non segue più.