NAPOLI – I fatti che hanno preceduto la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, durante i quali un giovane tifoso partenopeo è rimasto gravemente ferito, continuano ad essere oggetto di discussione nazionale ed internazionale non solo per la loro gravità ma anche per la campagna mediatica e diffamatoria nei confronti di Napoli.
Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, capo ultras azzurro, con la sua maglietta pro Speziale (condannato per l’omicidio dell’ispettore di Polizia Raciti) fa più rumore rispetto alla sparatoria di Roma: dopo il dialogo con Hamsik, giustificato come una semplice rassicurazione sulle condizioni di Ciro Esposito, viene riportato dai media che sia stato lui a dare il via alla finale di Coppa Italia mistificandone la figura.
Esposito, invece, viene ritenuto un delinquente solo perché napoletano e di Scampia quartiere sì difficile, ma,abitato per lo più da gente perbene e lavoratori che si sentono offesi nel profondo come del resto gli abitanti di Napoli discriminati per la loro appartenenza territoriale e quasi schiacciati da un macigno chiamato pregiudizio difficile da spostare. Il giovane attualmente in stato di arresto per rissa, versa ancora in condizioni critiche e paradossalmente, da vittima è ritenuto carnefice per quanto accaduto nei pressi dell’Olimpico e questo fa passare quasi in secondo piano la possibilità che il tifoso partenopeo, possa non avere più una vita normale solo perché colpevole di essere andato a vedere una partita di pallone.
La gara della vita che combatte Esposito, dovrebbe fare da monito al mondo del calcio e non solo, gli attestati di solidarietà e le promesse d’intervento da parte delle istituzioni, dovrebbero trasformarsi in tempi brevi in leggi che tutelino le persone che si recano allo Stadio spesso con bambini, sono le azioni che parlano e valgono più di mille parole scritte senza inchiostro su un libro dalle pagine bianche. Un calcio al pregiudizio, può cambiare l’idea che molti hanno sulla città di Napoli dove spazzatura e criminalità non la fanno da padroni come si pensa e nonostante i problemi che ci possono essere, come del resto hanno altre realtà italiane e non solo, il capoluogo campano è abitato anche da persone che hanno scelto di dire no alla violenza di qualunque forma o genere essa sia e di abbracciare una causa comune chiamata libertà, di scegliere la strada della legalità e del saper vivere, forse oggi difficile come percorso ma sicuramente quello che ti fa sentire una persona e non altro.
Antonello Chiaese