NAPOLI – Alla Basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli mercoledì 21 maggio si è tenuto un grande concerto con Marcello Colasurdo, Enzo Ciaramella e Antonio Esposito detto Stocco.
La manifestazione è stata organizzata dalla Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli e dalla Officina della Camorra di Paola Gargiulo.
Lo spettacolo è stato introdotto da Marcello Colasurdo, che dapprima ha spiegato le origini di alcuni canti tradizionali popolari, come il canto a fronna, dando una dimostrazione pratica di questo genere antichissimo eseguito senza l’ausilio di strumenti musicali, soffermandosi sulla sonorità che si ispira alle scale musicali orientali, quindi chiaramente condizionata dalle contaminazioni culturali derivate dalle invasioni arabe in Campania.
Insieme ad Antonio Esposito Colasurdo ha poi riportato altri tipi di canti popolari sempre a voce viva, come il canto a figliole, ispirato a temi religiosi come l’invocazione alla Madonna, il canto alla carrettiera, utilizzato dai trasportatori di un tempo per tenersi compagnia durante i lunghi viaggi per portare materiali da un luogo all’altro, ed infine il canto dei venditori che ancora oggi possiamo ascoltare in qualche mercato popolare, utilizzato per elogiare le qualità della merce venduta.
Il concerto è poi proseguito con l’esecuzione di brani cantati ed accompagnati da fisarmonica, tamorra, putipù e castagnelle, fino ad eseguire delle vere e proprie Tamurriate.
La vera protagonista della serata, oltre alla voce dei cantanti, è stata però la tammorra, strumento folcloristico della tradizione napoletana; è un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle seccata di un animale – quasi sempre capra o pecora – tesa su telaio circolare di legno al quale sono fissati, a coppie, dischetti di metallo detti cicere oppure cimbale.
Il diametro delle tamorre oscilla tra i 35 e i 65 centimetri. Il telaio sopra il quale è stesa la pelle viene impugnato dal basso dalla mano sinistra, mentre la destra la percuote ritmicamente; il modo di impugnare la tammorra è importante anche da un punto di vista rituale.
La tecnica usata per suonare questo strumento è piuttosto complessa, poiché richiede doti musicali e ritmiche non comuni da abbinare ad una grande resistenza fisica .
La tammorriata ha origini lontane: è una espressione di musica popolare che si accompagna ad una delle più sensuali e seducenti forme di ballo dove si fondono varie contaminazioni culturali che trovano origini nelle antiche danze greche e, probabilmente, anche in antiche danze etniche campane, come quelle dei Sanniti.
Nonostante i secoli trascorsi, fortunatamente la tammorriata ha conservato i tratti fondamentali delle antiche danze, continuando a rappresentare i riti della sessualità e della fertilità connessi alla terra intesa come madre di ogni cosa e, quindi, fonte della vita.
Il concerto è stato seguito da un pubblico appassionato che in certi momenti ha partecipato con cori e scandendo il ritmo con il battito delle mani e con le castagnelle, più comunemente conosciute come nacchere.
Ha fatto da cornice alla manifestazione la meravigliosa Basilica di San Giovanni Maggiore a Pignatelli, restituita alla città dopo decenni di chiusura per lavori direstauro; la Chiesa, oltre ad aver ripreso la sua funzione religiosa, è gestita dalla Fondazione Ordine degli Ingegneri che ne ha curato il recupero.
(Foto by Antonio Vitale)
Antonio Vitale