A Napoli sento un’aria di eccitamento: nel porto ha attraccato la nave da crociera più grande del mondo, la Oasis of the Seas, della compagnia di navigazione Royal Caribbean International.
Una città galleggiante di 362 m di lunghezza, 47 m di larghezza (sulla linea di galleggiamento) e 220 000 tonnellate di stazza.
Toccata e fuga nella nostra città, nella migliore tradizione della vacanza organizzata in crociera che ormai ci ha abituati e che ha modificato lo skyline del nostro porto, facendo diventare minuscola e insignificante la nostra bella stazione marittima nel porto di Napoli, realizzata in epoca fascista dall’architetto Cesare Bazzani.
Un’opera monumentale doveva essere, quando fu pensata e realizzata: mai ci si immaginava che sarebbe stata mortificata da una nave.
La presenza di questa nave ha acceso tante discussioni in città sull’idea di vacanza, di svago e di tempo libero.
Proprio l’altro giorno sono stato invitato ad un simposio sull’ozio creativo, sulle rive del Lago D’Averno. Si è parlato di ozio e di miti.
Quando ieri sera ho visto questa scintillante città ormeggiata a due passi dal Maschio Angioino, mi sono venuti in mente i sogni e le utopie di chi pensava all’ozio come un momento della vita dove si potesse creare, dove si potesse finalmente condurre la propria esistenza ad una realizzazione del sé. Purtroppo non è così.
Viviamo in un momento storico maledetto. La cosa più preziosa che ha ognuno di noi, il nostro personale tempo, è gestito sempre di più da organizzazioni economiche che tendono a massificarlo, ad omologarlo, a farlo diventare un tempo uguale per tutti, anche e sopratutto con falsi miti. Falsi miti ammirati e sognati dalla gran parte della gente, come la nave più grande del mondo.
I commenti della gente comune che ho ascoltato nel pullman ieri sera mentre le passavo accanto ne sono un esempio. Tutti la trovavano meravigliosa.
Guardando negli occhi incantati della gente vedevo brillare una strana luce: come se ognuno di loro stesse passeggiando per quelle vetrine lussuose, o abbuffandosi con quei sontuosi pranzi serviti da impeccabili camerieri in livrea bianca.
Come se ognuno di loro sognasse quella meravigliosa vacanza dove ti portano in decine di città per poche ore, il giusto tempo per scattare qualche fotografia da postare poi su Facebook o su Twitter e dire agli amici di tutto il mondo – il proprio mondo – che hai visitato in una settimana dieci tra i posti più belli del pianeta.
Ormai è una abitudine consolidata: nel tempo libero settimanale la gente passeggia nei centri commerciali. E così deve essere organizzata anche la vacanza.
Il tempo dell’uomo, il bene più prezioso è diventato strumentale al consumo, in barba a tutte le utopie che negli anni sessanta e settanta del secolo scorso che indicarono l’Otium come il vero valore a cui le società dovevano aspirare.
La trovo orribile questa nave, semplicemente perché rappresenta da un lato una falsa opulenza e ricchezza ostentata. Dall’altro perché incarna uno stile di vita che tende svuotare sempre di più quella nostra per poi imbottirla di falsi valori e miti costruiti a tavolino con il fine ultimo del consumo.
Ma forse … io sono sempre il solito criticone … forse aveva ragione la cara Orietta Berti, ve la ricordate? «Finché la barca va lasciala andare …»
La, la, la, la, la, la …
Mario Scippa