ERCOLANO – Non poteva esserci scelta più opportuna che affidare al professor Aldo Masullo, filosofo e professore universitario, nonché eminente personalità partenopea nell’ambito degli studi filosofici, il compito di coordinare, nella sua memorabile lectio magistralis, le fila della fitta sequenza di eventi culturali che si sono succeduti al Mav in occasione del Festival della Memoria.
Il noto professore, durante l’incontro dello scorso 20 settembre ha affrontato la tematica correlando più prospettive di studio: a quella propriamente filosofica ha integrato aspetti letterari, storici e linguistici, conseguendo l’effetto di ipnotizzare e catturare l’uditorio, e di costringere soprattutto chi ha avuto la fortuna di averlo come docente, ad immaginarsi ancora nelle aule universitarie in cui Masullo teneva le sue eccezionali lezioni.
La sua lezione, della durata di circa un’ora e mezza, è partita da un riferimento letterario, una breve poesia di Fernando Pessoa dal titolo “Lo posero contro la parete” che narra di un condannato a morte, in attesa della definitiva esecuzione, che, bendato con coercizione, riporta la mente ad una figura femminile, amata in passato. La memoria, atttraverso il ricordo della donna, diventa così l’elemento grazie al quale il condannato trae la forza di sopravvivere ad una circostanza tragica, senza gettarsi per questo nella disperazione.
Ma la memoria è anche ciò che ci differenzia dagli animali, ciò che ci permette di conservare i ricordi vissuti, le emozioni passate. Cita così un breve passo della seconda delle “Le Considerazioni inattuali” del filosofo tedesco Nietzsche, che riporta un colloquio fittizio tra un uomo e un cane, in cui l’incapacità dell’animale di ricordare è direttamente proporzionale alla sua incapacità di parlare.
Attraverso un’ ampia trattazione storica, che, partendo dall’origine e dalle prime civiltà, passa in rassegna i tempi in in cui l’uomo non aveva ancora messo a punto un sistema di scrittura sul quale fondare la sua memoria storica, Aldo Masullo si interroga sul rapporto tra memoria e tempo storico e su ciò che la memoria costruisce attraverso la parola e soprattutto attraverso la cultura.
«Ognuno di noi non è solo un corpo, un’anima, una persona non è solo un soggetto capace di provare dolore o piacere, ma è anche un titolare di realtà storica, che porta dentro di sè una lunga traiettoria di eventi, di impressioni. La storia non è scritta nei libri, quella è una costruzione artificiosa.
La storia è la storia di tutti i milioni e miliardi di persone che attraverso il tempo hanno intrecciato la loro vita personale con il tessuto sociale nel quale si sono trovati. Le guerre, gli scontri, i grandi sogni di conquista, non sono reali. Reali sono le vite di ciascuno di noi.
La guerra ad esempio l’hanno fatta tanti uomini anonimi di cui non resta neppure il nome, che erano i veri soggetti della storia e che hanno dato vita ad un movimento di carattere generale, cioè alla struttura attraverso la quale il passaggio degli eventi viene codificato e reso, per così dire, comune».
Per concludere, citando un passo di “Il tempo ritrovato”, settimo ed ultimo volume della monumentale opera di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” – in cui il narratore rievoca l’amore estinto per una donna amata in passato, senza però avvertire nella circostanza attuale i sintomi dell’amore – il professore ha analizzato la funzione della memoria come ponte tra le esperienze del passato e i cambiamenti psichici e fisici attraverso i quali si è giunti al presente.
Aldo Masullo ha così concluso: «Ciò che caratterizza l’uomo è che pur cambiando conserva la memoria di ciò che era prima di cambiare, e questa memoria quando è conservazione del sentimento di prima garantisce stasbilisce una specie di continuità tra quello che era e quello che è».
Francesca Mancini