NAPOLI – Mancava da oltre dieci anni il teatro in televisione e, per di più, di domenica pomeriggio, quando tutte le attenzioni (o quasi) sono concentrate sul campionato di calcio. Tanti gli ingredienti che concorrono a rendere il pomeriggio televisivo del 2 novembre, targato Rai 1, un vero e proprio evento. Che, non dovrebbe restare un unicum stando a quanto dichiarato subito dopo aver assistito allo spettacolo dal direttore di rete, Giancarlo Leone, che ha ipotizzato Benigni per il secondo appuntamento.
I numeri ci sono tutti, a partire da quelli degli ascolti che riportano 1 milione 800mila spettatori per la diretta, dal Teatro San Ferdinando di Napoli, di “Le Voci di Dentro” per la regia televisiva di Paolo Sorrentino e quella teatrale di Toni Servillo. Esatto, la coppia da Oscar di “La Grande Bellezza”, ri-unita nel segno ed a “casa” di Eduardo nell’omaggio «all’ultimo degli autori classici», come lo ha definito il figlio Luca, nel trentennale della sua scomparsa (31 ottobre 1984).
Dunque, Eduardo ed il suo teatro che rimise in piedi da solo e a suon di debiti dopo i bombardamenti del Secondo dopoguerra, la sempre più collaudata coppia Servillo-Sorrentino e lo straordinario cast di Teatri Uniti, la compagnia fondata dallo stesso Servillo insieme al compianto Antonio Neiwiller e diretta da Angelo Curti per uno spettacolo che ha regalato straordinarie emozioni, anche grazie ad una regia televisiva molto attenta e ricercata. Soprattutto, nella meticolosa cura riservata ai repentini primi piani, che Sorrentino è riuscito a rendere televisivi senza macchiarli dell’artificiosità delle telecamere e, quindi, senza intaccare la naturale immediatezza del teatro. Veri e propri quadri più che riprese televisive, il cui effetto è stato percepito anche da chi non ha avuto la possibilità di godere dello spettacolo in teatro. Poi, la diretta la cui scritta sotto quella Rai a restituire spazio e dignità ad un’arte mortificata dai palinsesti televisivi e riservata, in fascia oraria notturna, ad insonni e…sognatori! Infine, la sacrosanta scelta di non tradurre il dialetto napoletano, esponendosi, magari, al rischio dell’accusa di meridionalizzazione del servizio pubblico!
La rilettura proposta da Servillo è più dinamica del testo scritto da Eduardo nel 1948 ma, forse, proprio per questo ancora più fedele nel riproporre tutto il marciume sociale che contraddistingue le famiglie Cimmaruta e Saporito con personaggi pronti a strisciare, insinuare, dubitare, sospettare e addirittura ad accusare i loro stessi congiunti di un presunto omicidio, a partire da un sogno che il protagonista, Alberto Saporito, confonde con la realtà. L’alchimia scenica tra Peppe e Toni Servillo si fa sublime attraverso scelte narrative e sceniche che ne esaltano la simbiosi con una nota di merito alla straordinaria mimica di Peppe, suggerita dalla maggiore inettitudine del suo personaggio, interpretato da Luca De Filippo nella versione per la tv di Eduardo. In molti passaggi il loro rapporto sanguigno, carnale, quasi fisico li porta sfiorarsi ed impegna i loro volti in un continuo richiamarsi, anche se distanti sulla scena, come in quella finale che segna la scomparsa di Carlo, vittima delle sue stesse trame. ‘Le Voci di dentro’, che ritorna a Napoli da dove lo scorso inverno era partito per una tournèe internazionale di straordinario successo, resterà in scena fino a domenica 9 novembre.
Assia Filosa