L'Arte è altro

PaolantoniSabato scorso nel programma di Fazio a Rai3 è stata fatta una interminabile pubblicità alla mostra di Francesco Paolantoni, dove, con una finta ironia, si è fatto passare per arte qualcosa che arte non è.
Qualcuno potrebbe dire: «Come sei pesante! Arte o non arte, Paolantoni è persona umile e squisita e simpatica, e che alla gente piace, fa audience. Stai rilassato, Mario!» Pronunciando quella magica parola che in funzione della quale tutto è lecito: Audience
Poi qui si sta parlando di arte, una mostra al Palazzo delle Arti di Napoli, dovrebbe parlare di Arte, essere “umile, squisito e simpatico” non sono condizioni necessarie per l’arte.
Caravaggio era tutt’altro che umile e squisito e come lui nella storia  tantissimi altri che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte.
Paolantoni  cosa lascerà in più nel mondo dell’arte? I lavoretti con le mollichine che neanche più mia figlia di 10 anni fa? Ma come si fa ad essere rilassati?!?
Non riesco ad essere rilassato su queste cose, no! Certo, ognuno è padrone di esprimersi come vuole,  ma questa mediocrità, pubblicizzata e nobilitata  dalla televisione di stato, in un programma che fa milioni di ascoltatori, è un’offesa al mondo dell’arte.
Sono stanco di essere inondato di mediocrità, di vivere nella mediocrità, di vedere crescere le mie figlie in un mondo dove si innalza la mediocrità a scapito della qualità e in nome della visibilità e dell’Audience. No! non riesco proprio ad essere rilassato su queste questioni.
E non è una questione di invidia, come qualcuno mi ha accusato appena ho criticato quell’intervento sulla mia pagina Facebook. Non me ne frega niente della visibilità, dell’audience. Di questo nuovo mostro che tende ad appiattire e ad omologare tutto e tutti.
Ne faccio un discorso un po’ più complesso, su una continua educazione alla bruttezza che le nostre società moderne stanno subendo, consapevolmente o inconsapevolmente.
Una educazione al brutto dove hanno un ruolo fondamentale i poteri che governano il Paese. Poteri politici, economici, religiosi.
Il potere ha sempre avuto più paura dell’arte che delle armi. Perché l’immaginazione degli artisti è immaginazione produttiva e non meramente riproduttiva.
L’arte reinventa ogni volta il mondo, il linguaggio, la cultura. L’arte vive di emozione. L’emozione artistica è emozione creativa.
L’arte è il momento in cui si vive veramente, con tutti i sensi, la vita di una forma che non è solo una esistenza statica, ma anche e sopratutto la manifestazione di quella forza dinamica, che dal momento in cui è creata una forma, ne viene attraversata, e attraversa nello stesso tempo, colui che l’ha creata e colui che poi la vivrà.
 
L’arte è quella forza dinamica dal potere salvifico che è goduta con tutti i sensi: la bellezza. Un potere salvifico naturale che ci permette di cambiare ogni volta il nostro punto di vista sul mondo.
 
Il linguaggio dell’arte è stato sempre tenuto sotto controllo dai poteri, da ogni potere. Semplicemente perché nell’arte non soltanto l’orizzonte della nostra esperienza si allarga, ma la nostra prospettiva, il nostro quadro sensoriale della realtà mutano.
L’artista ci fa vedere la realtà con una nuova luce.
Dopo un’esperienza che viviamo con un’opera d’arte, o dopo aver vissuto un’esperienza immersi nella natura, che è l’opera d’arte per eccellenza, siamo arricchiti di un valore aggiunto: un frammento di bellezza in più fa parte del nostro essere, facendoci vedere il mondo leggermente
La diversità spaventa. In particolare a chi detiene il potere, che usa i suoi strumenti di comunicazione di massa, come la televisione di Stato, per educare i cittadini a qualcosa che arte non è, ma omologazione culturale e, peggio educazione alla “bruttezza”.
Come la pubblicità, in prima serata in un programma seguito da milioni di persone, di un’operazione vuota, senza senso che nulla ha di arte e di bellezza, che nulla toglie e nulla aggiunge al mondo dell’arte, ma che viene fatta nel prestigioso Palazzo delle Arti di Napoli, e presentata come se fosse arte. 
Ma facitece ‘o piacere! Arte è altro

 Mario Scippa