META DI SORRENTO (NAPOLI) – 60 chilogrammi di esplosivo, 1200 cariche posizionate dal master blaster e 48 anni di attesa e di lotte: finalmente nella mattinata di domenica 30 novembre è scomparso l’ecomostro della spiaggia di Alimuri, lo scheletro di un albergo mai costruito in uno dei posti più belli del mondo.
Un boato, una manciata di secondi e la struttura di 2mila m², 18mila m³, cinque piani, che già di per sé si stava sgretolando, è sparita in una nuvola di polvere.
Erano gli anni ’60, quando venne concessa la sciagurata licenza edilizia. A bloccare la prima volta i lavori del cantiere era stata la natura stessa, con il dissesto del costone alle spalle della fabbrica.
I lavori ripresero per essere poi fermati nel 1971 dalla Soprintendenza; dopo varie interruzioni l’opera venne definitivamente sospesa nel 1986.
L’abbattimento dell’ecomostro fu deciso congiuntamente dal Ministero dell’Ambiente e dagli Enti provinciali e regionali che solo nel 2007 che decretarono la demolizione dell’ecomostro entro il 31 ottobre di quell’anno. Da quel momento sospetti e rimpalli tra Istituzioni.
Una leggenda racconta che questa meravigliosa località si chiami così da quando nel XVI secolo i saraceni guidati dal pirata Alì fecero una scorribanda sulla spiaggia di Meta. La popolazione si oppose e Alì cadde in battaglia; i metesi gridarono trionfanti “Alì murì”: da allora quel pezzo di costa conservò il ricordo della loro vittoria. Ma poi una memoria orgogliosa era stata amaramente deturpata da tanta bruttezza imposta dalla tracotanza dell’uomo.
È proprio qui, dalla spiaggia di Alimuri, che comincia la splendida costiera sorrentina. Qualcuno definì quest’obbrobbrio “insulto archittettonico di Alimuri”, ma per tanti anni l’insulto ha colpito tutta la costiera: un mostro costruito praticamente sull’acqua, mai ultimato e ora finalmente abbattuto.
Tonia Ferraro