Ancora una volta Napoli si dimostra una fucina di talenti: questa volta Lo Speaker ha incontrato Giuseppe Bucci, regista apoletano che ha vinto numerosi premi cinematografici.
Quando nasce la passione per lo spettacolo e quali le principali tappe di questo percorso ?
La passione l’ho avuta sin da piccolo: già alle scuole medie organizzavo recite scolastiche e quotidianamente divoravo in tv film. Amavo particolarmente il cinema anni ’50 sia hollywoodiano che italiano. Poi a 20 anni ho frequentato l’Università popolare dello spettacolo. Ma il “peso” di una non facile situazione familiare mi ha concesso di approcciare allo spettacolo come lavoro solo dopo una lunghissima e controversa deviazione nel mondo della giurisprudenza e dell’avvocatura
Quali sono stati i modelli che hanno segnato la sua formazione?
Beh, al cinema in assoluto Vittorio De Sica e Billy Wilder. Sono cresciuto adorandoli. Successivamente anche altri registi mi hanno molto affascinato, da Martin Scorsese a Wong Kar Wai, da Ettore Scola a Hitchcock e di recente i primi film di Ferzan Ozpetek e Paolo Sorrentino.
Il suo percorso di studi nella vita è stato nella Giurisprudenza, e poi il grande bivio.
Sì, come accennavo prima tanta passione e tanto studio sono stati a lungo messi da parte per una improbabile, ma agevolata, carriera di avvocatura. Ad un certo punto però ho capito che stavo sbagliando tutto non seguendo il mio istinto e ho ricominciato da capo. Una scelta davvero azzardata e coraggiosa, non sa le persone che mi davano del pazzo!… Quindi un master e uno stage alla Rai – aiuto regista a “Un posto al sole” – mi hanno rimesso in pista e dopo tanto lavoro e il trasferimento a Roma mi son sentito pronto per scrivere e dirigere i miei cortometraggi
Dopo il percorso formativo, i principali riconoscimenti ed il successo con il cortometraggio “Luigi e Vincenzo”.
Il mio corto d’esordio “Non fermarti” vinse subito il Premio della scuola di cinema di Napoli, negli anni in cui a Napoli non mettevo quasi più piede, peraltro. È stato un modo per tornare nella mia città finalmente da regista e conoscere una realtà … il Festival, la professionalità, che completamente ignoravo. In seguito altri miei corti hanno raccolto consensi e qualche premio ma in particolare “Una notte ancora” vinse il Festival di Omovies e la Jury honorable mention al New York Downtown girando letteralmente il mondo.
Ancora più fortuna ha avuto “Luigi e Vincenzo” che ha vinto due festival in Italia ed uno a Parigi ed è stato in finale in moltissimi festival prestigiosi diventando il cortometraggio italiano a tematica gay di maggiore successo internazionale nel 2014. Unico corto italiano a centrare il leggendario tris official selection ai Frameline San Francisco, OutFest di Los Angeles e NewFest di New York.
Mi piacerebbe ringraziare gli attori che si sono affidati a un regista poco esperto quale ero all’inizio, come Alessandro D’Alessandro, Chiara Pavoni, Roberto Azzurro, ma soprattutto Marco Cacciapuoti con il quale ho girato già tre corti e che mi ha sempre molto incoraggiato ed aiutato nella realizzazione e Ivan Bacchi (attore nei primi film di Ozpetek) che è stato il primo attore con una già consistente carriera cinematografica alle spalle che ha accettato di farsi dirigere da me in “Una notte ancora” dopo una discreta serie di rifiuti che avevo dovuto incassare a causa di un ruolo particolarmente delicato nelle mani di un regista senza curriculum. Credo di aver ripagato la sua fiducia, “Una notte ancora” ha girato il mondo ha vinto festival e Ivan ha vinto due premi più una bella nomination al New York City International Film Festival.
Negli ultimi due anni ho avuto invece la grande gioia di poter lavorare con alcuni attori napoletani di lunga esperienza e molto popolari e la loro fiducia è stata per me molto gratificante così come lavorare con loro sul set e vederli soddisfatti dei risultati. In particolare con Rosaria De Cicco stiamo intavolando progetti molto incentrati sul sociale e con Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo abbiamo dato vita a “Luigi e Vincenzo” un cortometraggio in cui formano una tenerissima coppia gay che ha commosso il mondo. Una grande gioia.
Lei gira anche numerosi spot di informazione. Cosa avviene quando il cinema è al servizio dell’informazione sociale?
L’idea che un cortometraggio o uno spot girato per il sociale possa salvare la vita anche ad una sola persona è una sensazione che ti spinge a fare questo mestiere con maggiore amore e impegno. Oltre a cortometraggi che si battono per la parità dei diritti civili anche per le coppie omosessuali – assurdo che in Italia siamo ancora così indietro… – ho girato spot sulla sicurezza stradale. Che soddisfazione se anche solo un ragazzo si è messo il casco con “Si scassa o non si scassa” interpretato da Rosaria De Cicco! E di recente una serie di spot per la prevenzione del cancro alla prostata omaggiando il 60esimo anniversario di “L’oro di Napoli” di De Sica. Che sogno poterlo omaggiare! In questi spot Gino Rivieccio rifà il verso a Totò, Patrizio Rispo a Vittorio De Sica, Rosaria De Cicco e Mimmo Esposito sono una Sofia Loren pizzaiola e marito da spasso e il pernacchio eduardiano di Francesco Paolantoni è memorabile.
Ecco, se solo una persona si deciderà a fare gli esami in seguito alla visione di questi spot – proiettati anche sul lungomare la notte di Capodanno – sarà valsa tutta la fatica per realizzarli.
Antonio Vitale