NAPOLI – Sarà la nuova creazione dell’autore e regista Benedetto Sicca, reduce dal recente successo del suo adattamento di “La Morte della bellezza” di Giuseppe Patroni Griffi, a dare il via alla rassegna “Fuori Scena”, in programma al Teatro Nuovo di Napoli da sabato 7 febbraio a domenica 29 aprile 2015.
I quattro spettacoli in scena, firmati da Sicca, Tonio De Nitto, Marco Baliani, Emanuele Valenti, offriranno uno sguardo sulla scena teatrale contemporanea, nel solco dell’espressione artistica che ha sempre connotato il palcoscenico partenopeo, ampliandone l’offerta programmatica e la molteplicità dei linguaggi scenici.
“Fuori Scena” disegna una proposta parallela e dinamica per i suoi periodi di programmazione, che si pone l’obiettivo di mostrare, in un percorso di senso, la vitalità e la generosità delle diverse esperienze artistiche degli artisti coinvolti.
Il primo appuntamento, programmato per sabato 7 e domenica 8 febbraio, è con lo spettacolo “Il silenzio dei Cassetti”, drammaturgia e regia di Benedetto Sicca, con Paola Michelini, Cecilia Ligorio, Mauro Lamantia, Beppe Salmeti, Giorgio Sorrentino, Simone Tangolo.
L’allestimento, presentato da Ludwig – Officina di Linguaggi Contemporanei, è una drammaturgia a quadri. L’azione prende vita attraverso un meccanismo di montaggio che non segue la regola della cronologia, ma dell’accumulo; e non segue neppure la regola della logicità: il piano della realtà, il piano della finzione e il piano del sogno sono tra loro sovrapponibili per costruire delle ipotesi di intreccio in cui il farsi della realtà è piuttosto un punto di vista dei personaggi che non un racconto.
Ogni quadro è potenzialmente ascrivibile a ciascuno dei tre piani, e, come tale, contingente rispetto alla storia. Al centro delle vicende che s’intrecciano, piene di vicoli ciechi, ci sono i personaggi di Marinella e Tommaso: la loro lotta per l’affermazione della supremazia e della propria personalità, genera una rete di eventi e di relazioni, vere o presunte, che di fatto ne modificano le esistenze.
Sabato 21 e domenica 22 febbraio, la Compagnia Factory porterà in scena una versione pop di Romeo e Giulietta di William Shakespeare, adattamento e traduzione di Francesco Niccolini, con Lea Barletti, Dario Cadei, Ippolito Chiarello, Angela De Gaetano, Filippo Paolasini, Luca Pastore, Fabio Tinella, per la regia di Tonio De Nitto.
Tra le luminarie di una Verona senza tempo, “gli amanti segnati dalle stelle” di Shakespeare celebrano il loro sfortunato amore nel secondo lavoro della Compagnia Factory che, dopo il Sogno di una notte di mezza estate, prosegue la rilettura pop di un altro classico del Bardo.
Il nuovo lavoro della giovane compagnia trasforma la tragedia di Shakespeare in una commedia corale, affidata a sette attori ben assortiti, provenienti da quattro realtà teatrali pugliesi e qui impegnati in un testo adattato da Francesco Niccolini, che l’ha interamente riscritto, conservando l’impianto originale e alleggerendolo con versi in rima che ne esaltano la destinazione più spedita.
Tutto è gioco, tutto è capriccio, il ritmo e il tono scherzosi, la storia spesso comica, fino a prova contraria, fino al sangue versato, fino a un padre che dà della puttana alla figlia, fino alla morte dei compagni di gioco, fino al rimpianto più feroce e alla colpa.
La rassegna proseguirà, sabato 28 e domenica 29 marzo, con lo spettacolo Identità di e con Marco Baliani e Maria Maglietta, presentato da Produzione Casa degli Alfieri.
La parola Identità ci viene incontro in ogni momento della nostra vita sociale, oggi, più ancora di quanto non accadesse anni fa. È come una parola puntaspilli, dove vanno a infilarsi e a convergere una pluralità di temi, di sostanze, ma anche di racconti.
Nello spettacolo torna spesso una domanda “chi sei tu?”, che rimanda subito a una domanda complementare “chi sono io?”. L’identità di ciascuno si definisce a partire dalla relazione con l’altro, per questo è una parola densa di conflitti e contraddizioni, per definirla serve sempre un’alterità, qualcuno o qualcosa con cui confrontarsi e da cui differenziarsi.
Nei secoli ma anche in tempi a noi prossimi, esaltando la parola Identità abbiamo visto compiersi massacri, negandola abbiamo visto compiersi stermini. Identità religiosa, identità etnica, identità sessuale, identità nazionale, identità genetica, identità biologica, l’elenco potrebbe continuare a lungo. Lo spettacolo tenta di toccare qualcuno di questi “territori”, come può fare il teatro, mettendo in scena conflitti, facendo domande, senza dare soluzioni univoche, riflettendo su come la parola Identità si presti ad essere relativizzata e modificata a seconda dei contesti.
A chiudere il ciclo di spettacoli, sabato 28 e domenica 29 aprile, sarà la compagine Punta Corsara con la loro ultima creazione Hamlet Travestie di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella, con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella, per la regia e spazio scenico di Emanuele Valenti.
A partire dalla suggestione di Hamlet Travestie, riscrittura burlesque settecentesca di John Poole in cui la parodia afferma l’autorità dell’Originale, passando per Don Fausto di Antonio Petito, lì dove invece l’Opera diventa vicenda matrice di altre vicende, immaginiamo una famiglia napoletana a noi contemporanea, i Barilotto, in un quadro di sopravvivenza quotidiana: il lavoro, la casa, i debiti, i figli.
Ognuno vincolato al legame con l’altro, in una stasi violenta in nome dell’unità. Dissociato, se ne sta Amleto, il figlio senza padre, ad alimentare un conflitto di dubbi e paure. Intorno a lui, la vicenda shakespeariana diventa il canovaccio di un’improbabile tragedia redentiva, una fallimentare distribuzione di ruoli e di pesi, in una famiglia fuori di sesto.
Una farsa amara e divertente che rielabora la tradizione napoletana senza tradire minimamente le suggestioni del testo originale.