NAPOLI – Inaugurata martedì 24 febbraio all’istituto Grenoble la mostra fotografica “Tunus” di Matteo Pedicini.
Il lavoro artistico del giovane appassionato di fotografia, e frutto di un intenso viaggio on the road attraverso i luoghi più nascosti e magici della Tunisia. Ma è anche molto di più: è un itinerario alla ricerca di una cultura di un popolo e di una terra vicina, eppure lontana.
“Tunus” è il nome con cui i Berberi, antico popolo originario della regione, chiamano la loro terra. Ed è proprio alle radici della Tunisia che Matteo è riuscito a posare il suo sguardo; il suo obiettivo si focalizza su persone comuni. Il suo è un approccio umano ed intimo.
«Ho conosciuto la grande ospitalità di coloro che ho incontrato ed ho percepito l’affetto e la semplicità del popolo tunisino», ha raccontato Matteo.
Matteo Pedicini, appena 23 anni, studia fotografia al Centro Sperimentale di Roma e nella sua città è all’esordio come artista. Intende seguire le orme del padre Luciano Pedicini che, con il suo lavoro artistico e il suo archivio, è un punto di riferimento per la fotografia a Napoli.
«È ovvio sentire la pressione per essere continuatore di una famiglia di fotografi (è stato il nonno Rocco a dare inizio all’attività ndr), e non voler deludere. Ma mi dà grande motivazione essere apprezzato e soprattutto riconosciuto per quello che faccio», ha spiegato Matteo a Lo Speaker.
«In un certo senso è strano essere davanti all’obiettivo, quando solitamente sei dall’altra parte», ha poi scherzato.
L’esposizione si terrà fino a martedì 17 marzo all’Institute Français “De Grenoble”, in via Crispi, sede del consolato francese e edificio storico, progettato dall’architetto Lamont Young in stile neorinascimentale.
Hanno presieduto all’inaugurazione il console francese e l’ambasciatore tunisino. Si sono molto complimentati per un lavoro che lascia davvero a bocca aperta. Dala capacità di immortalare volti, espressioni e paesaggi mozzafiato traspare infatti la bravura e la grande sensibilità artistica del giovane fotografo.
«Ciò che più mi è rimasto impresso della Tunisia è il suo essere un ponte tra passato e futuro».
E presente e futuro sono i protagonisti dei suoi scatti, anziani bottegai e ragazzini che sorridono spensierati davanti. « È evidente che in quel mondo ancora poco occidentalizzato, ci si sente più liberi», confessa l’autore.
Poi Matteo Pedicini rivela la sensazione più intima della sua esperienza: «Quella notte avremmo dormito per la prima volta nel deserto. Un tunisino conosciuto qualche ora prima, quando seppe la cosa ci disse che l’indomani, avremmo saputo cosa significava davvero la parola libertà».
(Foto di copertina by Matteo Pedicini)
Gianlorenzo Attanasio