PARIGI – Il Palais de Tokyo fu realizzato negli anni Trenta del secolo scorso, in occasione dell’Esposizione universale di arte e tecnologia (1937). Da questo momento in poi ha dato spazio ad eventi culturali di ogni genere: installazioni, esposizioni temporanee e conferenze legate alle arti cinematografiche e figurative.
Ben noto per l’eclettismo delle sue scelte, e coerentemente a questa esigenza di sperimentazione artistica, a partire dal 18 febbraio e fino al 17 maggio 2015, il Palais ospita una suggestiva esposizione che rende omaggio allo scultore greco T. Vasilàkis, meglio noto come Takis, in occasione del suo novantesimo compleanno, dal titolo “Campi Magnetici” in cui è possibile ammirare alcuni dei suoi lavori più significativi (circa 50 opere).
Lo scultore, nato ad Atene nel 1925 e trasferitosi a Parigi nel 1955, frequentò la corrente artistica del ”Nuovo Realismo”, cui fece seguito una fase di intensa sperimentazione nel campo della raffigurazione del paesaggio tecnologico. Takis ha sempre mostrato di indulgere verso i fenomeni del magnetismo e della gravità terrestre, e si avverte, nelle sue opere, una spinta costante nel cercare di valicare i limiti dell’attrazione gravitazionale. La sua passione, che trae origine dall’osservazione giovanile di un radar, mentre si trovava in un aereoporto, lo ha portato ad esplorare i fenomeni dell’elettromagnetismo e dell’energia cinetica, che la sua capacità di astrazione ha veicolato nelle realizzazione di insolite opere d’arte.
La sua pratica artistica, nello specifico, offre esempi di sculture in movimento, attraverso l’utilizzo di oggetti magnetici, su cui innesta ulteriori elementi, creando un’originale combinazione di musica e luce, come le Sfere Musicali, con la loro fascinosa e minimale eleganza, in grado di librare nell’ambiente circostante un motivo musicale prodotto dallo spostamento dell’aria apportato dal passaggio del visitatore, o i “Telelumieres” lampade dalle forme antropormofe, la cui luce viene modificata da elettrocalamite.
Una delle sue creazioni più recenti s’accorda, sembrerebbe, allo sguardo di un silenzioso visitatore che osserva di notte una stazione di smistamento. Takis stesso ha, in più occasioni, ammesso quanto entusiasmo gli suscitasse questo luogo. “Segnali” è, per l’appunto, un’installazione che si dipana in una serie di appuntiti ed esili steli di metallo, alle cui estremità sono posti oggetti di vario tipo.
Si susseguono, nelle sale del Palais, plastici contemporanei d’avanguardia, che rivelano l’indole infaticabile di uno scienziato-artista, determinato ad imprimere alla sua scultura le leggi matematiche della scienza, pur rimanendo fedele alla pratica scultorea in tutta la sua classicità. Figure umane in bronzo e ferro, sulle quali pendono cilindrici magnetici, che rivelano una, non troppo esplicita, allusione alla sfera della sessualità.
Lo stesso sculture non ha mai taciuto di essere stato ammaliato dall’arte greca arcaica e dal surrealismo dello scultore italiano Alberto Giacometti.
Nonostante la non troppo immediata accessibilità, al grande pubblico, delle sue creazioni, il talento indiscusso di Takis lo ha condotto ad esporre le sue opere in alcuni dei musei più famosi al mondo come il Kunstverein di Hannover e il Museum of Modern Art di New York.
Anche l’Italia ha, peraltro, reso omaggio al cinetico scultore, in più allestimenti, come ad Acireale (Catania) e a Milano.
Francesca Mancini