NAPOLI – Al Teatro Elicantropo andrà in scena da giovedì 26 marzo a domenica 29 lo spettacolo “La vela nera di Teseo” di Valeria Moretti, scrittrice e autrice, presentato dalla “Compagnia del Metateatro” diretta da Pippo Di Marca.
La piéce vede la regia e l’interpretazione di Gianni De Feo, attore e cantante, la scenografia curata da Roberto Rinaldi, le foto di scena da Manuela Giusto e i costumi da Sonia Piccirillo.
Lo spettacolo propone un’inedita lettura del mito di Teseo: il suo percorso per uscire dal labirinto di Cnosso è il viaggio dell’eroe verso il ritrovamento di sé stesso. Teseo dopo un rito propiziatorio si prepara al cammino danzando il sirtaki e avvolgendosi nella sua ampia vela nera. Il labirinto è il simbolo dell’abisso più oscuro del cuore umano. L’urlo solitario del Minotauro invece che emerge da spazi interiori, labirinti non ancora esplorati, sembra invocare urgenti desideri carnali.
La voce di Gianni De Feo accompagna lo spettatore nel turbinio emozionale di cui è preda Teseo, imprigionato nel labirinto, nel quale si stagliano le sagome dei ricordi e dei tormenti dell’eroe. Teseo è trattenuto dal timore che una volta abbandonate quelle tenebre inestricabili possa essere coinvolto dal loro fascino.
Il filo donatogli da Arianna si svolge lentamente dalle sue dita e gli consente di raggiungere un equilibrio che rappresenta però solo una vittoria momentanea. Poi la giovane, come intorpidita da uno stato ipnotico, canta e lamenta il suo abbandono.
Le atmosfere dello spettacolo si incastrano su diversi piani espressivi e linguistici che oltre a scandire il ritmo sonoro, sembrano tracciare il percorso di Teseo verso l’esperienza della conoscenza. Una leggera fragranza di sensualità pervade il suono, il colore, il gusto della scena. La musica fa da contrappunto fino a diventare canto.
I personaggi si riflettono come attraverso specchi frantumati, immagini della stessa anima, carnali e mistici insieme. Al suono di un’unica voce si cercano, si rifiutano, si abbandonano. L’atemporalità dell’azione si dilata, contrapponendo passato, futuro e presente.
Lo spazio scenico, labirinto immaginario, si arricchisce di volta in volta di elementi scenografici fino a chiudersi in un labirinto reale. Infine Teseo si veste d’oro abbandonando la vela nera, simbolo di ribellione, dell’abbandono degli schemi, delle paure e del lutto delle convenzioni, mentre Arianna si trasfigura in una corona di luci.
L’eroe quindi recide il filo che simboleggia il suo limite ed esce dal labirinto per immergersi in una nuova luce sulle note di un’antica ninna-nanna. Il mito così continua ad affascinare con i suoi incanti e a raccontare il mistero dell’uomo in uno … «Sbalorditivo accecante interno nero nella più profonda delle nostre grotte».
Valeria Moretti infatti afferma: «È certamente questa la leggenda più popolare dell’antichità. Una favola che attraversa tremila anni di storia. Sarà perché ha molto a che vedere con il nostro inconscio, tra profonde ombre e improvvise luci. Per districare la matassa lasciamo dunque che il filo si dipani da sé. Entriamo nel cerchio e la nostra risonanza interiore affiorerà liberamente».
Tiziana Muselli