La Festa dei 4 Altari di Torre del Greco è una celebre manifestazione religiosa che cade la domenica successiva alla solennità della SS. Trinità, precedendo quella del Corpus Domini. Ricorda la liberazione dal servaggio feudale della cittadina vesuviana risorta ben 24 volte dalle eruzioni del Vesuvio. Infatti il motto comunale inneggia alla leggenda dell’araba fenice.
Feudo di Gionanni Caracciolo detto Sergianni nel 1418, passato poi ad Antonio Carafa detto Malizia nel 1430, nel 1698 a Nicola Guzman e quindi a Geltrude, baronessa di Wolf de Guttenberg e contessa di Berlips, che lo vendette a Mario Loffredo, marchese di Monteforte, di nota famiglia patrizia torrese.
Nel 1699 gli abitanti di Torre del Greco inviarono una loro delegazione a re Carlo II d’Asburgo in Spagna per offrire il prezzo del riscatto dal feudalesimo, ben 116mila ducati. Designarono il nuovo marchese nella persona di Giovanni Langella, nobile locale che fu simbolico feudatario in nome del re. I suoi discendenti furono signori anche in nome dei Borbone dal 1734 fino al 1806 quando con Giuseppe Bonaparte fu abolito il privilegio feudale.
I principali animatori della festa dei 4 Altari furono sempre operai, pescatori e dirigenti delle corporazioni del Cammeo, Tartaruga e Corallo in specie dal 1773 al 1790 e cosi per tutto l’800.
Nella Domenica delle Palme si cominciavano ad allestire quattro altari, uno per ogni quartiere, ovvero enormi installazioni scenografiche sacre.
Anticamente tutti, artisti e artigiani concorrevano gratuitamente per preparare la festa – che si svolgeva nel mese di maggio e durava ben quattro giorni – e gli altari in legno alti fino a 4 metri, addobbati con coperte, arazzi, tele fini adornate, nappi con scene bibliche, cartapesta argentata.
Nella processione queste installazioni venivano portate per le strade. Gli itinerari cominciavano sempre con la benedizione alla chiesa di Santa Croce, tra luminarie, fiaccolate, alla presenza del vescovo o arcivescovo, e spesso anche dei Borbone e della nobiltà al seguito, delle grandi famiglie dei corallari. I reali venivano omaggiati con cesti di spighe di grano e fiori, tra musiche e canzoni, tammorre, danze popolari, fiumi di vino e di cibo.
Il percorso si snodava tra archi finti dipinti: carrozze di nobili e di borghesi e popolani a piedi scalzi e tanti napoletani in visita a Torre del Greco che giungevano in treno sin dal 1839 con la ferrovia, tra messe votive nelle principali chiese, il popolo che cantava e pregava per le vie e per le piazze.
Dal 1857 le luminarie delle lampade a olio del ‘700 vennero sostituite da quelle dei lampioni cittadini a gas.
Con l’unita d’Italia la festa dei 4 altari continuò l’uso dell’offerta delle spighe di grano, non più ai reali ma alle guardie daziare e finanzieri sabaudi.
Pur avendo gradatamente perso il suo sfarzo iniziale, la Festa dei 4 altari fu celebrata anche dopo il 1861.
Negli ultimi anni la festa ha toccato momenti celebri nel 1990 e nel 1996.
Michele Di Iorio