L’Astrologia non è basso occultismo ma madre di discipline esatte come l’astronomia, la magia naturale si chiamò poi fisica e così come l’alchimia, da cui derivò la chimica e la filosofia matematica.
Luca Gaurico, una mente poliedrica, un genio, nato il 12 marzo 1475 nel salernitano, a Gauro, oggi Montecorvino Rovella e allora Stato di Giffoni Valle Piana, cittadina alle falde del monte Licinici, un territorio ricco di ulivi, pascoli e sorgenti. Un vero paradiso terrestre ancor oggi.
Gaurico rimase a Giffoni fino alla morte di suo padre Bernardino Linguiti. Quindi partì con i fratelli Agrippa, Plinio e Pomponio. Nel 1502 si laureò in Scienze Matematiche, a Padova. Fino al 1506 insegnò matematica per Giulio Bordone della Scala, sotto la protezione del cardinale Ascanio Sforza, cui dedicò nel 1505 un oroscopo famoso.
Fino al 1507 fu docente di Astrologia alle scuole serali universitarie di Bologna. Poi seguì a Ferrara il cardinale Cristoforo Madruzzo, dove ebbe l’incarico lettore di Matematica all’Università.
Nel suo discorso inaugurale ricordò grandi astrologi come Bonatti, Ficino, Trapezunzio, Purbach, Müller e il suo predecessore Pietro Bono Avogario.
Nel 1509 a Bologna stese l’oroscopo per il marchese di Mantova, dove si fermò per tre anni. Qui incontrò il fiorentino Giovanni de’ Medici, che, dopo che si era fatto leggere la mano dal francescano fra’ Serafino, volle confrontare il responso sul suo destino di politico con l’oroscopo.
Gaurico passò dunque ad insegnare Scienze Matematiche alla Sorbona di Parigi, pur conservando le cattedre di Astrologia a Mantova e in seguito a Perugia.
Risale al 1524 la pubblicazione a Venezia di un Trattato astrologico che gli valse gli elogi del chirurgo Mariano Santo da Barletta, che condivise il pensiero di Gaurico riguardo l’influenza dell’astrologia e della fisiognomica sul cervello e sui visceri. Infatti sostenne questa tesi nei processo a Pietro Aretino e a Girolamo Cardano, accusati di essere negromanti e astrologi da strapazzo.
Nel 1529 Gaurico fu a Bologna per l’incoronazione di a imperatore e re d’Italia Carlo V d’Asburgo. Qui stese un oroscopo per il cardinale Alessandro Farnese dove auspicò il suo futuro papato. Per riconoscenza il cardinale nel 1531 elevò a vescovato la natia Giffoni, sapendo quanto Gaurico amasse la sua terra.
Nel 1532 pubblicò le Effemeridi Astrologiche, diventate celebri in tutta Europa.
Nel 1535 il Farnese, eletto papa con il nome di Paolo III, lo chiamò a Roma, con gli incarichi di Astrologo e professore di Matematica. Inoltre e lo nominò suo commensale e Cavaliere di San Pietro. Qui Gaurico stampò il suo Trattato di Astrologia giudiziaria. Paolo III lo protesse sempre, tanto che lo nominò nobile coscritto romano nell’aprile 1543 e suo astrologo di corte. Addirittura lo consacrò vescovo di Civitate in Capitanata.
In seguito occupò la cattedra di Matematica all’università di Napoli, dove aveva studiato con i fratelli al Real Liceo scientifico.
Luca Gaurico stampava e traduceva opere di filosofia, matematica, alchimia e astrologia dei più grandi studiosi arabi della Spagna e della corte sveva, e intratteneva una fitta corrispondenza con tutti gli scienziati d’Europa. Fu grande ammiratore di Copernico.
Nel 1550 a causa dell’ostilità di molti suoi nemici rinunziò al vescovato e si ritirò a Venezia, ove due anni dopo scrisse un bellissimo testo sul duca di Mantova e tanti altri trattati di astrologia e oroscopi per cardinali, papi, vescovi, per i dogi, Carlo V, per i reali francesi, mostrando sempre l’esattezza dei suoi calcoli astrologici.
Costretto nel 1552 all’esilio da Venezia dalla malevolenza dei suoi nemici, Gaurico riparò a Bologna. Due anni dopo tradusse le tavole astronomiche del tedesco Iohannes Blanchinus.
Luca Gaurico non tralasciò il suo destino: fece il suo oroscopo di vita definendo che doveva morire nel marzo 1558 nella sua casa di Bologna circondato dai 5000 volumi della sua preziosa biblioteca.
Stilò un testamento olografo il 5 marzo del 1558. Morì serenamente il giorno dopo in Pesci, in un una giornata di sole ricevendo l’Estrema Unzione dal suo padre confessore, un monaco francescano, con il Crocifisso sulle labbra, inviando un saluto ai suoi compaesani
La biblioteca venne donata per sua volontà a Gauro di Giffoni Valle Piana, dove si conserva ancora oggi « … pur guasta e dispersa».
Michele Di Iorio