GIAPPONE – Nel Sol Levante la saggezza, le tradizioni e i colori si sposano dando vita a feste dal sapore magico. Una di queste è Kodomo no hi, giorno dei bambini che si celebra il 5 maggio ed è dal 1948 una festività nazionale. Questa giornata celebra la buona sorte, il benessere, la felicità dei bambini e la gratitudine per la loro crescita in salute.
Anticamente la ricorrenza si chiamava Tango no Sekku: da Tan, inizio o primo, go, cinque e Sekku, festa stagionale. Questa ricorrenza infatti veniva celebrata il quinto mese secondo il calendario lunare segnando l’inizio dell’estate e della stagione delle piogge. Quando poi il Giappone acquisì il calendario gregoriano la festa iniziò ad essere celebrata il 5 maggio.
È probabile che la nascita di questa ricorrenza risalga al regno dell’imperatrice Suiko (592-628 d.C.), mentre la datazione a dopo il periodo Nara (710-d.C.). Tango no Sekku era dedicata solo ai bambini maschi, solo in seguito venne estesa anche alle bambine.
La festa ha origine da antiche tradizioni rurali: a maggio i contadini scacciavano gli insetti che insidiavano le piante, spaventandoli con striscioni coloratissimi dalle figure grottesche. Inoltre nella cultura cinese, secondo il calendario lunare, maggio è il mese della purificazione in cui vengono compiuti riti propiziatori contro gli spiriti malvagi.
Durante il Kodomo no hi le famiglie innalzano, per ogni figlio, su dei pennoni i konobori, maniche a vento colorate raffiguranti delle carpe, che mosse dalla brezza, ricordano il nuoto di questi pesci. La scelta della carpa deriva da una leggenda cinese secondo cui il pesce è in grado di nuotare contro corrente e di risalire le cascate trasformandosi in un possente drago: rappresenta dunque tenacia, forza, coraggio e perseveranza, messaggio augurale per i bambini.
Altre tradizioni di questa festività sono le filastrocche e l’esposizione di bambole di guerrieri, i kabuto ningyo dall’elmo e l’armatura (kabuto è il tradizionale elmetto militare giapponese). In origine le bambole guerriere venivano esposte per imprimere lo spirito dei samurai sui bambini, ma con il tempo la festa perse il suo significato militaresco.
Viene inoltre raffigurata anche la bambola di Kintaro con il kabuto mentre cavalca una grandissima carpa, auspicio affinché il bambino cresca forte e sano. Kintaro fu un samurai del periodo Heian (794-1185) famoso per la grande forza che aveva da piccolo. La leggenda racconta infatti che giocasse con gli animali di montagna e cavalcasse un orso.
I cibi tipici di questa ricorrenza sono dolci di pasta di riso: ichimaki dango, polpette avvolte in foglie di bambù e i kashiwa-mochi avvolti in foglie di quercia e ripieni di anko, una marmellata giapponese. Le foglie scelte sono simbolo di bravura, forza e perseveranza.
Tiziana Muselli