‘O munaciello

munacielloNelle viscere della Napoli antica, nei meandri delle sue plurisecolari tradizioni e credenze, la leggenda di ‘o munaciello, il piccolo monaco, entità spiritica burlona e benevola, dispettosa e temuta ma anche fortemente rispettata dai partenopei, ha una straordinaria popolarità.
La credenza popolare vuole che abbia l’aspetto di un bambino nano o deforme dalle sembianze senili, vestito di un saio monacale. Le sue origini potrebbero essere attribuite ad un evento realmente accaduto. Nel 1445 durante il regno di Alfonso V d’Aragona, Caterinella Frezza di Ravello, figlia di un ricco mercante di stoffe s’innamorò, ricambiata, di un giovane garzone, Stefano Mariconda.
L’amore dei giovani fu ostacolato dalla famiglia di lei a causa del diverso ceto sociale. Stefano e Caterinella però s’incontravano clandestinamente di notte sul terrazzo di casa Frezza che il giovane raggiungeva attraversando i tetti delle case. I Frezza quindi inviarono dei sicari per uccidere Stefano pugnalandolo e spingendolo giù nel vicolo dove fu trovato morto il giorno dopo.
Caterinella, in stato interessante, si ritirò nel Monastero delle 33 suore. Il bambino che diede alla luce si racconta fosse nano o deforme e venise vestito con abiti monacali, denominato per questo o’ munaciello. Il popolo e la famiglia paterna assunse nei riguardi del fanciullo un atteggiamento di disgusto e di odio schernendolo e facendogli degli sgarbi. Il 22 marzo del 1456 il bambino fu trovato strangolato in una cloaca e la giornalista e scrittrice Matilde Serao sostiene che sia stato ucciso dai Frezza. La sua scomparsa fece dunque nascere la leggenda.
Si narra che successivamente numerose siano state le sue apparizioni in diversi quartieri di Napoli. Gli furono attribuiti poteri magici: quando indossava un cappuccio rosso era segno di buon auspicio per i poveri, mentre quello nero annunciava la malasorte ai cattivi e agli abbienti.
Attualmente si ritiene che le sue manifestazioni si paleserebbero soprattutto nelle abitazioni. La sua presenza può essere simpatica, e in questo caso lascia soldi, dona tesori o fa scherzi innocui da cui è possibile trarre numeri fortunati da giocare al lotto. Ma può anche rivelarsi antipatica, e allora fa dispetti: rompe le stoviglie o nasconde oggetti, fa apprezzamenti nei confronti di belle donne palpeggiandole.
Secondo la leggenda coloro che hanno ricevuto la visita del munaciello non devono rivelarlo altrimenti riceverebbero disgrazie e sciagure. Inoltre la credenza di questo spirito secondo un’ulteriore ipotesi potrebbe anche risalire al fatto che ‘o munaciello fosse il gestore di antichi pozzi d’acqua. Potrebbe così penetrare facilmente nelle abitazioni passando attraverso i canali utilizzati per calare il secchio sia per fare dei dispetti a coloro che non pagavano i suoi servizi sia per approfittare della compiacenza di donne sole.
Infine un’altra origine potrebbe essere nata dall’esigenza del popolo di voler esorcizzare la paura dell’entità demoniaca vedendola sotto un aspetto goliardico.
La figura del munaciello è stata trasposta in numerose opere letterarie, teatrali tra cui “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo e “La gatta Cenerentola” di Roberto De Simone.

Tiziana Muselli