SHIBUYA (TOKYO) – È l’8 marzo 1935. I giapponesi ritrovano in strada la salma del cane Hachiko. Sono impietositi, commossi e si raccolgono in preghiera accanto a lui, simbolo di fedeltà incondizionata. Hachiko aveva un’età inoltrata ed era morto di filariasi, una malattia parassitaria.
La notizia raggiunge le prime pagine di tutti i giornali ed il governo dichiara il lutto nazionale. Il cane aveva atteso invano per circa dieci anni alla stazione di Shibuya il rientro del suo padrone, il professore Hidesaburo Ueno. L’uomo morì colto da un ictus durante una lezione il 21 maggio 1925, e non fece più ritorno a casa. Hachiko si era recato ogni giorno alla stazione alle stessa ora in cui era solito tornare Ueno. Durante questo periodo coloro che frequentavano questo luogo ebbero modo di conoscerlo e prendersi cura di lui. La fama della sua fedeltà si era estesa in tutto il Giappone tanto che i nipponici lo avevano ribattezzato Chuken Hachiko (cane fedele Hachiko). Molti si recarono a Shibuya per vederlo ed accarezzarlo.
Hachiko (da hachi, otto, numero beneaugurante e ko, vezzeggiativo) esemplare maschio di razza Akita Inu bianco, era nato il 10 novembre in una fattoria ad Odate. Ueno lo adottò all’età di due mesi portandolo con sé nella sua casa di Shibuya.
Il professore insegnava al dipartimento agricolo dell’Università Imperiale di Tokyo e per raggiungere il luogo di lavoro si spostava ogni giorno con il treno. Hachiko lo accompagnava alla stazione e lo attendeva fino al suo ritorno.
Nell’aprile 1934 l’artista Teru Ando realizzò una scultura in bronzo, posta nella stazione di Shibuya, che rappresentava il cane. Un’altra scultura di Hachiko fu realizzata anche ad Odate alla cui inaugurazione fu presente lo stesso cane. Durante la seconda guerra mondiale il Giappone ebbe bisogno di metallo per la costruzione di armi e fece fondere la statua di Hachiko. Nel 1948, Takeshi Andu, figlio di Teru, ebbe il compito di costruire nuovamente la scultura del cane erigendola nel medesimo luogo della precedente.
Il corpo di Hachiko attualmente è esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo. La sua salma è preservata dalla decomposizione tramite la tassidermia, tecnica di preparazione e conservazione dei corpi degli animali. Alcune sue ossa invece sono sepolte accanto alla tomba del padrone al cimitero di Aoyama, dove è stato eretto un monumento anche per il cane.
Pochi anni fa un team di scienziati ha sostenuto che Hachiko sia morto a causa di un cancro al cuore e ai polmoni. Sono giunti a questa conclusione perché è stato possibile analizzare con moderni esami diagnostici gli organi dell’animale, conservati all’Università di Tokyo. Il team ha ribaltato così il risultato dell’autopsia effettuato dai ricercatori dell’Università di Tokyo dopo la morte di Hachiko che rilevò ascaridi nel cuore e del liquido nei polmoni del cane.
Il giorno dell’anniversario della morte di Hachiko, ogni anno, viene organizzata una cerimonia per celebrare la sua fedeltà. Quest’anno, per gli 80 anni della sua morte, l’Università di Tokyo lo ha ricordato con un’altra statua che lo rappresenta insieme al suo padrone.
La storia di Hachiko ha ispirato la letteratura ed il cinema. Tra i libri “Hachiko: The True Story of a Loyal Dog” di Pamela S. Turner, “Hachiko Waits” di Lesla Newman. Tra i film nel 1987 il giapponese “Hachiko monogatari” di Seijiro Koyama che racconta l’intera vita del cane. Nel 2009 invece il remake americano “Hachiko: a Dog’s Story” di Lasse Hallstrom interpretato da Richard Gere ed uscito nelle sale italiane con il titolo di “Hachiko: il tuo miglior amico”. Inoltre la “Culture Broadcasting Network” trovò in Giappone una registrazione di Hachiko mentre abbaiava. Fu trasmessa in radio il 28 maggio 1994 ottenendo alti ascolti. Hachiko ancora oggi continua a vivere nel ricordo dei giapponesi.
Tiziana Muselli