Dal telegrafo ottico dei primi dell’Ottocento a quello elettrico del 2 luglio 1852, alla radio fine ‘800 di Marconi: furono i primi passi che portarono alla nascita della televisione.
Si può dire che tutto sia partito nel 1873 con la scoperta delle proprietà fotoelettriche del selenio, cui seguirono i primi esperimenti del 1875 dei due fisici inglesi Carley e Senlech. Nel 1884 altri passi avanti furono fatti dal fisico tedesco Paul Nipkow con il progetto del disco rotante provvisto di minuscoli fori attraverso i quali filtrava la luce che esplorava l’immagine da trasmettere.
Nel 1926 l l’ingegnere scozzese John Logie Baird riprendendo il progetto del 1897 del tubo catodico del fisico tedesco Ferdinand Braun, realizzò da Londra una trasmissione con un televisore rudimentale di una piccola immagine analizzata su 28 linee. Nel 1929 invece il trasmettitore inglese di Daventry iniziò trasmissioni su 30 linee.
Nel 1928 in Gran Bretagna si tentarono trasmissioni televisive a colori. Negli USA invece già andavano in onda brevi sceneggiati televisivi, tra cui “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello. Il primo ripetitore venne installato sull’Empire State Building di New York.
Nel 1929 iniziarono esperimenti televisivi anche in Italia, nella sede di corso Italia 1 a Milano negli ambienti ufficiali dell’Eiar (Ente Italiano Radiofonico), dove due ingegneri, Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti, effettuarono i primi tentativi di trasmissione televisiva a distanza servendosi dell’immagine di una bambola lenci che appariva sgranata e annebbiata su un rudimentale monitor.
Nel 1934 al teatro di Torino, sede della direzione nazionale dell’Eiar, iniziarono regolari esperimenti di trasmissioni televisive.
il 22 luglio del 1939 a Roma nel quartiere Prati sorse la terza sede Eiar, e venne installato un altro ripetitore televisivo di 2 kw nella sede di Montemario. In seguito anche Milano ne fu dotata in occasione della XI mostra della radio e della XXI Fiera Campionaria.
A quell’epoca andavano in onda trasmissioni di regime con documentari dell’Africa coloniale italiana, parate e marce, discorsi del duce, visite di Mussolini e di statisti come Hitler. Praticamente era uno strumento di propaganda.
In Inghilterra dal 1936 vennero effettuate regolari tramissioni giornaliere televisive della durata di due ore dall’Alexandra Palace di Londra, mentre in Francia e in URSS dal 1938.
Il 30 aprile 1939 iniziarono regolari trasmissioni televisive in USA con la fiera mondiale di New York con 10 ore di programmi al giorno. Nel 1941 ben 5000 americani possedevano un apparecchio televisivo.
In Europa gli esperimenti di trasmissioni televisive regolari vennero interrotte con lo scoppio della guerra. Ripresero in Francia nel ’44, nel ‘45 in URSS e in Gran Bretagna nel ‘46.
Bisogna aspettare il ’49 perché l’Italia riprenda a Torino i suoi esperimenti con qualche programma sperimentale giornaliero nella sede della direzione ex Eiar, che dal ‘44 aveva preso il nome di Rai. All’epoca gi apparecchi televisivi costavano 250mila lire, oltre il doppio dello stipendio mensile italiano medio: un poliziotto ne guadagnava 30mila.
L’anno seguente gli esperimenti televisivi continuarono anche a Milano e nel ‘52 a Roma con telegiornali locali e telecronache nazionali tra cui il Giro d’Italia,il Gran Premio automobilistico di Monza, ma anche eventi civili e religiosi, come la benedizione Urbi et Orbi di papa Pio XII o la morte dell’ex ministro conte Sforza.
Naturalmente non si trattava di trasmissioni in diretta ma in differita. Vigeva inoltre un clima di pressante censura borghese e religiosa: in quegli erano vietati l’uso in trasmissione di parole come aborto, divorzio, adulterio, prostituzione, membro.
Nel 1953, già prima delle trasmissioni regolari giornaliere, gli abbonati erano ben 360mila.
Fu la domenica del 3 gennaio 1954 alle ore 11 che Fulvia Colombo, l’antesignana delle signorine buonasera, annunciò in collegamento da Torino: «Signore e signori, oggi hanno inizio le trasmissioni ufficiali della Televisione italiana».
Mezz’ora dopo in collegamento da Roma Riccardo Paladini fece la telecronaca dell’inaugurazione della sede romana della Rai con la benedizione dell’inviato del papa.
Il primo direttore generale della Rai fu Vittorio Veltroni.
Il 19 novembre del 1955 prese il via la famosissima “Lascia o raddoppia” con il giovane presentatore Mike Bongiorno; nel 1957 i telegiornali, le cronache e il mitico Carosello. Nel 1960 la tribuna elettorale che l’anno successivo si trasformò in tribunal politica, dando spazio alle opposizioni politiche al governo italiano.
Nel 1960 ebbe inizio il programma “Non è mai troppo tardi” condotto dal maestro Alberto Manzi, che insegnò a leggere e a scrivere agli italiani dando un colpo al diffuso analfabetismo.
Il secondo canale televisivo nazionale entrò in funzione nel novembre del 1961 e l’anno seguente iniziarono i collegamenti via satellite con gli Stati Uniti d’America.
Nel 1963 gli abbonati Rai erano saliti a 4 milioni e mezzo. Il mercato televisivo in Italia come nel mondo prese sempre più piede, portando nelle case un universo inimmaginabile da dove ebbe inizio il “villaggio globale”.
Nel 1979 nacque il 3 canale nazionale nella sede Rai di Napoli Fuorigrotta. La prima prova televisiva a colori nazionale risale al 1977 con il sistema tedesco PAL.
Michele Di Iorio