PISTOIA – Un’intera generazione è accorsa in piazza Duomo venerdì 24 luglio per ascoltare e acclamare Sting, la star inglese che con la sua musica ha fatto registrare il tutto esaurito.
In fila in via degli Orafi, già dalle prime ore del pomeriggio con temperature non proprio confortevoli, c’erano i suoi fan ad attendere uno degli artisti internazionali più attesi della 36ma edizione del “Pistoia Blues”. Mentre alcuni facevano la fila, altri erano alla disperata ricerca dei biglietti, ormai introvabili.
Nella serata una lieve brezza ha fatto abbassare le temperature, ma non il calore del pubblico che cresceva con il passare dei minuti.
Sul palco la scenografia era minimale, solo gli strumenti e l’impianto luci. Tutto a preannunciare che la vera protagonista della serata sarebbe stata la musica.
Il concerto si è aperto con la performance del giovane James Walsh che ha presentato sia pezzi del suo ultimo album sia altri brani classici.
Sting ha iniziato a suonare puntualissimo, alle 21.30. Ottima forma fisica, fisico scolpito, sottolineato da una t-shirt e da jeans aderenti, barba incolta a velare i lineamenti sensuali di un artista dal grande fascino ed eleganza.
Sulle prime note di “ If I Ever Lose My Faith in You”, la piazza si è accesa. Stessa grinta di venti anni fa, energia esplosiva, espressa dal suo basso consumatissimo.
Ad accompagnarlo c’era la sua band composta da Domenic Miller alla chitarra, David Sancious alla tastiera, e dal batterista italoamericano Vinnie Colaiuta. Infine la vocalist Jo Lawry ed il giovane e bravissimo violinista Peter Tickell.
Un’incessante carrellata di pezzi leggendari: su diciannove brani, dieci erano dei Police. Non si è risparmiato il “ Pungiglione” a far riecheggiare le note di un pezzo importante della sua carriera: uno dei tanti brani proposti in scaletta era “ Every Little Thing she Does is Magic”.
Del suo repertorio punk ha suonato anche “ Driven to tears” e la dolce melodia di “Fields of Gold “. Non potevano mancare brani classici come “ Message in a Bottle” e “ Shape of my heart”.
Intensi anche gli assoli, tra i quali quello di Colaiuti che ha sprigionato tutto il ritmo alla batteria. Altro momento musicale notevole è stato l’assolo del violinista con l’arrangiamento di “ Driven to tears”. Meraviglioso sia il duetto con il tastierista e l’accesa performance basso- violino.
Che cosa dire poi dell’estensione vocale di Jo Lawry in “ the Haund of Winter”? Da brividi!
Ottima anche l’interpretazione di “ Ain’t no sun shine “ e il sublime arrangiamento del brano “Next to you”.
Sting ha dialogato non solo con la sua band, ma anche con il pubblico, rivolgendogli alcune frasi in italiano, a sottolineare l’amore che ha per l’ Italia e per la Toscana.
Magica poi, l’atmosfera creata dal gioco di luci, emozionante vedere le lune proiettate sul campanile del Duomo e sul Battistero, sulle note di “ Walking on the Moon”. Splendida cornice Piazza Duomo, con un’ottima acustica. Impeccabile, l’organizzazione del “Pistoia blues”.
Mentre il concerto volgeva al termine, Sting ha regalato altri due brani ai suoi fan, concludendo con la struggente esecuzione di “Fragile“.
E poi l’inchino con tutta la sua band di fronte al suo emozionato pubblico, che non avrebbe mai smesso di sentirlo suonare.
Quando le luci sul palco si sono spente i tecnici hanno iniziato a smontare. È rimasta solo una luna a metà in cielo a illuminare il lento defluire delle novemila persone che rientravano a casa con il cuore colmo di emozioni.
Antonietta Montagano