NAPOLI – Sarà il Pan ad ospitare dal 3 settembre all’11 ottobre la grande mostra) “Miti e Riti Campani nell’arte di Barbla e Peter Fraefel”, un allestimento che si estenderà su tutto il secondo piano del Palazzo delle Arti.
Uno dei punti di forza di questa esposizione è il suo essere adatta e fruibile ad un pubblico di “bambini dai 3 a 95 anni” perché mentre il bambino va a scoprire gli spazi chiari-oscuri nel labirinto o nell’acqua, il genitore osserva le immagini sacre-profane, così come il letterato studia i testi, l’amante dell’arte il modo di raffigurare le montagne sacre, la monaca resta affascinata dai santi ed anche il politico-banchiere non resterà deluso del suo purgatorio.
Da circa venti anni i Fraefel trascorrono parte dell’anno a Campagna (Salerno) e la loro attività dalla fine degli anni ‘90 è ininterrotta. Il legame con il territorio campano e la continua ricerca e indagine della realtà popolare di Napoli, e della Campania è diventato il fondamento della loro arte.
«Nella arte dei Fraefel – ha scritto lo storico Guido D’Agostino – la rigida geometria di spigoli, angoli, linee sicuramente spaesante perché applicata dove non te l’aspetteresti, e che mi ha fatto pensare all’opera di Chagall rinchiude, costituendone però una “forma-funzione”, realtà dis per se, almeno in origine, corporalmente tonde, piene e morbide. In qualche modo, potrebbe essere proprio questa la chiave interpretativa per me, almeno, più abbordabile, in quanto segno e simbolo-sintesi del contrasto, in ogni caso fecondo, tra civiltà, espressiva e culturale, “nordica” e il “pianeta” Sud (Mezzogiorno e Napoli). È evidente peraltro che l’artista, non riproduce passivamente e, insieme, in virtù di automatismi di copia o ripetizione, bensì osserva la realtà che lo circonda, in cui è immerso; ne riceve stimoli, emozioni, sentimenti, e dunque la interpreta, la introietta, la ributta fuori di se esprimendola e/o esprimendosi: ne fa, secondo la propria personalissima lettura e appropriazione, qualcosa di altro e diverso dall’originale, da cui pure ha preso le mosse. E ciò risalta, in maniera assai vistosa quanto peculiare, nell’opera degli svizzeri Barbla e Peter Fraefel».
«La loro più grande esposizione – ha affermato invece il critico d’arte Vito Maggio – è stata indubbiamente quella legata alla tombola napoletana; un progetto mostruoso e gigantesco che iniziato materialmente agli inizi del duemila ma pensato precedentemente ha visto il suo sbocco definitivo nel duemilasei quando siamo riusciti a esporre i novanta quadri prodotti in quei lunghi anni al Mida due di Pertosa. Sono stati esposti su circa mille metri di parete questi enormi quadri di un metro venti per uno e quaranta, la tombola napoletana trattata anche da altri artisti assumeva una forma d’arte mai fatta prima e mai tentata in queste dimensioni. Con un effetto estraniante, come tecnica principale, i due autori, con sguardi diversi, hanno navigato in un mondo che non conoscevano che hanno imparato a conoscere e interpretare spaziando dai miti antichi ai moderni come quello di Maradona. In questa tombola c’è tutta la cabala napoletana».
Sarà interessante scoprire i punti di vista dei due artisti che sembrano un tutto uno ma sono profondamente diversi: Barble ama Napoli a prescindere e, dopo averlo affermato in altre esposizioni qui lo ribadisce con forza: «Peter – ha spiegato ancora Vito Maggio- usa l’ironia come arma, il segno preciso e tagliente delle sue sculture e dei suoi quadri come un bisturi che affonda nella realtà che lo circonda, che visita che sperimenta e che in qualche modo valuta. Si tratta di due tecniche diverse di due valutazioni a tratti agli antipodi che stranamente poi vanno a dare una sensazione di unità che fondamentalmente, come dicevo, non esiste».
Il percorso espositivo si compone di opere che ricordano: La magia dell’acqua, La Madonna, La tombola napoletana, Le montagne sante, I Santi, Le anime del Purgatorio.
«La magia dell’acqua: Acque pericolose, acque sante, acque da rispettare. Nella città di Campagna ancora oggi vengono deviate le acque del fiume Tenza lungo le strade del centro storico, dando luogo a un evento eccezionale di antica origine, La Chiena. L’acqua pulisce le vie e le anime … In seguito è divenuto evento culturale per molti artisti per finire come attrazione per turisti con voglia di battagliare, perdendo così la sua magia.
La Madonna: Al Nord c’è Dio, poi Gesù e poi la Madonna – al Sud c’è la Mamma. Era una vera rivelazione per noi transalpini osservare che nel sud era rimasta la Grande Dea nella fede del popolo. Una Dea viva (sembra l’unica cosa viva in una chiesa quasi morta) che muove ancora fedeli in queste zone. Campagna, la nostra città del sud, fonda le sue origini sulle acque dei fiumi – simbolo della Dea terra – e sulla devozione alla madonna infatti sia la cattedrale sia il santuario in montagna sono templi ad essa dedicati; la Madonna protegge anche la “Chiena” antica festa dell’acqua. Abbiamo poi scoperto le sette sorelle (Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana, la Madonna delle Galline di Pagani, la Madonna dei Bagni di Scafati, la Madonna dell’Avvocata di Maiori, la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore, la Madonna di Montevergine). Aggiungiamo La Bruna (Santa Maria del Carmine Maggiore a Napoli) e la Madonna di Pompei per poi rimanere increduli davanti alle Matres Matutae di Capua: è lì che si comprende che sia l’dea della Madonna sia il modo di raffigurarla sono già presenti molti secoli prima dell’arrivo del cristianesimo. Siamo arrivati alla conclusione: Bisogna capire la Madonna per capire il Sud.
La tombola napoletana: Una serata di Capodanno i nostri primi amici napoletani ci fecero conoscere la tombola … e nacque l’idea della tombola “gigante”. Lavorando sui quadri abbiamo scoperto che l’immaginario napoletano è ricchissimo e pieno di (doppio) senso. Non solo rappresenta tutte le sfaccettature della vita e della tradizione napoletana ma veicola anche tante idee metafisiche e anche per tanti la speranza di vincere al gioco grazie alla smorfia. Ci sembra strano che sia così sottovalutato questo tesoro di saggezza, esperienza e fede popolare: c’è tutto: il bello e il brutto, la chiesa e il sesso, la vita e la morte.
Le montagne sante: Viaggiando da lontano si vede ogni tanto sulle cime delle montagne e dei monti piccole chiesette e santuari, qualvolta anche solo una croce – le chiamo le “montagne sante”. Abbiamo per esempio scoperto in una di queste chiesette sul monte una madonna molto particolare la Madonna del Soccorso che picchia i diavoli. Su un’altra domina un enorme Gesù di pietra con le braccia aperte, su un’altra collina si arriva a un santuario dove si fanno feste sacre e solenni processioni …sulle montagne vicino ai santi e alle madonne.
Gli Ex-voto: La locuzione latina Ex voto, tradotta letteralmente, significa “a seguito di un voto”. Viene usata per indicare un oggetto dato in dono ad una divinità. Uno degli elementi più interessanti per uno straniero sono gli ex voto i quali si trovano nelle chiese e sono sia dipinti sia oggetti in argento. Siamo rimasti perplessi davanti alla collezione nella basilica della Madonna di Pompei e quella della Madonna dell’Arco, dove si trova anche il bellissimo museo. Abbiamo scoperto addirittura un ex voto a forma di cane di fianco all’altare della Bruna di Napoli. Ex voto e l‘opera d’arte sono simili perché oggetti di transito: si vuole far passare un ‘idea attraverso l’oggetto con ex voto la gratitudine per una grazia ricevuta, con l’opera d’arte un concetto, una idea senza parole.
I Santi: La “Legenda Aurea” Jacopo da Varazze (1228-1298) è stata per secoli la più importante fonte d’ispirazione per gli artisti. È una collezione di testi agiografici (biografie dei santi); interpretato ai giorni di oggi è un mondo fantastico pieno di folli, fanatici, potenti della chiesa, di belle storie ed anche, ammettiamolo, di qualche vero santo. Leggendo il testo si comprende meglio cosa sta accadendo oggi in medio oriente! Come spesso capita ci vuole la paura della morte e peggio della morte eterna per far rigare dritto i poveri cristiani e trarne il massimo profitto sia per la chiesa sia per i ricchi.
Le anime del Purgatorio: Il culto della morte è una caratteristica di Napoli e ad un turista attento non può sfuggire. Le figurine delle anime del purgatorio sono quasi l’antitesi seria ai giocosi pastori e ad altri scherzi. Nel centro storico le scenette dei purgatorio si fanno sempre più rare forse perché le coscienze non si vogliano più trovare davanti ad uno specchio che riflette le colpe che dovrebbero essere punite con fuochi e lamenti nell’aldilà. La morte non è prevista su facebook….Purgatorio – purificazione – pagare – equilibrare – evaporare – termo distruggere – c’è tutto».
I due artisti mostrano una profonda conoscenza del territorio campano ed un amore viscerale per Napoli: «A Napoli c’è vita; vita in tutte le declinazioni – ma vita (non noia, non forma senza ingredienti, non solo bella facciata). Anche il degrado è vita – vita visibilmente vissuta – piena di contraddittorie tracce vitali».
È bello scoprire e/o riscoprire il nostro mondo rituale attraverso gli occhi di artisti stranieri è un’occasione unica di “contaminazione della conoscenza”. Dicono bene i due artisti svizzeri quando affermano: «Vogliamo essere vivi, vogliamo far vedere che arte può significare vivere anche oggi, vogliamo divertirci vivendo, vogliamo fare delle opere per tutti, che possono essere apprezzate anche dai connaisseurs e snobs” ugualmente…e pare che funziona!»
Al Pan fino all’11 ottobre si respira aria di casa nostra “rivisitata e corretta” da un punto di vista “straniero”. Un ‘occasione da non perdere.
L’ingresso alla mostra “Miti e Riti Campani nell’arte di Barbla e Peter Fraefel” è gratuito.