Basta (s)vendere Napoli

Napoli By Antonietta Montagano1 - CopiaC’è  una responsabilità nel fare informazione, indipendentemente dal mezzo usato per farla.  Sia essa  tramite immagine, tv, giornali o web. C’è un codice professionale ma prima ancora morale da rispettare.
L’Ordine dei Giornalisti è stato istituito con la legge n. 69 del 3 febbraio 1963, detta legge Gonella, per disciplinare l’organizzazione della professione. L’articolo 2 della legge precisa che «È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica  [mentre è] loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede».
Vuoi vedere che  alcuni giornalisti, hanno dimenticato l’articolo 2 della sopracitata legge? Spesso infatti è così. Al giorno d’oggi l’importante è fare numeri, vendere…
Sono  una fotografa e non posso fare a meno di  osservare. Racconto i fatti attraverso le immagini prestando molta attenzione ai dettagli di ogni singolo contesto.
Ma passiamo al nocciolo della questione: fare della buona informazione.
Sono “ di fuori” ma da molti anni vengo a Napoli per fotografare. I primi tempi  alcuni amici mi misero in guardia …  «Fai attenzione – dicevano – soprattutto in alcuni quartieri: stazione… centro storico, periferia». Mi ripetevano: «Non girare da sola … Rubano, scippano, sparano, ecc.»
Forse testarda, io senza paura  e con la voglia di scoprire la mia Napoli, non ho mai seguito i loro consigli. Armata semplicemente  della mia Reflex, ho visitato molti quartieri … Mergellina, Posillipo, il Vomero, il “pericolosissimo” centro storico, il cuore di Napoli per poi scoprire i Quartieri Spagnoli ed alcuni paesi dell’hinterland, anche Scampia.
Nel corso delle visite a Napoli non mi è mai successo niente, anzi si mi sono arricchita culturalmente e umanamente non solo con la storia e i monumenti, ma soprattutto con i rapporti umani.  Ed ora sento mia la città … Una città che va difesa e non  svenduta.
Bisogna combattere contro il luogo comune, il sentito dire … A cominciare da qualche  scrittore che dietro la sua trincea, in esilio in qualche posto balneare, superscortato, racconta in modo unilaterale solo una parte della realtà … Tralasciando il cambiamento, la lotta, la voglia di riscatto e rivalsa di uomini e donne che da eroi dei nostri giorni – a differenza dello scrittore – non hanno perso il contatto con la loro terra, ma si sono rimboccati le maniche agendo sul territorio.  E tutto questo per vendere  libri, per qualche passaggio televisivo, per fare fiction … Sono felice che non sia stato dato il consenso per girare  le scene della serie Gomorra in alcuni luoghi della provincia di Napoli.
Per conoscere davvero la realtà, sono andata a Scampia e ho trovato un uomo e un gruppo di persone impegnate che si riprendono il proprio territorio con l’azione concreta,  utilizzando magari i fondi confiscati alla mafia, producendo e facendo cultura nel  loro territorio … Questo per garantire un futuro a loro stessi e  alle nuove generazioni.
Se lo scrittore in questione non racconta che in quei  territori molti abitanti, associazioni, comitati hanno conquistato i loro spazi lottando pacificamente e nel pieno rispetto delle leggi,  sottraendoli al degrado, all’abbandono, ai poteri criminali, non credo faccia un’informazione veritiera. Raccontare solo il male significa non far vedere le alternative che ci sono, significa rassegnarsi,  si rafforza il messaggio del tanto-non-cambia-mai-niente, del luogo comune. Sono molte le  persone che  vivono e credono che il bene non possa  prevalere sul male.
Ma altrettanto tante sono quelle che però  fanno  cattiva propaganda, e che invece potrebbero ogni giorno fare qualcosa per la propria città, invece di rimanere indifferenti o, peggio, raccontare con malizia, una storia diversa dalla realtà, una visione personale e distorta della verità.
Mi fa sorridere per esempio l’atteggiamento di una  donna colta … una nobildonna … che fa il giro al largo con la sua auto, circumnavigando  interi quartieri … Come vi fossero gli appestati.
Oppure  la storia del blogger, politico e fotografo napoletano che in questi giorni su Facebook, ha riportato la notizia della sua aggressione subita fuori l’uscio di casa tra l’indifferenza della gente. Dispiace per l’aggressione … Avvenuta peraltro quasi contemporaneamente ad un’altra occorsa al coraggioso fotoreporter che è andato a Terzigno per fare la cronaca dopo l’episodio del funerale di Casamonica: è stato accerchiato e minacciato di morte.
Episodi che potevano capitare ovunque, simili ma caratterizzati da due diversi modi di affrontarli. Infatti se uno rimane qui a combattere, un altro quasi pensa di andar  via da Napoli.  Qualche lettore gli ha risposto di rifugiarsi in un eremo …  Un altro gli ha suggerito di andare via dal mondo e non da Napoli. Una signora gli manda a dire: «Scappa pure, un traditore in meno».
Può succedere dappertutto, ma se accade a  Napoli fa più eco … Si propaga: è forse proprio questo il motivo per cui qualcuno mette in giro certe voci.
Il vero coraggio non  è quello di sfidare occhi negli occhi il pistolero di turno, quella è incoscienza, ma nel  restare.  Fare cultura, informazione a Terzigno come a Scampia … Non pontificare da dietro ad una scrivania e scrivere tanto per…  Forse per noia. E sputare nel piatto dove si mangia.
Per quanto riguarda invece l’indifferenza della gente che non è intervenuta vedendo quanto stava accadendo, credo sia dovuta all’abituarsi a certi eventi.
Ma c’è anche gente, e proprio per le vie dove è successo l‘accaduto, che se vede una persona che ha bisogno, gli tende la mano, offrendogli un panino o un caffè sospeso.
Ho visto anziani aiutare a crescere bambini di extracomunitari, ho visto un extracomunitario senza tetto rimproverare  un signore “perbene” perché non raccoglieva gli escrementi del proprio cane nel giardino dove dormiva la notte …
Si vive e si racconta in modo superficiale la realtà, la vita….senza rispetto per l’altro, chiunque esso sia.
Una brutta notizia si sa, fa più “notizia”, fa vendere di più, ma forse uccide con la parola quel che di buono c’è ancora.
Riporto l’informazione data da un altro articolo, quello delle notti folli a Mergellina, tra bulli e risse….
L’articolo parla di un imprenditore che  era ormeggiato con la sua lussuosa imbarcazione presso il Molo di Luise. Il poverino, stanco dei disturbi alla quiete pubblica e notturna,  è uscito fuori dalla zona sorvegliata a vista 24 ore al giorno, ha oltrepassato il cancello e, non fosse mai stato: le ha prese! Questione di spazi, mi verrebbe  da dire. Con i soldi non si compra tutto, anche in alcune parti d’Italia molte spiagge sono state privatizzate. Ma a Mergellina,  in quella fascia di terra che sta nel mezzo … Da un lato il Vesuvio, il mare e la sua gente e dall’altra le imbarcazioni che si sfidano a chi c’è la più lunga  (l’ imbarcazione) di turisti e imprenditori vip del nord del Paese o dell’estero.
Del resto anche sulle loro imbarcazioni si fa baccano:  qualche festa privata, per pochi intimi facoltosi fino all’ultima goccia di champagne, fino alle luci dell’alba. La saggezza suggerirebbe che si tratta  solo di saper condividere gli spazi, nel pieno rispetto l’uno dell’altro.
E  quel popolo così denigrato sui giornali, fatto di giovani che a piedi in motorino o in auto affollano la zona di Mergellina … Forse il giornalista dovrebbe riflettere e ricordarsi che è la loro città. Che hanno il diritto di viverla.
Forse i giovani che si fanno una birra e un tarallo vicino al mare, coppie di innamorati che si scambiano baci e confidenze, famiglie con i loro bambini che passeggiano serenamente in quella terra di mezzo per sfuggire all’afa di qualche basso hanno gli stessi diritti, anzi forse qualcuno  in più, dei Signori annoiati che viaggiano per diporto nelle loro gabbie dorate. Se si sentono infastiditi un popolo vivo, allora possono sempre restare al largo, sperando non ci sia qualche squalo a turbare la loro vacanza. Mentre scrivo mi viene in mente il famoso pernacchio del Principe Totò … Non so perché!
Da piccola osservatrice quale sono, suggerirei ai giornalisti e a chi fa informazione, di non perdere il contatto con la gente, di soffermarsi un po’ di più a osservare e riflettere,  prima di scrivere.
Una piccola nota sentita per raccontare l’altra faccia dell’informazione.
La dignità di una città e di un popolo non si  (s)vendono per qualche soldo in più!
(Ph by Antonietta Montagano)

Antonietta Montagano