NAPOLI – Nella Biblioteca “Annalisa Durante” di Forcella venerdì 4 settembre si è tenuta la presentazione del libro “Ali spezzate –Annalisa Durante. Morire a Forcella a 14 anni” dello scrittore e giornalista Paolo Miggiano.
Il dibattito è stato moderato da Conchita Sannino, giornalista di “Repubblica”. Insieme all’autore sono intervenuti Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura e al Turismo, Arnaldo Capezzuto, giornalista di “Il Fatto Quotidiano”, Gigi di Fiore, scrittore e giornalista di “Il Mattino”, Paolo Siani, presidente della Fondazione Pol.i.s che si occupa della tutela delle famiglie delle vittime della criminalità e della valorizzazione dei beni confiscati alle mafie nonché fratello del giornalista Giancarlo Siani, e Guido Marino, questore della Polizia di Stato a Napoli.
Durante la serata l’attrice Sara Missaglia ha letto alcuni brani significativi del volume. La prefazione di “Ali spezzate” è curata da Gigi di Fiore, l’introduzione dal ministro della Giustizia Andrea Orlando e da Paolo Siani.
Il libro è stato promosso dalla Fondazione Pol.i.s., cui andranno i proventi della vendita per il sostegno delle attività dell’associazione “Annalisa Durante”.
“Ali spezzate” narra la crudele vicenda della giovanissima Annalisa, vittima innocente della camorra. La giovane venne uccisa il 27 marzo 2004 nel suo quartiere, Forcella, in un conflitto a fuoco tra clan della famiglia camorristica dei Giuliano.
La narrazione spazia anche sulle storie degli altri bambini vittime innocenti della camorra e sul degrado civile e culturale in cui è abbandonata Forcella, nell’indifferenza della classe politica e dirigente. Inoltre racconta l’impegno del padre di Annalisa, Giovanni Durante, volto al riscatto civile e culturale del quartiere. Infatti Giovanni vi ha fondato una biblioteca “a porte aperte” dedicata alla memoria della figlia usufruendo della struttura di un ex cinema, tirando fuori così “il miele dalla morte”, come disse Roberto Benigni.
La biblioteca è una struttura polifunzionale per la rinascita sociale, dove si svolgono iniziative culturali, di formazione e di orientamento al lavoro promosse dall’associazione “Annalisa Durante”.
«Un’opera che rappresenta l’umiltà del bene – ha osservato Nino Daniele – ma che non riceve il sostegno da chi di dovere».
Le argomentazioni dei relatori hanno evidenziato che non bastano gli arresti delle forze dell’ordine nelle aree malavitose, ma è fondamentale attuare un’opera di bonifica culturale in grado di sradicare la cultura criminosa così profondamente consolidata a Forcella. La cultura malavitosa infatti si nutre esclusivamente dei propri simboli errati alimentando così anche le future generazioni.
Gigi di Fiore ha dichiarato: «Mi è piaciuta la parte bianca del libro, il rovescio della medaglia del nero che non viene ritrovato spesso in libri che trattano queste tematiche. Il messaggio infatti deve essere positivo, teso a far ricordare ai lettori il nome della vittima e non dei mandanti. I camorristi devono essere ombre affinché vengano evidenziate le loro vittime».
Il volume è anche una provocazione, la storia di una rivoluzione mancata, probabilmente cominciata, ma poi abbandonata proprio a causa dell’assenza di un’operazione di bonifica culturale. La morte di Annalisa Durante infatti non è riuscita a scuotere le coscienze, perché a Forcella si continua ad uccidere.
Nino Daniele ha infatti sottolineato che « … gli elementi culturali dove la mafia costruisce le sue aree di consenso sono i fallimenti dello Stato, le delusioni dei cittadini. La rivoluzione abbandonata – ha quindi concluso – deve ripartire dalla rivoluzione della memoria».
Guido Marino ha sottolineato invece « … che manca una sana indignazione in questa città in grado di portare ad una sana reazione».
In seguito Paolo Siani ha denunciato la necessità di partire dall’educazione dei bambini affinché possa davvero compiersi una rivoluzione. Inoltre invocando l’intervento di uno Stato assente ha evidenziato che «… Napoli non ha biblioteche per bambini. È necessario investire sui bambini costruendo asili nido, biblioteche, altrimenti non si può fare nulla. Esiste il bianco nel nero – ha poi proseguito – La Fondazione Pol.i.s. ha fatto cose straordinarie per ricordare e raccontare le vittime della camorra, per raccontare il bianco. Non ci fermeremo a raccontare il bianco, perché non ricordare le vittime significa ucciderle due volte».
In conclusione poi l’autore Paolo Miggiano ha affermato: «La presentazione del volume avremmo dovuto farla all’aperto per incitare questo rione ad ascoltare: bisogna far sentire lo schiaffo di queste parole a questa città distratta. Tutti sanno che siamo qui a parlare di Annalisa, a parlare di camorra. Giovanni Durante e sua moglie non ci sono perché hanno paura delle conseguenze e delle reazioni che questo libro suscita nella criminalità di Forcella. Noi abbiamo il dovere di fare in modo che non abbiano più timore».
Paolo Miggiano è laureato in Scienze dell’Investigazione con master in Criminologia ed in Valorizzazione e gestione dei beni confiscati alle mafie. Ha lavorato come elicotterista della Polizia di Stato. È responsabile dei progetti editoriali della Fondazione Polis, membro della Direzione nazionale di “Cittadinanzattiva” e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori della polizia di Stato. Tra i suoi libri “Qualcun altro bussò alla porta. Dario Scherillo e altre storie di persone vittime della violenza criminale”, A testa alta. Federico Del Prete: una storia di resistenza alla camorra” che ha vinto il primo premio per la saggistica alla XXII edizione del Premio Tulliola.
Tiziana Muselli