"Inside Out", la recensione

inside outNAPOLI – Dopo gli ultimi tre film che avevano messo un po’ in discussione la qualità del lavoro della Pixar, con “Inside Out” la casa di produzione di Emeryville è finalmente tornata agli ottimi standard a cui ci aveva abituato per tanti anni.
Il film racconta la vita di Riley e delle emozioni presenti all’interno della sua mente. Al momento della nascita della sua nascita, è Gioia la prima emozione a comparire che però rimarrà da sola per appena 33 secondi. In quel momento apparirà Tristezza e con il passare del tempo compariranno anche le emozioni Rabbia, Disgusto e Paura. Ogni emozione ha un compito ben specifico, a parte Tristezza, e sotto il comando Gioia ognuno di loro cerca di garantire la felicità di Riley. In questo lungometraggio ci viene mostrato che la mente umana funziona come una sorta di grossa azienda in cui ci sono i Ricordi Base (che delimitano un tratto importante della personalità di un individuo e sono rappresentate dalle Isole della Personalità) e i Ricordi Giornalieri (che a fine giornata vengono spediti nella memoria a lungo termine ed utilizzati, in seguito, per diverse occasioni) che sono rappresentati da delle sfere colorate a seconda dell’emozione a cui sono state associate. Ad undici anni Riley è però obbligata ad abbandonare il suo amato Minnesota per trasferirsi, a causo del lavoro del padre, a San Francisco. Fino a quel momento aveva vissuto un’infanzia allegra e spensierata, ma l’arrivo nella nuova città metterà a dura prova tutte le sue certezza e la nostalgia nei confronti della sua vecchia vita aumenterà sempre di più. Queste difficoltà, inoltre, si accentueranno molto a causa di un improvviso ed involontario allontanamento di Gioia e Tristezza dal Quartier Generale insieme ai Ricordi Base. A quel punto Gioia e Tristezza si troveranno disperse nella memoria a lungo termine e dovranno cercare un modo per tornare al Quartier Generale per salvare Riley. In loro soccorso arriverà presto il simpatico ed estroso Bing Bong che è l’amico immaginario dell’infanzia di Riley che vagabonda nella sua memoria a lungo termine.
L’idea di dare forma alle emozioni di una persona e mostrare lo svolgimento della storia soprattutto dal loro punto di vista è una cosa molto bella e simpatica, che tra l’altro si ispira un po’ alla sitcom degli anni ’90 “Ma che ti passa per la testa?”. Inoltre, come in altri film realizzati dalla stessa Pixar, il viaggio è un elemento importante nella storia che porta alla scoperta di se stessi ed aiuta a maturare i propri sentimenti e a comprendere gli errori commessi in passato. Durante il suo viaggio, Gioia imparerà perciò delle cose molto importanti sulla collaborazione e sulle giuste sinergie che ci devono essere tra le diverse emozioni. Tristezza, nonostante Gioia cerchi sempre di tenerla a bada, prova sempre ad emergere e a partecipare più attivamente alla vita di Riley. Tutto questo è dovuto al fatto che il contributo di Tristezza, anche se non ne ha la piena consapevolezza, è necessario per la crescita e (paradossalmente) per la felicità di Riley. Lo smarrimento di questi due emozioni, insieme agli importanti Ricordi Base, potrebbe essere visto in apparenza come un avvenimento casuale che innesca tutta una serie di problemi. In verità il regista Pete Docter, che ha scritto la sceneggiatura di questo film insieme a Meg LeFauve e Josh Cooley, usa questa avvenimento per poter raccontare i problemi che una persona spesso affronta nel periodo in cui si sta avvicinando all’adolescenza. In questo caso, oltre all’adolescenza che è già di per sé un periodo pieno di grandi cambiamenti, si aggiunge anche il disagio dovuto al trasferimento e alla conseguente perdita graduale delle proprie certezze.
Una delle cose più belle in questo film sono indubbiamente i diversi luoghi che ci vengono mostrati nella mente di Riley: ci sono quelli più colorati e fantasiosi come il Quartier Generale, la stanza del Pensiero Astratto, Immagilandia e quelli più oscuri e spaventosi come la prigione del Subconscio e l’abisso della memoria in cui sono presenti i ricordi cancellati. “Inside Out”, tra l’altro, è accompagnato dalle musiche semplici ed classiche composte da Michael Giacchino che si abbinano molto bene con i vari momenti di questo lungometraggio.
Uno degli insegnamenti più importanti che viene trasmesso in questo film è che nella vita non si può avere soltanto un atteggiamento felice in ogni situazione e che anche la tristezza ha un ruolo importante. Infatti, anche dalle esperienze negative si possono imparare delle cose molto importanti che alla fine riescono a trasformare quel brutto episodio in un qualcosa di positivo. Tutte le emozioni che ci vengono presentate in questo lungometraggio hanno, perciò, una notevole importanza. Nonostante i loro errori commessi sempre in buona fede (d’altronde nessuno è perfetto), queste emozioni cercano di fare sempre il possibile per rendere felice Riley. Per riuscire ad andare avanti ci deve essere perciò il giusto mix di emozioni che, a seconda della situazione, devono riuscire a tirare fuori da una persona il meglio di sé.
Voto: 8

Sabato Gianmarco De Cicco