RIFLESSI DI ECONOMIA E DI POLITICA ECONOMICA E SOCIALE

RIFLESSI DI ECONOMIA E DI POLITICA ECONOMICA E SOCIALE

a cura di Francesco Saverio Coppola

La tragica esperienza dell’epidemia coronavirus pone molti interrogativi sulla ripresa economica e sulle possibili infiltrazioni criminali tramite acquisti di imprese o prestiti usurai; Salvatore Sacco, economista, esperto di finanza, oltre che studioso dei fenomeni criminali affronta questi temi.

GIU’ LE MANI DALLE IMPRESE E DALL’ECONOMIA

di Salvatore Sacco

In termini economici la pandemia Covid19 è il più intenso fattore “entelechiano” di natura non bellica che ha colpito il sistema globale in questi ultimi cento anni. E’ dunque particolarmente, difficile tentare di delineare quali saranno gli effettivi sconvolgimenti che si determineranno negli equilibri dello stesso sistema in termini di variazione delle disponibilità dei fattori di produzione, di oscillazione dei livelli dei prezzi, di elasticità delle variabili creditizie e finanziarie. Gli scenari si complicano ancora di più quando vanno riferiti ad un Paese come il nostro, caratterizzato da situazioni pregresse estremamente peculiari e difficili, tanto sul piano economico-finanziario quanto su quello sociale.
Sotto quest’ ultimo aspetto, una problematica peculiare particolarmente rilevante e che potrebbe creare forti problemi alla fase di ripresa è costituita dalla azione delle organizzazioni criminali a carattere mafioso, particolarmente forti nel nostro territorio e che in passato hanno mostrato una grande capacità e tempestività nell’ infiltrarsi per lucrare sulle situazioni di grave emergenza.
La situazione post pandemia sarà particolarmente dura e, limitando il campo di analisi all’attività produttiva, molte imprese correranno forti rischi di andare incontro a situazioni di grave difficoltà. Va considerato che in prospettiva tali problematiche potrebbero riguardare non solo agli aspetti connessi alla liquidità, ma anche la sostenibilità stessa di molte iniziative imprenditoriali con concreti rischi di default; infatti, l’incertezza della durata dello stato di emergenza potrebbe determinare, oltre ai danni già prodotti, notevoli inceppamenti delle catene di offerta legate agli usuali schemi consumi – investimenti, ingenerando al contempo forti perturbazioni negative delle aspettative. Per quanto riguarda la liquidità, già alcuni sondaggi (CRIBIS – CRIF, Workinvoice, aprile 2020 su un campione di imprese di varia dimensione) evidenziano come le imprese italiane siano in serie difficoltà: per più del 70% la liquidità è in esaurimento entro tre mesi e la situazione sarebbe particolarmente grave per le imprese di minori dimensioni.
Un tale scenario si inserisce in un tessuto produttivo composto in larga parte da imprese medio piccole, sottocapitalizzate, prevalentemente costituite in forma di società di persone, spesso vocate (talvolta costrette) a ricorrere massicciamente a evasione fiscale e contributiva, operanti peraltro in un sistema paese per lo più inefficiente, sottostrutturato e anche squilibrato dall’irrisolto problema del dualismo. Dunque, le già gravi problematiche di finanziamento e di accesso al credito non potranno che risultare accentuate.
In questo quadro è molto probabile che le mafie tentino di sfruttare al massimo le opportunità che si aprono e che appaiono per loro particolarmente propizie, ma estremamente dannose per il Paese. Va considerato peraltro che tali organizzazioni criminali hanno compiuto il processo di espansione nel Centro-Nord del Paese, concentrando l’attenzione sulle attività di tipo “enterprise”, attivando svariate modalità di condizionamento delle decisioni delle istituzioni (in specie per appalti e utilizzo delle risorse pubbliche), innescando una sorta di contaminazione involutiva che ha coinvolto componenti legali e illegali della società, attraverso la progressiva integrazione fra criminalità mafiosa e criminalità economica.
La devastazione post emergenza sembrerebbe l’humus ideale per un ulteriore salto di qualità e di dimensioni di tali fenomeni, con conseguenze potenzialmente esiziali per il nostro sistema socio economico.
Un ultimo caveau in merito riguarda un problema che per ora può sembrare secondario ma che potrebbe presentarsi presto, considerata l’alta probabilità di forte aumento delle insolvenze da parte delle imprese. Ci riferiamo al regime di trattamento degli NPL (Non Perfoming Loans) nel nuovo quadro regolatorio comunitario finalizzato a semplificarne ed uniformarne le modalità di smaltimento a livello sovrannazionale, in particolare per quanto riguarda i gestori, gli acquirenti di tali crediti. Ciò potrebbe determinare accanto alle riverenze positive alcune criticità in particolare a causa delle notevoli difficoltà di tenere conto della diversa incidenza nelle varie nazioni delle mafie e della loro potenziata capacità di operare in una dimensione transnazionale: quello degli NPL potrebbe rappresentare un ambito assai interessante per tali organizzazioni criminali, considerando il coacervo di interessi illeciti che si genera dalla interazione fra crisi, riciclaggio, evasione, capacità coattiva e l’enorme disponibilità di liquidità immediata di cui dispongono.
Certo si tratta di problematiche di estrema complessità, ma non si può far finta di non vederle. Distribuire soldi alla cieca in queste condizioni potrebbe significare alimentare ulteriormente spirali perverse. Ancora più complesso appare strutturare efficaci forme di intervento a sostegno della capitalizzazione. E, si badi bene, Il problema non è solo del Mezzogiorno. Armonizzare efficacia e tempestività degli aiuti con sburocratizzazione e controlli è un compito difficilissimo, ma questo è il dovere della classe di governo sia a livello centrale che locale, al di là delle trovate semplicistiche ed illusionistiche, più o meno proficue elettoralmente.