Qui si dirà qualcosa che sicuramente non incontrerà pareri favorevoli tra gli amanti di questi versi (che so sono in tantissimi milioni), lo so, ma la dico lo stesso: questo “scritto” (scritto e non “poesia”) è, dal mio punto di vista, uno dei prodotti più riusciti della new Age, che nulla ha a che vedere con la Poesia.
Semplicemente perché con uno schema compositivo tipico della new Age, usando una retorica condivisibile quasi per forza, mette insieme affermazioni scontate e inconfutabili, e induce a non pensare, a non riflettere, prospettando una qualità di vita migliore se si hanno come riferimenti della propria vita queste “verità inconfutabili”. Verità che sono, se si pensa bene, scontate e quasi banali, che tutti conosciamo e che quasi tutti non abbiamo come faro e riferimento nella vita, e forse mai avremo, pur essendo consapevoli della loro esistenza come valori da perseguire.
Queste frasi servono solo da schermo per giustificare azioni altrimenti incomprensibili, si pensi alla lettura che ne fece Mastella quando diede le dimissioni al parlamento facendo cadere il governo Prodi, e quanti falsi cambiamenti, anche politici, si prospettano e continuano a prospettarsi avendo come slogan questi versi. Nei fatti di cambiamenti veri non ce ne sono stati, e ce ne saranno ben pochi .
Un atteggiamento tipico della cultura New Age è quello di nascondere dietro frasi fatte o immagini scontate e condivisibili facilmente, senza dare la possibilità di esprimersi con uno spirito critico, (perché se ci si permette di dire a una cosa del genere : a me me pare ‘na strunzata) pur argomentando questa prima impressione leggendola, si è subito tacciati di superficialità, di persona non colta e poco sensibile, o che ha paura di cambiare e che è schiavo dell’abitudine.
Questa non è poesia.
Questi sono slogan pubblicitari ottimi per vendere, come per vendere automobili (come quella pubblicità che usa la musica di Giovanni Allevi e c’è quella automobile che corre nella campagna e ti fanno sentire, insieme alla melodia di Allevi, il canto degli uccelli, facendoti credere che quell’auto rispetta con armonia l’ambiente)
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e’ infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (Martha Medeiros)
La Poesia è altro, la Poesia è anima fatta verbo.
Mario Scippa
