Di quanto sia flebile il concetto di patria e di quanto questa sia spesso un elemento lontano e talvolta irraggiungibile.
La storia, ognuno se la scrive come vuole, soprattutto se chi lo fa è quello che nella storia vince una guerra o una rivoluzione. Talvolta però c’è qualcuno che la storia non la cambia e neanche la riscrive, praticamente se la dimentica.
È il caso di quei territori ex italiani che in un modo o nell’altro sono appartenuti a quella complessa vicenda di uomini e di cose che è l’Italia o l’immagine che di essa si ha.
Il riferimento è all’interessante libro del nostro conterraneo Carlo Silvano e a quei territorio definiti irredenti e che spesso sono stati dimenticati da una madrepatria più matrigna che amorevole madre.
La cospicua presenza italiana in questi territori ha costituito un elemento di forte disturbo per i nuovi amministratori di quei territori, come ad esempio il Nizzardo e la Dalmazia.
I movimenti di annessione o d’indipendenza sono talvolta risultati altrettanto ostici intralci per lo stesso stato italiano che per questioni di alleanze e di equilibri internazionali non ha ascoltato chi l’acclamava come patria o ha volutamente dimenticato ciò che ha spesso simboleggiato un proprio fallimento.
Questo libro rappresenta uno spiraglio su un mondo, forse passato, ma utile elemento per capire le radici di un’italianità non sempre lineare ma senz’altro complessa e non sempre univoca.
“Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni”, Ed. del noce, è un utile strumento per orientarsi nella storia dimenticata di una fetta d’Italia e d’Europa. Buona lettura.
(Foto: copertina)
Ciro Teodonno