La riflessione: Le campagne promozionali

Quante ne capitano in questo pazzo, pazzo mondo di umani! Anche quando vai a fare la spesa, in questa giungla di offerte e competizioni tra i vari marchi, il consumatore viene attratto di qua o di la.
La creatività delle aziende non sembra avere limiti nell’intento di acquisire o mantenere o, in tutti i casi, tamponare le proprie quote di mercato e fatturato fronteggiando questa grande crisi con i propri dipartimenti di marketing che viaggiano al massimo, a pieno regime.
Ma non sempre dietro i migliori intenti commerciali si celano comportamenti e standard aziendali coerenti e rispettosi del consumatore.
Sono talmente tanti i casi di “incuria” verso il cliente nel “post-vendita” che oramai più nessuno di noi presta attenzione, nessuno ci fa più caso e il disservizio o la disillusione in corso d’opera entra talmente fortemente e prepotentemente nella nostra quotidianità che non sappiamo più qual è la differenza tra i nostri diritti, derivanti da leggi e regolamenti e le nostre personali interpretazioni su presunte nostre aspettative e rivendicazioni, giustificate o non.
E noi non ci accorgiamo più di niente, della differenza tra quanto venga organizzato e disciplinato dalle nostre Autorità, onde permetterci il vivere civile e democratico, nel rispetto reciproco degli offrenti e fruitori di servizi e/o prodotti. Da una parte noi cittadini e dall’altra le organizzazioni, le aziende pubbliche o private.
Oramai sembra essersi smarrito il concetto etico, il rispetto del consumatore, in un momento di grande difficoltà generale, anche le aziende sembrano meno sensibili a questo approccio accurato verso chi decide di portarti i propri soldi, peraltro sempre più scarsi per tutti,  fino ai tuoi contatori di cassa.
Ovviamente, anche in questo caso non si deve generalizzare. Ci sono pure tante grandi aziende locali, nazionali o internazionali che hanno sviluppato ed affinato nel proprio DNA, lungo l’arco di tutta la loro storia, altissimi indici di qualità ed empatia verso il cliente, suffragate da comportamenti concreti ed etici verso di essi.
Ma, non tutte, purtroppo! L’altro ieri, ad esempio, mentre mi trovavo in una galleria commerciale, vicino al banco del servizio clienti di un noto marchio di supermercati, per chiedere alcune notizie, per mio conto, sento una signora, che mi precedeva in fila, molto adirata e delusa verso l’operatrice, in quel momento dall’altra parte del banco.
Era contrariata a causa del fatto che aveva diligentemente accumulato punti che andavano a comporre una raccolta che dava la possibilità di ricevere un premio, fra gli altri, un oggetto che lei desiderava, un utensile per la cucina.
Non ne avevano disponibili, di quel tipo, in quel momento, forse esauriti, ed era giustamente arrabbiata. Lei aveva accumulato questi punti, ho sentito, mentre arringava a voce alta i presenti, forse alla ricerca di una qualche solidarietà o per sfogarsi, nei tempi e modi previsti; aveva speso circa 650 €uro, parte dei quali investiti in prodotti non utili o necessari per gli acquisti ai fini domestici ma finalizzati al solo raggiungimento della quota minima per il regalo; era pure venuta da lontano, argomentava che il centro commerciale in questione si ergeva ad una certa distanza da casa sua e lei aveva dovuto scomodare una sua parente che l’accompagnasse con la vettura poiché la Signora in questione non guidava; si era recata, infine, nelle date e modalità previste in quella sede, in quel momento, tutta contenta di ritirare e possedere, finalmente, l’agognato premio ed invece, disillusa, le era stato risposto che quell’oggetto era terminato e che doveva aspettare un prossimo rifornimento, non indicando una meglio identificata data di consegna.
La signora, allora, ha chiesto una ricevuta che comprovasse che lei si era recata nei termini ed aveva portato, volendola consegnare, la card di raccolta con i relativi punti, come previsto.
L’addetta, invece, pur gentile, le aveva risposto, scrivendo, di proprio pugno, il numero di telefono di quel centralino informazioni, su di un pezzo di carta strappato da un foglio più grande, affermando contestualmente che la Signora avrebbe dovuto telefonare di li ad una settimana per conoscere quando fosse stata consegnata l’oggettistica attesa.
A quel punto, la signora, ancora più seccata, affermava che di li a tre o quattro giorni, non ricordo esattamente, sarebbe scaduta la campagna e, come si dice: “chi si è visto si è visto”.
Era forse provata da precedenti esperienze, che tutti noi, appunto, prima o poi abbiamo vissuto e che ci portano ad una disillusione progressivamente definitiva, in questo desolante panorama?
Solo allora l’addetta dichiarava di non preoccuparsi, la consegna degli omaggi era stata prorogata fino a fine febbraio.
E la signora domandava dove fosse scritto.
E l’altra, la esortava a fidarsi che loro erano una grande azienda.
Come si dice, o bere o affogare. Specchio dei tempi!  Chi avesse segnalazioni e/o commenti o volesse riportare proprie esperienze o testimonianze di episodi di mala gestione, può scrivere a: info@lospeaker.it.
Alla prossima …

Un Uomo Tranquillo