CERCOLA – Giornata napoletana per il selezionatore della nazionale femminile di pallavolo Marco Mencarelli (nella foto a destra) che a Cercola ha incontrato le giovani promesse della Campania. Con Mencarelli, a seguire le atlete lungo tutto l’arco del Regional Day, anche Pasquale D’Aniello (nella foto a sinistra).
Il coach ha lavorato a lungo in palestra e alla fine ha tratto le prime conclusioni: «Sicuramente è un gruppo sul quale si può ancora lavorare a lungo per insegnare ancora tanto tecnicamente. Soprattutto per quello che riguarda i movimenti di base come ad esempio quelli dell’attacco. Ho notato in loro –continua Mencarelli – grande entusiasmo e partecipazione alla selezione e questa energia stimola la partecipazione delle ragazze. Ho citato l’attacco perché in questo fondamentale ho notato una carenza didattica, sarebbe anche interessante verificare perché poi stimolate rispondono bene».
Di sicuro questo è uno scenario che deve fare riflettere i tecnici della Campania: «Non è solo in questa regione – prosegue Mencarelli. E certamente non è colpa delle ragazze, ricordiamo che a questa età anche un anno di attività in più è importante. Aver giocato di più, così come le ore di allenamento. Io fotografo tutto quello che succede nella regione che visito e la situazione che trovo. Di solito poi la didattica deve essere cura del suo allenatore e si può migliorare intensificando il lavoro settimanale. La cosa più difficile insomma è individuare in tempo le cose da cambiare».
La crisi dello sport non riguarda fortunatamente il numero di praticanti della pallavolo femminile: «C’è grande crescita di qualità e quantità afferma Mencarelli. Io seguo principalmente la serie A1 e A2 e posso dire che anche se c’è stato un piccolo calo tecnico, la stessa cosa non riguarda l’agonistica e l’equilibrio dei campionati».
Sul futuro del volley al tempo della crisi Marco Mencarelli ha le idee chiare: «Meglio puntare sulle giovani leve e lasciare perdere le campionesse straniere. Solo così il livello italiano può continuare a crescere e magari subire il ridimensionamento degli sponsor. Marchi importanti hanno abbandonato ma è impensabile per un’azienda licenziare dipendenti per mantenere le sponsorizzazioni sportive».