Omofobia e Sport: terra fertile per falsi moralisti

Antonio Cassano in conferenza stampa

La conferenza stampa di Antonio Cassano alla vigilia della gara conla Croaziaha scatenato un vero e proprio putiferio. Da un lato chi ha preferito non giudicare l’uomo interpretando il senso delle sue parole, magari con una piccola tiratina di orecchie sulla forma, dall’altra, invece, i falsi moralisti che non aspettavano altro per rinvigorire la propria coscienza sporcamente pulita.
Tutto nasce dalle dichiarazioni di Cecchi Paone che parla di due omosessuali in nazionale. La risposta arriva da Cassano che, a suo modo, ha cercato di spegnere eventuali problemi con qualche battuta. Così parte la grande crociata moralista senza neanche cercare di capire l’essenza di quelle parole tralasciando il colorito letterale. Magari, tutto sommato, la leggerezza più grossa è stata commessa da chi ha mandato Cassano in quel momento davanti ai microfoni e non per qualche suo mugugno sull’argomento, ma per un evidente inadeguatezza culturale. Forse se ci fosse stato qualche altro protagonista in quella sala, magari dal bagaglio culturale adeguato almeno nell’espressione, tutto questo tam tam di zelanti giudizi si sarebbero ampiamente evitati. Tutto, quindi, è riconducibile solo alla forma della risposta. Una dichiarazione in stile cabaret che, come spesso accade, diventa un boomerang dall’umorismo scarso. Se avesse risposto “Non è un problema, l’importante è che sia rispetto per i gusti sessuali di chiunque” sarebbe stata una risposta più diplomatica e sbrigativa di “Sono f…, sono problemi loro”. Se non è zuppa è pampagnato.
Le scuse arrivate in seguito, poi, sottolineano proprio questo aspetto. Parole evidentemente trascritte da chi è leggermente più adeguato a rispondere su certi temi. Purtroppo, però, bisogna anche guardare in faccia alla realtà. L’Italia, rispetto ad altri paesi, è piuttosto antiquato su certi temi e il tabù sull’omosessualità è affare quotidiano. Si potrebbe dire che il 90% di quelli eterosessuali vedono l’omosessualità come un problema piuttosto che come una scelta libera, ma l’importante è nasconderlo per tirare l’acqua al proprio mulino dipingendosi da “mosche bianche” per apparire diversi dalla massa. Come un bambino che ruba le caramelle ed è il primo a discolparsi con la madre. Naturalmente, in questi giorni, non si è fatto altro che gonfiare la vicenda dimenticandosi di stigmatizzare i veri problemi di omofobia che si consumano violentemente in buona parte del “bel paese”: tempo fa due ragazzi gay furono pestati a Padova, ieri è successo di nuovo, a Roma, con cinque ragazzi. Il vero problema non è l’omofobia, ma la cultura che la circonda. Sensibilizzare le nuove generazioni tagliando il distacco sociale e comunicativo sarebbe il primo vero passo verso la risoluzione del problema. Eliminare il tabù, insomma, perché una persona non può essere giudicata “diversa”, perlopiù da un’altra persona, solo per gusti sessuali, attinenze religiose, sociali, geografiche o storiche donando una vera spinta alla cultura italiana.
 

Fabio D’Alpino