ERCOLANO – Sabato Santo viene pubblicato su Facebook l’annuncio che il flash mob si sarebbe tenuto fuori la cappella di San Vito a Ercolano, per denunciare lo stato di profondo degrado e di grave pericolo per la salute pubblica in cui versa il nostro territorio e in particolar modo quel luogo.
Molti apprezzamenti, com’è d’uopo dietro una tastiera e diciassette partecipanti ma nei fatti l’impegno latita.
Certo la mattina di Pasqua, per altro alquanto fredda e uggiosa, avrà tenuto a casa gli altri dodici che avevano dato la loro adesione ma sta di fatto che quei cinque c’erano e ci sono stati nonostante lo scampolo d’inverno di ieri mattina, sotto la pioggia a tratti scrosciante e l’iniziale titubanza delle persone che s’accingevano ad andare a messa.
Domenica mattina c’è stato chi ha deciso che era ora di smetterla col fatalismo e ha deciso che era ora di spronare chi aveva bisogno di esserlo, di coloro che nella popolosa frazione di Ercolano hanno pagato il loro tributo all’inquinamento del territorio.
Mariella Cozzolino, originaria di San Vito, ha fatto uno striscione con una croce, questa croce è fatta di fotografie, le immagini di chi era morto a causa di malattie neoplasiche e tutti residenti in quella frazione.
Tredici foto che però non rispecchiano il reale stato della mortalità locale ma molti dei contattati per una semplice foto, così come in passato per una semplice indagine conoscitiva hanno rifiutato la collaborazione.
Certo il reagire contro questo stato delle cose non ridarà indietro una madre, un figlio, un marito, un fratello ma perché permettere che altri soffrano ancora la stessa sorte, perché attendere che la morte torni a visitare le stesse case?
Quelle cinque persone non hanno desistito, sanno di essere nel giusto e hanno perseverato, hanno parlato con chi s’avvicinava a loro, prima con titubanza, poi con maggior fiducia e a tratti con gratitudine e riconoscenza per aver portato avanti un istanza anche loro.
Don Valerio, il giovane parroco di San Vito, a fine funzione parla di quelle cinque persone e incoraggia i fedeli ad ascoltarle, ad ascoltare una terra che reclama le sue ragioni e pretendere dalle istituzioni una grave presa di responsabilità.
Sul sagrato, con un incoraggiante tiepido sole, la gente si riunisce attorno al manipolo e finalmente si parla, ci si confronta finalmente su un qualcosa di immanente sulle nostre teste ma che spesso, per una ragione o per l’altra, se ne nega l’evidente gravità.
La piccola azione nel numero ma non nell’importanza, che ottiene un suo piccolo successo, quello di un primo vero contatto con la comunità, un contatto al quale succederà un futuro incontro con la stessa.
«Se il signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori, se il signore ritiene che questa sia un’opera meritoria, che va portata avanti, sicuramente andrà avanti».
(Foto dell’Autore)
Ciro Teodonno