Capri, per Napoli. Diamoci un taglio

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NAPOLI – È iniziato questa mattina il 28esimo Convegno di Capri, per Napoli – Diamoci un taglio, che si svolgerà al Terminal Stazione Marittima di Napoli oggi, venerdì 18, e domani sabato 19 ottobre.
Temi, contenuti e progetti dell’annuale Convegno saranno illustrati dal Presidente GI Nazionale Jacopo Morelli, dalla Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori della Campania Nunzia Petrosino, dal Presidente GI di Napoli Vincenzo Caputo, dal Presidente GISud Giovanni Soffietti.
Al dibattito interverranno inoltre i sindaci di Napoli e di Capri, Luigi De Magistris e Ciro Lembo.
È stato altresì invitato il governatore della Regione Campania Stefano Caldoro.
Durante la sessione di tre giorni sono previsti inoltre quattro workshop tematici:
Essere imprenditori oggi: patrimonio personale e patrimonio aziendale, in collaborazione con UniCredit;
– Italia, Regno Unito, Europa: opportunità di crescita a confronto, in collaborazione con ItalBrokers;
Fiducia … il primo passo per il successo: imprenditori, investitori e governatori a confronto per sviluppo territorio e lavoro, a cura del Comitato Interregionale Mezzogiorno G.I.;2
Creare valore condiviso: una sfida per le imprese e per la scuola, a cura del
Comitato G.I. Education & Lavoro.
L’idea dei giovani imprenditori campani è quella di favorire e indirizzare l’economia dell’Italia per mettere in chiaro le diverse possibilità di futuro e scegliere le migliori.
Un’Italia dove la politica finanziaria  non sia prigioniera del voto, che attui quello che promette, che non conosca scandali, che investa sui giovani, che faccia di più e meglio con meno e più equo.
Un’Italia di aziende per le quali l’iniziativa privata sia davvero libera, dove il fisco non sia il loro primo concorrente, che trovino nelle banche un alleato per lo sviluppo, che diventino leader internazionali nel proprio mercato.
Aziende che creino ricchezza per la collettività, che assumano e non licenzino. Quelle di un diritto orientato alla promozione delle capacità individuali e non soltanto alla repressione del reato.
Aziende che mirano ad operare in una società con una Pubblica Amministrazione moderna, che eroghi servizi efficienti, di cui è un onore fare parte, dove vi sia un’istruzione che offra opportunità prima
che nozioni, che attragga cervelli, che faccia vincere i Nobel.
Una società che non conosca fenomeni mafiosi perché la legalità è un vantaggio, che non emargini perché la diversità arricchisce, che lasci ai suoi figli più di quanto abbia ricevuto dai propri padri. e
I giovani imprenditori sanno che questa Italia già c’è. È l’Italia del “nonostante tutto”. L’Italia che riesce a rimanere la seconda produzione manifatturiera d’Europa, che brevetta, che innova.
L’Italia che mantiene dignitosamente se stessa col proprio lavoro, con
intelligenza e responsabilità, che supplisce alle carenze del welfare.
L’Italia dell’eccellenza, della resistenza, del coraggio. Che non vuole incentivi, sussidi, prebende o concessioni, ma il diritto al futuro.
È l’Italia “presa in ostaggio”. Da chi non vuole cambiare il presente ma soltanto usarlo. Da chi vuol far credere che la sola alternativa sia far scegliere agli altri o scegliere di lasciare il Paese.
Un’Italia presa in ostaggio dalla lotta per la conservazione del potere, dal frastuono della crisi istituzionale, dal rumore doloroso della recessione. Da alleanze del passato, da rendite e vecchi privilegi, dall’incapacità di
progettare il domani, da idee ormai morte.
Un’Italia che deve essere liberata dandoci un taglio.