L’Italia dei furbi: i diplomi venduti

diplomificio
TORRE DEL GRECO – Si è conclusa l’inchiesta diplomifici: 6 anni di reclusione per la mente della “holding”.
Sono già trascorsi 7 anni dal blitz che portò alla custodia cautelare dell’allora direttore della scuola parificata “Giacomo Leopardi”, già pregiudicato, in società con il titolare dell’istituto “Padre Pio” di Pomigliano d’Arco.
Dal 2005 al 2006 organizzò corsi di studio non autorizzati. Dietro pagamento di 4mila o 10mila euro era possibile acquistare rispettivamente diploma o laurea.
Le indagini del pm Paolo Calabria erano scattate alla presentazione del falso attestato nautico di un marinaio, intenzionato a imbarcarsi.
Lo scorso 28 gennaio  il verdetto di primo grado ha sancito in totale quindici anni di reclusione ripartiti tra i 6 imputati; 4 gli assolti.
Una vicenda, quella della compravendita dei titoli di studio, dal tipico sapore Pirandelliano. I genitori odierni, vittime inconsapevoli di una società perbenista, non tollerano facilmente che il proprio figlio non abbia conseguito il diploma. Come fanno a raccontarlo ai vicini, la  cui figlia è ingegnere in Olanda? E al portinaio? Suo figlio lavora al Ministero.
«I miei c’hanno i soldi??? Del resto che mi frega? » Purtroppo è questa la realtà  che emerge dalle  parole di molti giovani che abitualmente frequentano la Villa comunale di Torre del Greco.
Lo Speaker è andato proprio lì nel luogo citato, il giorno dopo la sentenza. Alla  domanda rivolta a M.L.,una sedicenne che fa le pulizie presso varie abitazioni, «Compreresti il diploma, se non ce l’hai?», ha risposto così:
«Ho studiato fino alla terza media perché non potevo perdere tempo. E la scuola  è una perdita di tempo. Io invece guadagno 100 euro a settimana. Così  posso andare dal parrucchiere e dall’estetista ogni settimana e comprare i vestiti che mi piacciono. Se avessi 5mila euro da parte, però… e magari, un politico locale mi assicurasse  un buon posto di lavoro, allora non ci penserei 2 volte! »
V.F., 18enne,  frequenta ancora il secondo anno all’istituto “Pantaleo” perché, dice, odia studiare. Il suo sogno sarebbe entrare a far parte dell’Arma dei Carabinieri, ma è necessario si diplomi per provare a realizzarlo, con un po’ di spavalderia alla stessa domanda ha risposto:
«Sono sicuro che sarò bocciato anche quest’anno, perciò se avessi soldi non esiterei a comprare il titolo di cui ho bisogno».
Alla domanda: «Cosa pensi in merito alla condanna del direttore scolastico in questione?», con atteggiamento spavaldo ha invece risposto: «È ingiusta, secondo me, non ha ucciso nessuno! In fondo, dava solo una mano ai giovani che mirano a un lavoro onesto. Andassero a vedere chi spaccia droga o chiede il pizzo!»
All’uscita del cinema  Corallo, ancora un po’ sconcertati, l’incontro con E.G, venticinquenne: ha tentato già 2 volte i test d’ingresso per accedere al Dipartimento di Medicina.
Spenderesti 10mila euro per una laurea?
Sono inorridita al pensiero di dover magari fare una colecistectomia senza alcuna competenza. Non vivrei più. Piuttosto cambio corso di studi. Io proporrei pene aspre per i finti studenti: sarebbe un modo per arginare il fenomeno.
Nell’Italia degli ignoranti, degli arrampicatori, dei furbi, fortunatamente per molti giovani la serietà come la intendeva Pasolini può essere un valore ancora proponibile.

Nina Panariello