PORTICI – Agli scavi archeologici di Paestum all’interno della Tenuta Salati domenica 23 febbraio si sono svolti i Campionati regionali di cross di atletica leggera, cui ha partecipato la società ASD Budokan Portici, che ha conseguito un meritatissimo quinto posto.
L’ASD Budokan è una società porticese verace che si allena sull’ambita pista dello stadio San Ciro di via Farina dal lontano 1988, anno d’ inaugurazione dell’impianto sportivo, sempre al vertice delle classifiche regionali.
La punta di diamante della squadra, Patrizia Picardi, nella gara di domenica ha vinto il titolo di campionessa regionale individuale.
Patrizia da anni vince regolarmente i Campionati di corsa su strada e in pista nelle gare degli 800, 1500, 3000 metri e nel salto in alto.
Già detentrice del titolo regionale del 2013 e sempre nei primi tre piazzamenti assoluti, è entrata nei Top Runner ovvero i migliori atleti nei ranking regionali, che in gara hanno diritto ad avere un numero di pettorale che consente loro di partire in prima fila.
Patrizia Picardi, non solo campionessa ma anche insegnante, condivide con il marito Bruno la passione per lo sport; è mamma di due ragazzi, Mariano, che pratica il calcio, e Giulia, che invece segue le orme dei genitori.
Lo Speaker è andato a tifare per gli atleti porticesi; ha “catturato” Patrizia Picardi dopo la sua bella vittoria per presentarla ai suoi lettori.
Patrizia, da quanto tempo corri?
Da quando avevo 11 anni: seguii mia sorella Betty, velocista, che praticava atletica leggera con la società ASA Detur. All’epoca non c’erano molte possibilità di praticare sport; mi allenavo nel bosco di Portici con la bravissima allenatrice Tilde, e pian piano mi appassionai alla corsa. Poi, per un periodo ho praticato la pallavolo. A 19 anni sono però tornata al mio primo amore, l’atletica leggera, con l’ASD Budokan di Gianni Cangiano, la società che ho nel cuore.
Come fa una donna a conciliare le proprie attività?
Insegno francese e inglese alla scuola elementare, ma non tutti i giorni; mi occupo anche di progettazioni europee prevalentemente scolastiche. Sono attività che mi lasciano abbastanza tempo libero e che in parte riesco a svolgere da casa, fortunatamente. I miei figli ormai sono grandi, e poi mia figlia Giulia pratica anche lei atletica. Condividendo con la mia famiglia la passione per lo sport, sono senz’altro facilitata a ritagliarmi spazi per l’allenamento; inoltre si creano tante occasioni di stare insieme, anche con mio marito Bruno. Anzi, ci prendiamo la parte migliore della corsa: abbiamo la possibilità di conoscere sempre nuovi posti, dal momento che partecipiamo anche a gare fuori zona.
Quale consiglio puoi dare ad un giovane che si vuole avvicinare all’atletica leggera?
Innanzitutto consiglio lo sport a prescindere. Lo sport è uno strumento di socializzazione e di crescita importantissimo per i giovani; nel caso specifico dell’atletica leggera l’ho sperimentato con mia figlia.
Lo sport in generale aiuta a conoscere meglio sé stessi, ad accettare i propri limiti, a rispettare gli altri.
La corsa in particolare aiuta a modificare quelle cose di sé che magari non piacciono molto, perché da la possibilità di trascorrere molto tempo con sé stessi. Infatti a me piace correre anche distanze lunghe, e la domenica, quando generalmente mi alleno da sola, ne approfitto per fare il bilancio settimanale e ragionare su alcune situazioni della mia vita: è il momento per pensare.
Quindi, consiglio ai giovani lo sport, perché è un maestro che insegna tante cose, anche la sconfitta. Naturalmente è fondamentale la figura dell’allenatore che affianca i giovani, che forse talvolta viene sottovalutata, perché ha anche la funzione di educatore.
Cosa consigli invece ad una persona che si dedica tardi allo sport?
Innanzitutto di usare cautela; anch’io ho ripreso a correre dopo diversi anni e l’ho fatto gradualmente. Le cose vanno fatte con i tempi dovuti e non bisogna avere fretta.
Se poi si sceglie di farlo come approccio all’attività fisica e non per raggiungere un qualsiasi traguardo, si deve prenderlo con naturalezza, considerarlo un momento da dedicare a sé. L’importante è essere sempre seguiti dall’allenatore e affidarsi a lui. Le cose improvvisate non si fanno mai e comunque non portano risultati.
Anche l’ambiente in cui ci si allena è importante: i compagni giusti determinano li fattore emotivo ideale per fare le cose con serenità.
Qual è la distanza più lunga che hai percorso?
Fino ad ora 14 km, ma sto pensando di farmi la prima 21 km, sempre con il consenso del mio allenatore Gianni Cangiano.
(Foto by Luca Brandi)